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Discussione: Arriva in TV il lavoro delle persone con sindrome di Down

  1. #1

    Predefinito Arriva in TV il lavoro delle persone con sindrome di Down

    La bellezza è nella diversità e nelle"diverse diversità" c'è la vera completezza.

  2. #2
    Administrator Pinguino reale L'avatar di zioudino
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    Quote Originariamente inviato da mariasole Visualizza il messaggio
    Conclusa l'esperienza dell'Hotel 6 Stelle...adesso cosa succederà?

    Ecco un articolo su "Invisibili" del Corriere della Sera


    SEI STELLE IN TV. E FUORI?

    Successo di pubblico, con gli ascolti dell’ultima puntata (un milione di telespettatori) quasi doppi rispetto a quelli della prima. Ottime critiche (ne ha parlato qui su InVisibili Antonio Malafarina, qualche giorno fa), soddisfazione dei vertici Rai, della casa di produzione Magnolia e dell’associazione italiana persone down (Aipd). A leggere le cronache, all’indomani della chiusura di Hotel 6 stelle, non ci sono dubbi: è stato un trionfo. La docu-fiction, andata in onda su Raitre, che narrava l’inserimento lavorativo in un albergo di sei ragazzi con trisomia 21, conferma quanto avevamo scritto recentemente, a proposito della campagna di Coordown in occasione della Giornata mondiale delle persone con sindrome di down: questi ragazzi, in fatto di telegenicità, hanno una marcia in più. Bucano lo schermo, come dicono gli addetti ai lavori. E stanno diventando famosi. Altro che invisibili.

    Il risultato di immagine e di sensibilizzazione è quindi positivo. Ma lo scopo della trasmissione era anche – e soprattutto – quello di promuovere l’inserimento lavorativo. Come dichiarato, in partenza, dai responsabili dell’associazione e come dimostravano i crawl (sottotitoli) che scorrevano spesso nella parte bassa dello schermo e che si rivolgevano direttamente a potenziali imprenditori interessati.

    Come è andata quest’altra sfida? Cosa è rimasto, a telecamere spente, del progetto iniziale? Se è vero che la televisione è un mezzo, si è riusciti a sfruttarlo per raggiungere gli obiettivi prefissati? Il mio dubbio era quello di essermi innamorato di una bella storia, dimenticando il motivo per cui era stata raccontata. Un po’ come accade ad alcuni spot commerciali, che diventano famosi e vengono ricordati per anni senza però che nessuno riesca più a collegarli al prodotto reclamizzato, né, tantomeno, all’azienda che li aveva prodotti. Intendiamoci, la sensibilizzazione su tematiche sociali e su soggetti a rischio emarginazione, se ben fatta, è un valore in sé. Ma trovare lavoro è un’altra cosa.

    “In effetti abbiamo accettato di partecipare proprio per sollecitare le aziende a dare un impiego ai nostri ragazzi”. Chi parla è Anna Contardi, direttrice di Aipd, che incontro nella sede romana dell’associazione, in una palazzina della Roma umbertina piena di quadri con le vecchie, bellissime, campagne pubblicitarie. “Quando si sono presentati quelli di Magnolia (la casa di produzione che ha importato il format dalla Svezia, ndr) abbiamo accettato mettendo alcuni paletti: che potessimo fare noi il casting, che ci garantissero che i nostri tutor potessero seguire i ragazzi sul set e che fosse passato, con frequenza, un messaggio rivolto alle aziende, per invitarle ad assumere una persona down”.

    “Richieste accolte in toto – la incalzo – ma con le aziende com’è andata?”. Mi risponde che le prime telefonate sono cominciate ad arrivare dopo la terza puntata. “Ci siamo dovuti organizzare. Abbiamo messo una persona ad occuparsi full time di gestire le richieste. Bisognava capire bene che tipo di impiego proponevano, verificare con le nostre sedi sul territorio o con altre associazioni se c’erano persone in grado di svolgere i compiti richiesti”.

    Oggi, a meno di un mese dalla fine del programma , le richieste ufficiali sono 33. Un’enormità, se si pensa che in quasi vent’anni (dal 1996 ad oggi) l’associazione aveva fatto in tutto un centinaio di inserimenti lavorativi. “Non tutti propongono assunzioni – precisa Anna Contardi – alcuni offrono stage, altri lavori stagionali, altri ancora contratti a tempo determinato. Ci sono aziende che lavorano nel campo della ristorazione, alberghi, negozi. Chiamano soprattutto dal Nord e dal Centro Italia, anche se si sono fatti vivi imprenditori pure da Campobasso e dalla Sardegna”.

    Le domando cosa ne sarà dei protagonisti di Hotel 6 stelle e mi anticipa una notizia che verrà resa pubblica a fine aprile: “La prima ad entrare in servizio sarà proprio una dei sei della tv. Lavorerà a Roma, in un fast food. Siamo particolarmente felici perché questa ragazza aveva perso il precedente lavoro, ed era a tutti gli effetti una disoccupata”. Di più non mi dice, perché vuole tenere in caldo la notizia fino al giorno della conferenza stampa.

    Aspettando di conoscere la neo assunta le chiedo allora di darmi un quadro generale dell’inserimento lavorativo delle persone con sindrome di Down. Scopro che c’è una ricerca, piuttosto aggiornata, che stima che gli occupati siano circa il 13 per cento dei down adulti. Fa più o meno 3000 persone, se si pensa che in tutto ci sono 40mila individui con trisomia 21 e che di questi circa il 60 per cento è adulto.

    “E’ un numero che può crescere – sostiene Anna Contardi – anche se bisogna chiarire che non tutti potranno entrare nel mercato libero. A seconda della gravità della sindrome ci sarà chi avrà bisogno di un collocamento protetto nelle cooperative e chi dovrà svolgere attività occupazionali nei centri diurni”.

    Tredici per cento di occupati. Chissà perché mi sembra un buon numero. Di questi tempi, soprattutto. “Se leggi quel dato in un altro modo vuol dire che ci sono l’87 per cento di non occupati, quasi nove su dieci. Siamo ancora molto indietro”. A farmi riflettere è Sergio Silvestre, presidente di Coordown, il coordinamento di associazioni che pur essendo nato con una missione centrata soprattutto sulla sensibilizzazione ha fatto alcune campagne per il collocamento lavorativo. “Non c’è dubbio che le cose vadano meglio, rispetto al passato. Il successo di Hotel 6 stelle dimostra che quando le buone idee di comunicazione trovano spazio nei media più importanti si possono raggiungere buoni risultati. Il problema è che nella stragrande maggioranza dei casi le nostre associazioni non riescono a raggiungere il grande pubblico. I nostri spot piacciono, vincono i premi, diventano virali su Internet. Ma la tv è un’altra cosa”.

    Riepilogando, un buon prodotto di comunicazione abbinato ad un media potente che garantisce una larga audience, riesce davvero a smuovere qualcosa, come dimostrano le 33 aziende che hanno telefonato all’Aipd. Detto che probabilmente alcune di queste aziende sono “stimolate” dall’esistenza di una legge (la 68 del 1999 sul collocamento obbligatorio) che le dovrebbe obbligare ad assumere una quota di lavoratori svantaggiati proporzionale al numero degli occupati (il condizionale è dovuto al fatto che, non essendoci veri controlli, la normativa è bellamente ignorata da buona parte delle imprese) mi resta a questo punto solo una domanda. Come se la cavano, le persone con sindrome di down, sul posto di lavoro? Riescono ad inserirsi sul serio o vengono vissute come un peso?

    La risposta me la faccio dare da Vittorio Scelzo, un volontario di Sant’Egidio che più di 20 anni fa ha aperto a Roma, nell’affollato quartiere di Trastevere, la Trattoria degli amici. Un ristorante in cui hanno lavorato, fino ad oggi, più di cento persone con disagio psichico. “Partimmo con quattro ragazzi, di cui uno con sindrome di down, e dieci posti a sedere. Oggi, calcolando anche quelli esterni, arriviamo a 130 coperti. E tra cucina e sala facciamo lavorare 13 persone con disabilità cognitive, di cui due con sindrome di Down”.

    La sfida, mi racconta, fu da subito quella di essere competitivi su una piazza affollata e ricca di concorrenza come quella di Trastevere. “Abbiamo deciso di costruire il ristorante intorno a loro. All’inizio è stato difficile, anche perché nessuno di noi aveva esperienza nel campo della ristorazione”.

    A distanza di vent’anni il suo bilancio è più che positivo. Tra i clienti della Trattoria degli amici solo una piccola parte arriva perché conosce la peculiarità del locale. La gran parte è composta da turisti e da persone che vogliono solo mangiar bene e passare una bella serata. “Si mettono seduti, conoscono i camerieri, li trovano simpatici, apprezzano il cibo e vanno via contenti”. Basta leggere i giudizi su Trip Advisor, per capirlo. Se poi ci si fa raccontare la storia di Maurizio, che si occupa di consigliare i vini pur essendo astemio o di Gina e Fabio, i due camerieri che si sono sposati e che sono andati a vivere insieme, viene voglia di passar di là, una sera di queste.

    FONTE http://invisibili.corriere.it/2014/0...in-tv-e-fuori/
    L'anatroccolo non diventa cigno ma vola lo stesso

  3. #3
    Administrator Pinguino reale L'avatar di paola
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    Sempre da superando.it
    Una campagna per il lavoro delle persone Down
    Sulla scia del successo ottenuto dalla docu-fiction “Hotel 6 Stelle”, che ha visto per protagonisti sei giovani con sindrome di Down e alla cui realizzazione ha attivamente collaborato, l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), sta ora per lanciare – verso la Festa dei Lavoratori del Primo Maggio, ma già a partire dal 24 aprile -, la campagna denominata “#downlavoro”, tutta centrata sull’inserimento lavorativo

    È già dal 1996 che l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) garantisce, con uno sportello dedicato al tema, un Osservatorio sul mondo del lavoro, fornendo ausilio, supporto legale, tecnico e amministrativo per gli inserimenti lavorativi dei propri associati in tutta Italia.
    In sostanza, l’Associazione, attraverso le proprie Sezioni, aiuta nell’individuazione dei potenziali lavoratori e li sostiene nel percorso di inserimento.
    È poi “storia” recente quella della docu-fiction di Raitre intitolata Hotel 6 Stelle, realizzata in collaborazione con la stessa AIPD, che ha avuto per protagonisti sei giovani con sindrome di Down e che ha dimostrato ancora una volta le reali capacità e potenzialità di queste persone sul posto di lavoro.
    Decisamente buona, inoltre – come abbiamo raccontato anche in un nostro recente approfondimento -, la risposta dal mondo delle aziende: sono state infatti ben trentasei quelle che hanno contattato l’AIPD per iniziare un percorso finalizzato all’assunzione di persone con sindrome di Down, un numero che si auspica possa ulteriormente aumentare. Il profilo di tali aziende è il più vario, andando dalle grandi catene al chiosco stagionale, dal settore manifatturiero a quello alberghiero, dalla ristorazione al terzo settore. Le offerte riguardano soprattutto tirocini, in molti casi finalizzati all’assunzione, o lavori stagionali.

    Sempre sulla stessa linea di lavoro, quindi, l’AIPD sta ora per lanciare una specifica campagna – esattamente dal 24 aprile e non a caso fino al Primo Maggio, Festa dei Lavoratori – chiamata #downlavoro, che sarà principalmente centrata su delle clip con appelli da parte di aziende e dei sei protagonisti di Hotel 6 Stelle,sia nel sito che nella rete social dell’Associazione, mirati appunto alla richiesta di lavoro per le persone con sindrome di Down. (S.B.)
    "Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente"

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