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magic lamp
03-05-2007, 23:52
Il Gazzettino Pordenone,21 aprile 07pgg1 e 3
Indagini prenatali all'osp.Civile:crollano i bambini down,da uno su 690 parti a uno su tremila
Sabato, 21 Aprile 2007
Genetica, in calo le malformazioni
Aumentano gli esami prenatali al "Civile". La sindrome di Down resta la prima della lista
Sono la sindrome di Down e quella di Edwards le anomalie fetali che si riscontrano maggiormente nella Destra Tagliamento. È questo il frutto di un monitoraggio che il responsabile del Laboratorio di citogenetica e genetica molecolare dell'ospedale di Pordenone, Daniele Caufin ha presentato nel corso di un importante convegno medico che si è tenuto a Padova. Nello specifico, ma questo solo è uno dei tanti dati che sono emersi, sono stati rilevati 10 feti anormali su 350 amniocentesi eseguite. Il programma congressuale prevedeva la trattazione di diversi argomenti importanti e di grande interesse. «La mia relazione - ha spiegato il genetista del Santa Maria degli Angeli, Daniele Caufin - è stata imperniata sull'attività dei laboratori di genetica ed era in particolare tesa ad individuare nuove vie di collaborazione con i clinici per una migliore definizione diagnostica delle malformazioni, soprattutto quando le stesse vengono identificate in epoca prenatale».
A questo proposito c'è da dire una cosa che da un lato indica i progressi della medicina a vantaggio dei pazienti, dall'altro, però, deve far riflettere. Sino a una quindicina di anni fa i casi di bambini nati con la sindrome di Down erano circa uno su 690 parti. Oggi con le indagini prenatali i casi sono scesi a uno ogni tre mila. Come dire, insomma che sono poche le coppie che - avuto l'esito dell'esame prenatale che segnala malformazioni del feto - decidono comunque di portare avanti la gravidanza. Un problema che va sicuramente oltre le possibilità che oggi la medicina mette a disposizione e che entra in campo morale ed etico.
«Nel convegno di Padova - spiega ancora Caufin - sono state esposte le competenze e la tipologia di analisi svolte dai laboratori di genetica, sono stati trattati i test genetici sia come finalità che come ambito di applicazione. Nella relazione sono state illustrate le più recenti tecniche di analisi quali la Fish e la Fish rapida, che gioca un ruolo di grande rilievo nell'evidenziare i feti anormali nelle gravidanze a rischio». Ma non è ancora tutto. Particolare attenzione è stata data alla grande mole di lavoro che riguarda le analisi cromosomiche sugli aborti. «Il monitoraggio che abbiamo effettuato - spiega ancora il responsabile del Laboratorio - ha riguardato le analisi cromosomiche su aborti sia di origine spontanea, sia indotti artificialmente in applicazione della legge nazionale che prevede l'interruzione volontaria della gravidanza in presenza di rilevanti anomalie fetali che possono causare danni alla salute fisica o psichica della donna. Altro problema sviscerato è stato quello del ritardo mentale legato alla fragilità del cromosoma "X" frequente causa di ritardo mentale nei maschi, mettendo in risalto le diverse motivazioni che spingono i neuropsichiatri ed i pediatri a richiedere l'effettuazione di questo particolare test genetico. Il dibattito infine è stato esteso alle malattie rare. In questo ambito sono state proiettate alcune micrografie di cromosomi e cellule di pazienti affetti da patologie genetiche giunti allo studio nel laboratorio pordenonese».
Ma al di là del convegno di Padova, che segnala comunque come il laboratorio di genetica dell'ospedale di Pordenone sia senza dubbio avanzato e considerato all'interno della comunità scientifica, c'è da dire che al Civile vengono svolti su questo fronte tanti esami. «I pazienti che si rivolgono annualmente a noi - conclude Caufin - sono circa mille e 500, ma il numero dei test supera i 6 mila e 800. Oltre alle indagini prenatali vengono coppie che hanno problemi di infertilità e una parte di esami è legata a test sul midollo osseo per leucemie e linfomi». Come dire, insomma, che pensare, come ha fatto qualcuno, di chiudere tutto e trasferire il Laboratorio a Udine, sarebbe pura follia.
Loris Del Frate
Non ho parole, che ne dite? Si può dire qualcosa?
valeria sechi
04-05-2007, 01:28
"A questo proposito c'è da dire una cosa che da un lato indica i progressi della medicina a vantaggio dei pazienti, dall'altro, però, deve far riflettere. Sino a una quindicina di anni fa i casi di bambini nati con la sindrome di Down erano circa uno su 690 parti. Oggi con le indagini prenatali i casi sono scesi a uno ogni tre mila."
Sembra una sorta di selezione della razza....so che può apparire un commento pesante, ma è la prima cosa che miè venuta in mente nel leggere questi dati.....eppure ciò che è "normale" lo è solo in relazione a qualcosa di "anormale"!!! Le due parti si legittimano reciprocamente ed entrambe hanno un valore intrinseco che non si deve sottovalutare. :shock: ........................è l'ora della speculazione dialettica!!!!
Non sono sicura di essere riuscita a spiegare ciò che intendo!
mariafatima
04-05-2007, 01:37
. Come dire, insomma che sono poche le coppie che - avuto l'esito dell'esame prenatale che segnala malformazioni del feto - decidono comunque di portare avanti la gravidanza. ...
Loris Del Frate
Non ho parole, che ne dite? Si può dire qualcosa?
...mi astengo...per ovvi motivi
Riguardo all'articolo in toto confesso che mi sfugge il messaggio centrale che il giornalista vuole lanciare. Semplice cronaca di un congresso scientifico? Pubblicità per un servizio sanitario sul territorio? Spunti per una riflessione etica?
Davvero non capisco...
Anna Maria
gigliorosa
04-05-2007, 09:19
Quello che mi viene da pensare, assolutamente di getto, è che mi sento sola, giudicata e condannata.
Voglio dire che una donna come me che a 41 anni non ha fatto l'amniocentesi e che ora si trova a fare i conti con una figlia sdd è considerata una mosca bianca......e questo, vi assicura, me lo hanno fatto capire in tutti i modi, diretti e indiretti, quando ero in ospedale.
L'unico conforto è sapere che invece esistono altre persone nella mia condizione...e questo mi dà la forza di reagire e andare avanti.
Quanto alla selezione della razza.....per oggi Gabriele doveva portare la seconda guerra mondiale.
Quando mi ripeteva la lezione, giunti al punto delle leggi razziali e delle follie hitleriane, Gabriele non indugiava tanto sull'olocausto (al quale, peraltro il libro dedicava poche righe :evil: ), ma sul fatto che "la sorellina sarebbe stata uccisa".....
Siamo sicuri di esserci evoluti molto da allora?
valeria sechi
04-05-2007, 10:48
Siamo sicuri di esserci evoluti molto da allora?
Con il mio solito ottimismo, vorrei dire un secco SI ...ma certo il dubbio viene hai ragione, anche io con grande disappunto di tutti non ho fatto alcuna indagine prenatale...non solo (e forse sopratutto) perchè l'esito non avrebbe cambiato nulla, ma anche perchè conosco diverse storie di diagnosi sbagliate...quindi mi sono sempre chiesta che senso ha affidare una decisione così importante ad esami diagnostici che possono sbagliare o, peggio, decidere per te( ho un'amica che nel fare l'amnio - bambino sanissimo - ha abortito) ed è inutile che mi si dica che sono statisticamente pochissimi quei pochissimi non sono solo numeri di una statistica ma persone come me come te....non pensiate che in questa mia esternazione sia implicito un giudizio nei confronti di chi opta per l'aborto...non mi permetterei mai di giudicare nessuno perchè sono certa che siano scelte pesanti e sofferte e come tutte le sofferenze meritino rispetto, ecco perchè trovo una valida iniziativa il diffondere una cultura della "non diversità" come dice Sandro, presso le strutture che si occupano di queste indagini prenatali...accertiamoci che tutte quelle persone (mamme e papà indistintamente) che si trovano a dover prendere una simile decisione lo facciano con TUTTI gli strumenti necessari. lontano da luoghi comuni e pregiudizi!
Quello che mi viene da pensare, assolutamente di getto, è che mi sento sola, giudicata e condannata.
Voglio dire che una donna come me che a 41 anni non ha fatto l'amniocentesi e che ora si trova a fare i conti con una figlia sdd è considerata una mosca bianca......e questo, vi assicura, me lo hanno fatto capire in tutti i modi, diretti e indiretti, quando ero in ospedale.
stata uccisa".....
Cara Rachele, mi sento di dirti che non devi sentirti nè sola, nè giudicata, nè condannata e poi da chi? scusa..... condannata per cosa.....
Ci sono mamme molto più giovani di noi che hanno bambini down e allora?
Dobbiamo andare avanti a testa alta per il bene dei nostri figli e cominciare a fregarsene dei giudizi degli altri, perchè tanto penso che anche se siamo compatiti, lo siamo fino ad un certo punto. Agli altri a quelli che si credono "normali" , a quelli che ci giudicano, gli frega fino ad un certo punto di noi.
Il problema è il nostro, se c'è un problema, e noi dobbiamo affrontarlo.
Quando chiudiamo la porta di casa ognuno di noi deve affrontare i suoi di problemi, le sue paranoie, i suoi sconforti, ma anche le gioie sono nostre :D
Quando poi apriamo invece la porta di questo bel pianeta allora troviamo tanti amici che ci capiscono e con cui condividere giorie e dolori :wink:
Una volta ad una visita con Christian anche a me un medico fece capire che avrei dovuto fare l'amniocentesi......non ti dico che nervoso che mi fece salire....e come gli risposi :evil: con educazione si intende ma gli feci abbassare le orecchie :wink: :wink:
Ti abbraccio forte Rachele e dai un bacio alla tua splendida bambina :D
E tornando all'argomento del post......no comment.....
:evil: :evil:
Un abbraccio a tutti i pinguini
Per fortuna compaiono anche questi articoli ... e ci sono ancora medici che ritengono che la vita debba essere amata, rispettata, accolta, accettata, in ogni sua forma.
Io conosco la dott.ssa Vergani personalmente ... e posso garantire che le sue non sono solo belle parole, ma una vera e propria missione ...
Intervista a Patrizia Vergani
La speranza della vita e un numero di telefono
Paola Ronconi
L’esperienza della dottoressa Patrizia Vergani, ginecologa a Monza, che spesso affronta la dura diagnosi della malattia prenatale
In italiano non esiste un nome che indichi la carica della dottoressa Patrizia Vergani; tradotto dall’inglese sarebbe “esperto in medicina materno-fetale”, ma lei preferisce essere definita semplicemente ginecologa. Anche se la dottoressa Vergani riesce a vedere nelle ecografie ciò che spesso sfugge agli altri. La incontriamo all’ospedale San Gerardo di Monza, dove lavora.
Il desiderio di avere un figlio è in origine un desiderio buono. Quando diventa pretesa?
Il problema è se questo corrisponde effettivamente alla realtà della persona, vale a dire al suo compimento, alla sua realizzazione; se la persona è compiuta in questa rincorsa ad appagare un mero desiderio edonistico. Ci sono fatti troppo evidenti che dimostrano che il semplice fatto di avere un figlio non realizza totalmente la persona. E l’uomo è fatto per una totalità.
Nel suo lavoro le capita di dover comunicare a dei genitori che il loro figlio, non ancora nato, ha dei problemi. Come affronta situazioni così? La malattia è una condizione di dolore, di fatica. Il difficile è affermare la vita che c’è dietro quella malattia, il motivo della vita che è superiore alla malattia. Soltanto qui sta il bene. La cosa che io cerco di fare è, prima di tutto, mettermi in rapporto con la persona che ho davanti, immedesimarmi con quello che sta vivendo mettendo in gioco me stessa. Poi fare una diagnosi di malattia del bambino, non della malattia e basta. Cercare di far comprendere alla madre che quel bambino, quel feto che è in rapporto con lei dentro l’utero, ha anche una malattia. Si dedica del tempo alla spiegazione approfondita della malattia e della possibile cura, dando spazio a tutte le domande. Si chiede una consulenza a medici specialisti nella cura di quella patologia e se si può si cerca di fare incontrare la famiglia con altre famiglie che hanno vissuto quella condizione. Cercare di rendere presente il figlio prima della sua malattia, questa è una delle cose più importanti. Questo a volte è difficile perché la mamma non ha il bambino davanti e anche se il legame tra lei ed il bambino c’è, deve essere suscitato. Mi ha sempre colpito che quando nasce un bambino con la sindrome di Down nessuna mamma se ne accorge finché non glielo diciamo noi medici, anche se è ben evidente fin dalla nascita dalle caratteristiche del viso. Questo perché la madre, quando guarda per la prima volta il suo bambino, vede suo figlio, non una sua condizione particolare. La cosa più faticosa e drammatica della diagnosi prenatale è che la possibilità di diagnosticare prima della nascita una malattia tende a non permettere il rapporto, la diagnosi viene fatta come censurando il rapporto, fissando l’attenzione sulla malattia e non sulla persona, non sul figlio. Per una mamma vedere il suo bambino con l’ecografia è positivo, perché si rende conto, soprattutto quando non lo sente ancora muovere, che colui che vede nel monitor è veramente suo figlio. Quello che ci (mi) è chiesto è avere la preoccupazione di rendere una madre cosciente del fatto che colui che ha in grembo è suo figlio e di aiutarla ad accoglierlo anche se è malato, attraverso un percorso che la renda il più possibile consapevole.
Ha detto che un aiuto può essere il contatto con altre famiglie che hanno vissuto la stessa esperienza…Una volta mi sono trovata nella condizione di dover dire a una donna che suo figlio aveva la spina bifida; abbiamo avuto un paio di incontri, inizialmente ha accettato un percorso che la aiutasse a prendere coscienza piena della patologia del feto ed ogni volta diceva di avere altri due figli e che sarebbe stato molto faticoso doversi occupare di una situazione così grave; abbiamo incontrato insieme gli specialisti. Più veniva a conoscenza di tutti i problemi che il bambino avrebbe avuto, più si convinceva di abortire. Quando le ho proposto di incontrare la mamma di una bambina con spina bifida che usava la sedia a rotelle per camminare, affinché potesse misurarsi con questi problemi vedendoli realmente, ha rifiutato. Un giorno (avrebbe dovuto essere l’ultima volta che ci vedevamo, visto che aveva già preso appuntamento per l’aborto) le ho dato il numero di telefono di quella mamma, ridicendole di considerare ancora quella possibilità. Quella donna mi ha poi detto: «Ho fatto passare un po’ di giorni, ma questa cosa mi frullava nel cervello. E così ho composto il numero sperando che non rispondesse nessuno, ma quando ho sentito il “pronto” dell’altra mamma, ho capito che non avrei più abortito». Ha accettato di fare fino in fondo i conti con la presenza di quel bambino e col fatto che qualcuno al di là del telefono era “pronto” a darle ragione della vita che supera la malattia. Non possiamo impedire che una donna abortisca. Ma non dobbiamo mollare mai nel proporre una possibilità, anche piccola, come un numero di telefono su un foglietto.
Che cosa può sostenere in lei questa posizione nel suo lavoro?Prima di tutto il non avere paura di fare questo lavoro, cioè in fondo non avere paura dell’esito di questo lavoro, però questo in effetti è una conseguenza. In primis, è avere la certezza che ciò che ho incontrato nel cristianesimo è una proposta per tutti gli uomini. Quando ho iniziato a lavorare era una consapevolezza esito di un’educazione, più vado avanti è esito di una grandezza umana che vedo nelle persone che incontro: ho visto le persone ingigantire, germogliare un bene felice. E ho visto realizzarsi questo: una mamma che accetta un bambino con un handicap vuole più bene agli altri figli che ha già o che avrà.
È un bene che tocca tutte le persone della famiglia. Al di fuori di questo vedo molto dolore, altrettanto dolore nelle persone che pensano, per esempio con l’aborto, di dover rinunciare a un dolore… D’altronde il mondo degli uomini perfetti - quello dei figli a tutti i costi, ma senza “imperfezioni” - è un mondo in cui la relazione amorosa, l’aiuto, la compassione, la solidarietà non hanno spazio. Ci si rende conto quale strepitosa mancanza si assista in una tale società affinché si realizzi l’io? Come può un genitore tollerare un figlio che sia meno di un genio se lo ha voluto perfetto? Le nostre imperfezioni verranno accettate senza una “concreta” educazione all’amore espresso dal “vale più quel che sei che non quel che dai”? Nessuno si augura la malattia, ma può essere una condizione per la realizzazione globale del nostro io e dell’umanità. A me questo è molto chiaro.
aledario
04-05-2007, 11:20
Non ho parole, che ne dite? Si può dire qualcosa?Come qualcuno ha già detto qua sopra... non credo che sia il caso di fare "battaglie" ... primo per il fatto che in fondo credo che ... non saremmo tutti d'accordo ;-) (visto che su questo forum tante persone hanno detto che quantomeno si porrebbero seriamente il problema di una possibile interruzione di gravidanza in caso di un secondo figlio down ...), e secondo perchè credo che ne otterremmo solo ... un giudizio di poveri genitori "patetici" che cercano di esorcizzare il dolore e la sfortuna combattendo chi invidiano per aver avuto la possibilità di scegliere... (ovviamente questo non varrebbe per chi ... anche poche righe qui sopra ... ha scelto, e ha scelto per farla nascere la sua creatura "imperfetta").
Il modo migliore che abbiamo ... l'unico forse, sicuramente il più giusto ed efficace... è quello che stiamo mettendo in pratica con il progetto "opuscolo" ... che è proprio nel nostro "stile" di presenza... sul web e nel mondo "reale" ... quello di "esserci", con e a fianco di chi è costretto a vivere la nostra stessa esperienza... con onestà, raccontando pregi e difetti di una vita "diversa" ... ma non "impossibile".
mariafatima
04-05-2007, 11:20
:grazie: Valemi
Insomma sandro ... credo che il nostro compito sia quello di essere quel numero di telefono scritto su un fogliettino ...
aledario
04-05-2007, 11:31
Insomma sandro ... credo che il nostro compito sia quello di essere quel numero di telefono scritto su un fogliettino ...Infatti ... hai ragione... e noi stiamo facendo anche ... qualcosina di più! :-)
Andare oltre... sarebbe invadente ed anche, credo, controproducente
valeria sechi
04-05-2007, 12:20
Grazie Valemi
:D anche da parte mia, ho letto con interesse l'articolo e trovo straordinario il lavoro di questa dottoressa...le cose che dice interrogano la coscienza di ognuno di noi e non solo in relazione ai nostri bimbi speciali, ma anche in merito ai figli non speciali!
ellina69
04-05-2007, 12:56
forse sto per dire qualcosa di spiacevole, di criticabile, me ne rendo conto, ma ... la sindrome di down consente - a mio parere - una qualità di vità "accettabile". Io stessa non avevo fatto l'amniocentesi. ma nell'articolo si citavano una serie di malattie genetiche e di malformazioni che causano problemi e limitazioni ben più seri di quelli relativi alla sdd. sono ormai 5 mesi che vivo ogni giorno in terapia intensiva neonatale e sto vedendo situazioni che fanno stringere il cuore. E non solo quella della mia ilaria ... bimbi nati senza tiroide che rischiano il cretinismo, malformazioni gravi a cuore, reni e cervello, idrocefali, microcefali, bimbi senza deglutizione che si nutriranno a vita tramite una poltiglia sparata nel loro intestino con una siringa, malformazioni incompatibili con la vita che - dopo lunghe sofferenze - porteranno comunque alla morte il bambino.... in quella fabbrica degli orrori ne ho viste di ogni ...non si tratta di volere un figlio perfetto nè tantomeno di selezione genetica ...trovo veramente offensivo che qualcuno possa porre la questione in questo modo, banalizzando drammi di tale portata ...situazioni di questo genere sono una vera disgrazia, comunque la vogliamo vedere. non potete immaginare la sofferenza, lo strazio di vegliare per mesi e mesi il proprio figlio, di vederlo attraversare sofferenze indicibili per essere poi condannato ad una vita di gravi handicap, di demenza, di paralisi, di malattia ... non si può capire lo strazio se non ci è passati. non è volere un figlio perfetto, intelligente, bello ...ma come osano parlare così?! ci sono genitori che nel proprio figlio sono costretti a guardare le peggiori sofferenze, la mostruosità della vita, quando decide di mostrare il peggio di sè. Ma la vita farebbe comunque il suo corso ..e invece no! ..la legge obbliga a rianimare queste povere creature e a sottoporli a mesi di accanimento terapeutico in nome di una scienza che si ritiene vincente se consente a questi infelici di vivere, senza domandarsi "come" vivranno. Se una mamma mi telefonasse glielo spiegherei l'orrore di questo calvario. meglio che non lasci mai il mio numero di telefono ...
aledario
04-05-2007, 13:11
forse sto per dire qualcosa di spiacevole, di criticabile, me ne rendo conto, ma ... Ciò che dici non è spiacevole, nè criticabile ... è solo tanto, tanto doloroso Elena...
So bene che ci sono qualità di vita ben diverse rispetto alla sdd... e sono d'accordo con te che l'accanimento terapeutico su una vita così piccola è incredibile... il problema sta come sempre in questi casi nel riconoscere con coscienza il limite oltre il quale la dignità minima della vita non è rispettata ... e questo non è semplice, nè da "fuori" ... nè, permettimi di dirlo ... probabilmente credo nemmeno da "dentro"...
Un abbraccio
Rispetto il tuo punto di vista ... niente di criticabile. Però abbiamo letto tutti di quell'aborto sbagliato in Toscana. Io stessa sono stata in contatto con genitori che hanno avuto la diagnosi di mio figlio, che hanno voluto questi bambini con ACC, e che sono dei bimbi meravigliosi. Forse sbagliamo a generalizzare, dobbiamo parlare di ogni singolo caso.
Un abbraccio a te ed alla tua cucciola
mariafatima
04-05-2007, 13:16
..cara , carissima Elena... :oops: ... ti voglio bene.... :oops: .... io non posso capire ma solo immaginare il tuo dolore.... e me ne vergogno....
non siamo mai noi a scegliere delle sofferenze nostre e dei nostri cari...è un mistero che non capiremo mai.... e un dolore grande che si consuma in questi luoghi che sono da 5 mesi la tua seconda casa...
l'amore per la vita nonostante la sofferenza, la più straziante quella innocente dei piccoli, è un mistero che forse trova conforto solo in un ottica diversa, quella della fede.
... Ti abbraccio forte
Anna Maria
gigliorosa
04-05-2007, 13:40
Grazie Valemi per l'articolo.
A Monza c'è davvero uno staff eccezionale!
Cara Elena, è vero tutto quello che dici, e mi fa fare i conti con il mio dannato egoismo.
Sta di fatto che medici come la dottoressa Vergani sono davvero rari, è invece più facile (nella mia piccola esperienza di ospedale di città di provincia) sentirsi giudicare perchè non si fanno le indagini prenatali.....come se il problema alla fine non fosse NOSTRO!!!! (Lucia, sei un tesoro! :wink: )
Io in particolare mi sono sentita in colpa per tutto, per aver voluto essere felice, per aver cercato un figlio anche se l'età era "avanzata", per aver messo al mondo una bambina che per la società sarà un peso.....
A una mia amica, che ha avuto una bimba sdd 4 mesi prima di me un ginecologo disse, sempre nell'ospedale dove sono stata io:"se avesse fatto l'amniocentesi ora il problema sarebbe bello e che risolto".....scusate ma vi sembra il caso di trattare così una puerpera?
Quanto all'aborto.....Ne ho passate troppe per giudicare.....vi confesso che in alcuni momenti neri neri ho invidiato chi ha abortito...ora mi sembra una bestemmia che c'è qui la mia bimba che mi sgambetta in braccio.
Ma chi abortisce, come mi disse la npi, sceglie di elaborare un altro tipo di dolore, insomma nessuno ne esce indenne dall'esperienza di aver concepito un bambino "non perfetto".
Io non mi sento migliore di una donna che ha abortito alla notizia che aveva in grembo un bimbo con sdd.....mi sento però una donna milioni di volte diversa da come ero fino a prima di avere Letizia.
Nemmeno io mi sento di giudicare :oops: ...credo che la npi di Rachele abbia ragione: chi decide per un aborto terapeutico ha un altro tipo di dolore da metabolizzare.
Ho conosciuto persone che l'hanno fatto...e non crediate che sia stato un semplice gesto per "sbarazzarsi" di un bambino non perfetto. :oops: :oops:
A Monza c'è davvero uno staff eccezionale!
Sicuramente uno staff un pò contro corrente ... ed anche un pò a senso unico. Niente epidurale, niente taglio cesareo ... lunghi travagli, e poi alla fine fine , il ricorso al cesareo. E' una situazione molto criticata qui in città. La mia amica che ha da poco partorito, dopo avere avuto un primo figlio down, dal momento che in ecografia risultava un maschietto bello grosso, era proprio impaurita all'idea di un parto lungo, difficile, angosciata dalle complicazioni. Così si é rivolta all'ospedale di un comune limitrofo dove le hanno programmato il cesareo. Quando sono andata a trovarla era depressissima, perché avendo avuto il primo figlio a Monza, si é subito resa conto della diversità di umanità tra i due ospedali ... anche per il dopo parto.
A Monza c'é il culto dell'allattamento naturale ... non ti dimettono se non hai preso un ritmo regolare con il bambino ... nell'altro ospedale per non sentire piangere il bimbo gli davano le aggiunte con il latte artificiale.
Ogni cosa ha i pro e i contro.
gigliorosa
04-05-2007, 16:30
Beh, a Bergamo hanno fatto partorire con paarto naturale il secondogenito di mia sorella, che pesava 4,850 kg!
Da allora (ne ha avuti altri due dopo) è rimasta terrorizzata all'idea del parto, ma solo con la quarta figlia, dopo che anche la terza pesava 4,200 kg, le hanno indotto il parto 15 giorni prima, e dopo diverse insistenze!!!
Io non voglio demonizzare l'ospedale di Bergamo, quando ho avuto Gabriele per me sono stati tutti perfetti, perfetti come era Gabriele alla nascita....Una buona parte la gioca il fatto che io ho dovuto fare i conti con una notizia davvero dura da accettare, e magari qualsiasi altra cosa mi avessero detto l'avrei presa male, come peraltro mi capita che accada con altre persone che conosco.
Il mestiere del medico deve essere davvero difficile, avere tra le mani la vita di un'altra persona....a volte non poter fare altro se non dare una brutta notizia.....
E forse il fatto di diventare un po' "freddi" è anche legato ad una necessità di sopravvivenza.....
Io ho ancora tanto e tanto dolore da buttar fuori per la nascita di Letizia, così trovo il mio "capro espiatorio" di turno e mi sfogo......
:oops: E' megio avermi come amica in questo periodo! :lol:
Domanda:
Riguardo all'articolo in toto confesso che mi sfugge il messaggio centrale che il giornalista vuole lanciare.
Risposta:
Come dire, insomma, che pensare, come ha fatto qualcuno, di chiudere tutto e trasferire il Laboratorio a Udine, sarebbe pura follia.
Commento:
Quelli hanno messo su casa a Padova e non vogliono andare a lavorare a Udine. Tutto qui!
Si sarebbero potute prendere sul serio le questioni affrontate se non ci fosse stato quell'inciso finale.
valeria sechi
04-05-2007, 20:52
A Monza c'è davvero uno staff eccezionale!
Sicuramente uno staff un pò contro corrente ... ed anche un pò a senso unico. Niente epidurale, niente taglio cesareo ... lunghi travagli, e poi alla fine fine , il ricorso al cesareo..
Il rischio è perdere il momento giusto..il mio primogenito Francesco dopo 23 ore di travaglio attivo (contrazioni ogni 3 minuti poi ogni 2 di massima intensità) la rottura del sacco come tentativi di innescare la dilatazione e non ricordo quanta ossitocina è nato praticamente morto con taglio d'urgenza APGAR 2 cuore fermo rianimato .....va bene la natura ma bisognerebbe avere un po di elasticità gli integralismi sono sempre pericolosi!!!
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