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Visualizza la versione completa : Relazione scuola famiglia e inclusione



mariasole
11-11-2018, 18:43
Ma secondo voi, l'inclusione scolastica dipende solo dal fatto se l'insegnante è disponibile o no a dare il proprio numero di telefono a noi genitori, come sostiene qualcuno? Secondo me no! Anche perché questa è una sua scelta, non una prassi.
Includere per me significa far sentire il bambino parte e risorsa della classe, dare compiti adatti alle sue capacità, renderlo partecipe alla giornata scolastica, lasciandolo in classe e proponendo le stesse attività dei compagni, adattate o semplificate; offrire mezzi e didattica appropriati a lui; chiedere a livello scolastico poco di più di quello che può dare in base alle sue potenzialità, per evitare di volare troppo basso, facendolo sentire inadeguato, o volare troppo alto, minando la sua autostima e insicurezza, togliendoli il piacere e la voglia di andare a scuola
Cosa dovrebbe attuare una insegnante di classe o di sostegno per favorire e creare inclusione?
E com'è la vostra relazione con le insegnanti?
https://www.disabili.com/scuola-a-istruzione/articoli-scuola-istruzione/inclusione-scolastica-dell-alunno-con-disabilita-la-relazione-tra-genitori-e-docenti-sta-naufragando

Manuela
12-11-2018, 14:14
Sono del tutto d'accordo. Avere o non avere il numero può essere solo una questione di comodità sia per i genitori che per l'insegnante. Una volta instaurato un certo tipo di rapporto. Alle medie non l'ho avuto, mentre alle superiori ce lo siamo scambiati, ma cerco di usarlo il meno possibile per non essere invadente. Lo vedo più per l'insegnante che comunica a me per fare a volte più velocemente. La vera inclusione c'è quando tutta la classe, insegnanti, alunni e anche genitori sentono che il ragazzo/a con Sindrome di Down fa veramente parte della loro classe. Io ho sempre cercato di partecipare alle riunioni e consigli di classe ordinari (alle medie in realtà non avevamo nemmeno del tempo specifico per noi durante i Consigli di classe, mentre alle superiori c'è del tempo apposito dopo i consigli di classe dedicato a L.104-DSA ecc.) proprio per far vedere che siamo parte integrante della classe. Alle superiori l'insegnante di mio figlio, inoltre, ci tiene ad essere considerata, dagli studenti e dagli altri docenti, come un'insegnante della classe e non solo di Matteo. Dopo, è evidente che lei è lì soprattutto per aiutare Matteo, ma se serve fa supplenza alla classe ed interviene nelle dinamiche di classe. Gli studenti, a fasi alterne la amano o la odiano. Devo dire però che è riuscita a far considerare Matteo un alunno della classe da praticamente tutti i professori, chi più chi meno e ognuno con le sue modalità, ma ognuno gli dedica del tempo e lo fanno intervenire durante le interrogazioni o i dibattiti. Alle medie, i professori curricolari, quando andavo a colloquio mi rimandavano all'insegnante di sostegno. Non avevano un programma, un progetto su Matteo. Purtroppo non ce l'aveva nemmeno l'insegnante di sostegno. Matteo gli voleva un gran bene...gli lasciava fare quello che voleva!! Aveva costruito un bel rapporto, ma non era andato molto oltre. L'inclusione nel gruppo dei pari è sicuramente difficile, specialmente dalle medie in avanti. E' un lavoro che se fatto in collaborazione famiglia-scuola potrebbe dare risultati maggiori. Alle superiori, che gli studenti provengono da tutta la provincia è difficile che fuori della scuola si creino rapporti. Anche tra normo-dotati a volte. Mi ha fatto molto piacere che questa estate, un ex compagno di Matteo che gli si è molto affezionato in terza, anche se era rimasto indietro di una classe, gli ha scritto un messaggio per sapere come stava. A quel punto Matteo l'ha chiamato e nel giro di un attimo si sono accordati per trovarsi a mangiare un gelato insieme. Non ci vuole molto a volte! Capisco che questa sia un'età difficile, ma a volte ci vorrebbe poco a coinvolgere ragazzi e ragazze che magari hanno meno possibilità di contatti. E non solo disabili. Scusate se forse sono andata un po' fuori tema