Mi sono accorta solo ieri di una discussione che si è innescata tral'avv. Nocera di FISH che sul sito superando.it scriveva
Qui l'articolo integrale . A questa proposta è arrivata la replica, secondo me giustamente, del CoorDown.Originariamente inviato da Avv. Nocera
Non è tardata ad arrivare dunque la replica di Nocera..
Nei suoi interventi, per altro si firma anche come “responsabile per l’Area Normativo-Giuridica dell’Osservatorio sull’Integrazione Scolastica dell’AIPD” sotto intendendo che, quindi l’AIPD condivida la sua posizione.
Dopo, anche altri genitori sono intervenuti sul sito di superando a supporto della posizione del Coordown qui .
Ora per quanto possa esserci una discussione accademica sulla correttezza formale di tale norma, possibilmente ricordando che giustizia ed equità sono due cose differenti, noi genitori sappiamo bene che nelle scuole la percentuale di insegnanti (intesa come intera classe docente) che sa cosa sia l’inclusione, che la applica, che è in grado di coinvolgere gli alunni con disabilità intellettiva, aiutandoli a sviluppare le proprie competenze, è veramente esigua e, spesso, l’unica arma che i genitori hanno è quella di chiedere gli obiettivi minimi, non tanto per avere un pezzo di carta, ma perché altrimenti i loro figli non vengono proprio considerati all’interno della didattica di classe, in particolare alle superiori dove la forbice si allarga, e, quindi, gli obiettivi minimi (ahimè) diventano arma per pretendere che qualcosa venga insegnato ai proprio figli. Non vi nascondo che questo aspetto non l’avevo capito fino a quando Davide non è arrivato alle superiori.
Troppo spesso, nella realtà delle scuole, gli insegnanti si attengono solo a quello che devono fare obbligatoriamente, per cui sul differenziato non si pongono un obiettivo reale da raggiungere, anche se previsto sulla carta. Ci sono docenti che sono presenti e si impegnano a prescindere, e nel nostro caso fortunatamente sono diversi, ma non è così per tutti.
Questo il discorso da un punto di vista di pancia, andiamo poi dal punto di vista politico-giuridico: un diritto tolto è sempre un arretramento in un percorso in cui si cerca di aumentare le tutele non di diminuirle e quindi, fosse pure il più stupido dei diritti, va difeso fino allo stremo in modo compatto e unitario, e qui mi domando: qual è la posizione dell’AIPD? E’ come quella di Nocera che chiede nei fatti di togliere un diritto alle famiglie di ragazzi disabili intellettivi? Sulla scuola le ultime riforme tendono sempre di più a emarginare le famiglie dalle scelte della scuola, quasi fossero una fastidiosa ingerenza, anziché una risorsa e leggere la posizione di Nocera dispiace ancora di più, essendo lui uno dei referenti ai tavoli dove queste norme vengono condivise con le associazioni, perché sembra che ci siano disabili (quelli intellettivi) con genitori fastidiosi che rendono la vita difficile al sistema e che vanno arginati limitandone i diritti, e non che siano le famiglie a subire il sistema, come invece accade. Ecco questa polemica mi dà quel retrogusto amaro che sento di fronte a una lotta fra poveri in cui ci sono disabili di serie A (quelli fisici e sensoriali) e di serie B (quelli intellettivi). Polemica innescata da una proposta di cambiamento di una norma di cui non si capisce l’urgenza, tirata fuori in un periodo storico dove anche i diritti che fino a ieri erano considerati inviolabili (come quello di uscire o di frequentare una scuola) vengono messi in discussione, e dove gli alunni con disabilità intellettiva stanno pagando il prezzo più alto, non solo in termini di valutazione, questa proposta fatta in questo momento mi apre davanti delle prospettive future poco idilliache, in cui molto del sistema di tutele, oggi ancora vigente, verrà messo in discussione con buona pace di chi, invece, dovrebbe difenderlo.
Voi che posizione avete a riguardo?
Segnalibri