Buonasera. Sono Francesco Fraccaroli, un istruttore di nuoto, e oggi ho avuto la prima di una serie di lezioni di nuoto con una ragazzina (ha 12 anni) affetta da sindrome di down.
Premetto che sono impreparato a questo, nel senso che non so cosa possa significare entrare in relazione (e in particolare insegnare a nuotare) a una ragazza con questa sindrome.
Sono partito dalla vasca media, per evitare un contatto troppo brusco con la alta profondità. Lei è veramente molto brava, riesce già a fare molte cose basilari del nuoto e quindi è ad un buon livello. Oggi, però, ho notato che durante la lezione ad un certo momento non mi ascoltava più, cercando in tutti i modi di scansare gli esercizi (schizzi d'acqua, tuffi)...
Ora mi chiedevo: quali sono i limiti che potrei incontrare? Dal punto di vista fisico credo che la mamma possa dirmi tutto quello che potrei incontrare, ma dal punto di vista emozionale? Io non vorrei mai chiederle troppo o avere atteggiamenti che possano non essere capiti (ad esempio l'incitamento a fare un certo esercizio).
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