Quando mi chiedono se per le vacanze preferisco il mare o la montagna ho la consuetudine di dire "la calce e il cemento" ... "ma in buona compagnia". Non mi importa del posto in cui sarò (e mi fanno sorridere quelli che parlano della pulizia dell'acqua del mare quando tornano dalle vacanze) ma le persone con cui devo essere.
L'esperienza di Porto Recanati rientra a pieno in questa mia idea di vacanza. Non mi ha prescritto il medico la circostanza di confrontarmi (o peggio confrontare i "pinguini" fra loro) per cui non è per questo che ho avuto voglia di parteciparvi, ma semplicemente per conoscere e stare un momento insieme con persone con cui, seppur virtualmente, sto condividendo un percorso.
Ho molto gradito, infatti, per esempio, la chiacchierata di sabato sera con Amedeo, con cui evidentemente condivido non solo il figlio down, ma anche una certa passione per un certo tipo di musica.
Poi ho altre passioni per cui starei ore e ore a disquisire e spero che il prossimo meeting mi dia la possibilità di scoprire che altri hanno le stesse passioni.
Poi ci può anche stare che si chieda all'altra mamma o all'altro papà "ma voi come avete fatto a togliere il pannetto?", ma solo nei ritagli di tempo!
Io non sono terrorizzato dalle mille proposte di attività ma semplicemente infastidito da ex tappezzieri, falegnami e carrozzieri che improvvisamente, dopo un corso di 32 ore, diventano educatori con particolari abilità nel "recupero" della persona Down.
Per cui mi va bene una mamma che dice a un'altra mamma che ha fatto un certo gioco per impratichire il bambino a una certa abilità, ma mi fa anelare al terrorismo la mamma che organizza costosissimi corsi per altre mamme per dire quale gioco ha fatto per far distinguere il rosso dal blue al proprio figlio sperando che esse (le altre mamme) non distinguano il bene dal male (ovvero la brava gente, come quella che popola questo Forum, dai faccendieri).
Vorrei pure che dopo un meeting a nessuna mamma e a nessun papà vengano sensi di colpa che spingano a spese insensate e irrazionali per "recuperare il tempo perduto". L'educazione di un bambino è cosa assai complessa e delicata per affidarla a scelte irrazionali di un solo momento.
Nella vita di tutti i giorni c'è un ampissimo spazio per insegnare ai nostri piccoli: Vittorio dice "telecomando" (che trova sempre in giro per casa) molto più spesso di quanto non dica "pipa" (la figura in prima pagina del suo quaderno di logopedia).
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