zioudino
14-07-2016, 11:42
A pochi giorni dall’apertura a Firenze della prima Olimpiade per atleti con sindrome di Down, la moglie del premier, Agnese Renzi, racconta la storia di Maria, sua nipote che «ha insegnato il valore dell’amore»
Un racconto di cuore, che emoziona e che restituisce agli adulti l’ingenuità dei bambini. È quello di Agnese Landini, la moglie del premier Matteo Renzi, che a Vanity Fair racconta la sua esperienza di zia «speciale». «Speciale» perché dietro quell’appellativo c’è una storia delicata e intensa.
La storia di Maria
La storia è quella di Maria, una bambina con la sindrome di Down che Matilde Renzi, la sorella del premier, e il marito Andrea hanno scelto di adottare. Per loro si tratta della terza figlia, accolta in casa dopo due bambine avute in modo naturale. La first lady racconta la tenerezza di questa storia a Vanity Fair, a pochi giorni dai Trisome Games (la prima Olimpiade per atleti con sindrome di Down) che si aprono il 15 luglio a Firenze e di cui la moglie e la sorella del premier sono madrine.
«Le parole non sono tutte uguali»
«Da quando c’è Maria, ho imparato tante cose. Innanzitutto che le parole non sono tutte uguali, e contano» scrive Agnese Landini nel suo intervento sul numero in edicola mercoledì 13 luglio. E racconta quanto siano diventate importanti le parole e di come abbia imparato a dire «una persona che ha anche la sindrome di Down» e non più soltanto «una Down». Così è stata presentata Maria a Matilde e Andrea, con una chiamata particolare: «Si sono presi un po’ di tempo per riflettere, hanno ascoltato in profondità, e hanno aperto le braccia alla vita. E così, con un solo gesto, hanno consegnato alle loro figlie l’insegnamento di tutta una vita: l’unica cosa che conta è amare». Un insegnamento che è servito a tutta la famiglia e che la first lady ha scelto di raccontare per far capire quanto sia bella questa storia.
«Maria, tu la guardi e pensi che è meravigliosa»
«Maria ha 4 anni (o 5 meno uno, come dice lei, chissà perché!). Maria gioca con la sabbia, nuota con i suoi braccioli arancioni, si tuffa, e quando riemerge a galla ride di gusto, anche se ha bevuto dal naso e dalla bocca... Poi allunga le braccia e dice: “Vieni anche te, zia?”. Tu la guardi e pensi che è meravigliosa. Un perenne inno alla gioia»scrive ancora Agnese Landini, trovando il modo di bacchettare in modo sincero e senza retorica chi delle disabilità ha paura: «Ho imparato a sorridere alle persone che incontro per strada, o a scuola, o al cinema, specialmente se hanno una disabilità. Prima, quando notavo un bimbo speciale, avevo una sorta di timore: sentivo il desiderio di avvicinarmi, ma temevo che il mio gesto fosse frainteso».
I timori della gente
Mamma di tre figli, Agnese Renzi racconta dei sentimenti di una madre e di come abbia provato a calarsi nei panni di chi soffre perché «sente su suo figlio disabile gli sguardi indagatori e compassionevoli dei passanti». E per far conoscere i timori che una malattia provoca in chi non la conosce racconta un episodio, drammatico e banale al tempo stesso: «Un amico, papà di Matteo, un bimbo di 13 anni simpaticissimo, con autismo, mi ha raccontato recentemente un episodio, solo l’ultimo di una lunga e spiacevole serie. Entrano in ascensore, lui e Matteo. Ci sono una mamma e il suo bimbo, “sano”. Lei vede Matteo e istintivamente tira a sé il figlio. E lui, da buon livornese: “Signora, l’autismo non è mica il raffreddore, non si attacca!”. [...] Conoscere è il primo passo per rompere il muro della diffidenza; conoscere significa abbattere il pregiudizio; conoscere - conclude la first lady - serve a scoprire che la disabilità è solo una delle tante caratteristiche della persona che hai davanti».
Fonte: http://www.corriere.it/cronache/16_luglio_12/agnese-renzi-nipote-down-bambina-maria-trisome-games-firenze-99eaa588-4840-11e6-9c18-dd6019c078c3.shtml
Un racconto di cuore, che emoziona e che restituisce agli adulti l’ingenuità dei bambini. È quello di Agnese Landini, la moglie del premier Matteo Renzi, che a Vanity Fair racconta la sua esperienza di zia «speciale». «Speciale» perché dietro quell’appellativo c’è una storia delicata e intensa.
La storia di Maria
La storia è quella di Maria, una bambina con la sindrome di Down che Matilde Renzi, la sorella del premier, e il marito Andrea hanno scelto di adottare. Per loro si tratta della terza figlia, accolta in casa dopo due bambine avute in modo naturale. La first lady racconta la tenerezza di questa storia a Vanity Fair, a pochi giorni dai Trisome Games (la prima Olimpiade per atleti con sindrome di Down) che si aprono il 15 luglio a Firenze e di cui la moglie e la sorella del premier sono madrine.
«Le parole non sono tutte uguali»
«Da quando c’è Maria, ho imparato tante cose. Innanzitutto che le parole non sono tutte uguali, e contano» scrive Agnese Landini nel suo intervento sul numero in edicola mercoledì 13 luglio. E racconta quanto siano diventate importanti le parole e di come abbia imparato a dire «una persona che ha anche la sindrome di Down» e non più soltanto «una Down». Così è stata presentata Maria a Matilde e Andrea, con una chiamata particolare: «Si sono presi un po’ di tempo per riflettere, hanno ascoltato in profondità, e hanno aperto le braccia alla vita. E così, con un solo gesto, hanno consegnato alle loro figlie l’insegnamento di tutta una vita: l’unica cosa che conta è amare». Un insegnamento che è servito a tutta la famiglia e che la first lady ha scelto di raccontare per far capire quanto sia bella questa storia.
«Maria, tu la guardi e pensi che è meravigliosa»
«Maria ha 4 anni (o 5 meno uno, come dice lei, chissà perché!). Maria gioca con la sabbia, nuota con i suoi braccioli arancioni, si tuffa, e quando riemerge a galla ride di gusto, anche se ha bevuto dal naso e dalla bocca... Poi allunga le braccia e dice: “Vieni anche te, zia?”. Tu la guardi e pensi che è meravigliosa. Un perenne inno alla gioia»scrive ancora Agnese Landini, trovando il modo di bacchettare in modo sincero e senza retorica chi delle disabilità ha paura: «Ho imparato a sorridere alle persone che incontro per strada, o a scuola, o al cinema, specialmente se hanno una disabilità. Prima, quando notavo un bimbo speciale, avevo una sorta di timore: sentivo il desiderio di avvicinarmi, ma temevo che il mio gesto fosse frainteso».
I timori della gente
Mamma di tre figli, Agnese Renzi racconta dei sentimenti di una madre e di come abbia provato a calarsi nei panni di chi soffre perché «sente su suo figlio disabile gli sguardi indagatori e compassionevoli dei passanti». E per far conoscere i timori che una malattia provoca in chi non la conosce racconta un episodio, drammatico e banale al tempo stesso: «Un amico, papà di Matteo, un bimbo di 13 anni simpaticissimo, con autismo, mi ha raccontato recentemente un episodio, solo l’ultimo di una lunga e spiacevole serie. Entrano in ascensore, lui e Matteo. Ci sono una mamma e il suo bimbo, “sano”. Lei vede Matteo e istintivamente tira a sé il figlio. E lui, da buon livornese: “Signora, l’autismo non è mica il raffreddore, non si attacca!”. [...] Conoscere è il primo passo per rompere il muro della diffidenza; conoscere significa abbattere il pregiudizio; conoscere - conclude la first lady - serve a scoprire che la disabilità è solo una delle tante caratteristiche della persona che hai davanti».
Fonte: http://www.corriere.it/cronache/16_luglio_12/agnese-renzi-nipote-down-bambina-maria-trisome-games-firenze-99eaa588-4840-11e6-9c18-dd6019c078c3.shtml