francesco
30-11-2006, 00:25
Chi è vile picchia. Ve lo dice un down
da Metro 21 novembre 2006
Mi chiamo Matteo e ho la sindrome di Down. Come tutti, credo, sono rimasto colpito dalle immagini girate in quell'aula scolastica e apparse su internet dove un ragazzo, anch'egli disabile, veniva picchiato e insultato da alcuni suoi compagni di classe. Colpito ma non scioccato forse perché per me non è un novità. Chissa cosa hanno gridato a quel ragazzo con il maglione rosso, che tipo di insulti. Forse gli hanno detto "sei un mongolo", oppure un "mongoloide". A me lo hanno detto più volte. Una volta mi arrabbiavo tantissimo.
In un paio di occasioni ho pure reagito alzando le mani. Ma non serve a niente. Allora agli insulti ho cominciato a rispondere con le parole. Non parolacce però. Ho cercato per esempio di spiegare che "mongolo" è un abitante della Mongolia e che io non sono un "mongoloide" ma un ragazzo con la sindrome di Down.
Il risultato? Non so, quello che mi colpiva di più erano le espressioni di quelle persone. Come se un marziano gli avesse rivolto la parola.
Lo so che non parlo perfettamente, ma non da non farmi capire. Loro non volevano ammettere che il "mongolo" era una persona. Noi uomini alle volte ci comportiamo molto male, l'uomo non è così puro, l'uomo è più aggressivo di quello che crediamo. Insomma non siamo così buoni e soprattutto un adolescente ha bisogno di una guida. Le famiglie di quei ragazzi dov'erano, cosa hanno combinato perché i loro ragazzi si trasformassero in persone così cattive?
Oggi tutti si indignano e vogliono punirli: non credo che funzioni. Sono persone vuote dentro e vanno aiutate, ma vanno aiutate anche le famiglie. Io punirei invece gli insegnanti e il preside di quella scuola che non sono stati capaci di capire cosa stava succedendo. Tutti adesso sono sconvolti per quel video-shock, ma noi esistiamo tutti i giorni. Per fortuna che il mondo non è solo questo.
Io ho tanti amici, ho studiato agraria cinque anni, mi muovo da solo, prendo i mezzi, lavoro e sono un bravo sub, con mio padre sono anche andato sul Mar Rosso e ho fatto delle bellissime immersioni. I miei amici dicono che sono un pesce, che sto meglio nell'acqua. Sono contento di questo. Sono contento di avere intorno persone che non sono ignoranti, che mi capiscono. Molta gente è ignorante e ha paura di quello che non conosce e diventa aggressiva. È troppo facile aggredire i deboli, ma i veri deboli sono loro.
MATTEO AMBROSINI, archivista della coop. Alatha
da Metro 21 novembre 2006
Mi chiamo Matteo e ho la sindrome di Down. Come tutti, credo, sono rimasto colpito dalle immagini girate in quell'aula scolastica e apparse su internet dove un ragazzo, anch'egli disabile, veniva picchiato e insultato da alcuni suoi compagni di classe. Colpito ma non scioccato forse perché per me non è un novità. Chissa cosa hanno gridato a quel ragazzo con il maglione rosso, che tipo di insulti. Forse gli hanno detto "sei un mongolo", oppure un "mongoloide". A me lo hanno detto più volte. Una volta mi arrabbiavo tantissimo.
In un paio di occasioni ho pure reagito alzando le mani. Ma non serve a niente. Allora agli insulti ho cominciato a rispondere con le parole. Non parolacce però. Ho cercato per esempio di spiegare che "mongolo" è un abitante della Mongolia e che io non sono un "mongoloide" ma un ragazzo con la sindrome di Down.
Il risultato? Non so, quello che mi colpiva di più erano le espressioni di quelle persone. Come se un marziano gli avesse rivolto la parola.
Lo so che non parlo perfettamente, ma non da non farmi capire. Loro non volevano ammettere che il "mongolo" era una persona. Noi uomini alle volte ci comportiamo molto male, l'uomo non è così puro, l'uomo è più aggressivo di quello che crediamo. Insomma non siamo così buoni e soprattutto un adolescente ha bisogno di una guida. Le famiglie di quei ragazzi dov'erano, cosa hanno combinato perché i loro ragazzi si trasformassero in persone così cattive?
Oggi tutti si indignano e vogliono punirli: non credo che funzioni. Sono persone vuote dentro e vanno aiutate, ma vanno aiutate anche le famiglie. Io punirei invece gli insegnanti e il preside di quella scuola che non sono stati capaci di capire cosa stava succedendo. Tutti adesso sono sconvolti per quel video-shock, ma noi esistiamo tutti i giorni. Per fortuna che il mondo non è solo questo.
Io ho tanti amici, ho studiato agraria cinque anni, mi muovo da solo, prendo i mezzi, lavoro e sono un bravo sub, con mio padre sono anche andato sul Mar Rosso e ho fatto delle bellissime immersioni. I miei amici dicono che sono un pesce, che sto meglio nell'acqua. Sono contento di questo. Sono contento di avere intorno persone che non sono ignoranti, che mi capiscono. Molta gente è ignorante e ha paura di quello che non conosce e diventa aggressiva. È troppo facile aggredire i deboli, ma i veri deboli sono loro.
MATTEO AMBROSINI, archivista della coop. Alatha