Visualizza la versione completa : The Simple Interview - Giovanni e Giacomo Mazzariol
Non so se è la sezione giusta per postarlo.. il video merita, complimenti a dei fratelli meravigliosi.. questo penso vuol dire famiglia.
http://www.huffingtonpost.it/2015/04/01/simple-interview-down_n_6983510.html?
"Ogni persona è unica. Chi è un Down? Non lo so, ma posso dirvi chi è mio fratello Giovanni". Con queste parole Giacomo Mazzariol, diciottenne di Castelfranco Veneto (Tv), ha lanciato nel web un video straordinario sull'amore fraterno e sulla vita famigliare dei bambini affetti dalla sindrome di Down.
Il protagonista di "The simple interview" è il piccolo Giovanni, 12 anni, che finge di andare a un colloquio di lavoro con la valigetta, vestito di tutto punto. Alle domande del possibile datore di lavoro risponde con semplicità e tenerezza, mentre i flash-back mostrano momenti diversi della sua vita quotidiana con le sorelle Chiara e Alice e i genitori Katia e Davide.
dorothea
06-04-2015, 08:44
Famiglia vuol dire tante cose...ma questo vuol dire famiglia felice!
Il video e' bellissimo.
il video di per sè è gradevole e devo dire che il ragazzino è davvero bravissimo!
Però ...non trovate che il quadro che ne esce lasci un po' di amaro in bocca? Che messaggio viene trasmesso sulle REALI potenzialità dei ragazzi down? possiamo pensare di permettere ai nostri figli di fare i giullari a scuola o di giocare per tutto il giorno ?e soprattutto, possiamo permettere agli altri di pensare che i down siano solo dei simpatici eterni ragazzi?
Non vi pare che sia anche questo il messaggio che trasmette questa storia ? Sollecito pareri :-)
dorothea
06-04-2015, 17:26
il video di per sè è gradevole e devo dire che il ragazzino è davvero bravissimo!
Però ...non trovate che il quadro che ne esce lasci un po' di amaro in bocca? Che messaggio viene trasmesso sulle REALI potenzialità dei ragazzi down? possiamo pensare di permettere ai nostri figli di fare i giullari a scuola o di giocare per tutto il giorno ?e soprattutto, possiamo permettere agli altri di pensare che i down siano solo dei simpatici eterni ragazzi?
Non vi pare che sia anche questo il messaggio che trasmette questa storia ? Sollecito pareri :-)
In effetti il passaggio in cui Giovanni fa il giullare a scuola e' quello che mi piace di meno. A lezione si va per imparare, non per intrattenersi, anche se i momenti ludici e goliardici non possono mancare, sono fra i nostri ricordi piu' belli insieme alla nostra classe! Ma forse li' festeggiava il suo successo per aver risolto un'operazione alla lavagna, non si capisce.
Se dovessi parafrasare il messaggio che arriva a me, direi che il mondo cosiddetto produttivo non e' in grado di comprendere le potenzialita, le capacita' e neanche di valutare in maniera corretta una persona disabile, perche' tutte le valutazioni si basano su competenze acquisite in maniera convenzionale, messe in relazione a una data mansione ed espresse durante l'espletamento di quella mansione. Fra tanti curriculum uguali, a chi si concede il periodo di prova? A chi si vende meglio, e' questione di saperlo fare, di essere abbastanza sofisticati, di essere consapevoli che la prima impressione e' quella che conta e magari di condividere questa convinzione.
Mi rendo conto che anche questa definizione e' riduttiva, perche' la persona con sdD non e' solo capace di fare la mascotte e di portare gioia e tenerezza nell'ambiente in cui vive. Infatti il nostro Giovanni sembra portato per la cucina, il servizio, il giardinaggio...e ha solo dodici anni! Io ne conosco di ragazzi normodotati, piu' grandi di lui, che non mollano il controller per prendere le cesoie manco per finta. E nonostante lo scarso impegno scolastico, mai si sognerebbero di intraprendere una professione umile, con mansioni semplici.
Inoltre vedo il grande amore in cui e' immerso Giovanni nel suo ambiente famigliare. Questo non puo' che scaturire dalla combinazione di cuori attenti alla felicita' degli altri. Io non so ancora come sara', ma so che il nostro piccolo ci proporra' i suoi bisogni e noi risponderemo meglio che possiamo, sorridendo finche' avremo forza!
Si diciamo che da un lato si percepisce che dietro questi fratelli c'è sicuramente una bella famiglia unita e allegra, forse era un po' anche questo il messaggio che si vuole trasmettere...le famiglie con figli down si possono e devono divertire come tutte le altre. Non è un messaggio scontato in alcune realtà ...
Boh io lo prenderei come un affettuoso e simpatico omaggio di un diciottenne al fratellino, niente di più ...con la speranza che a scuola si comporti un po' meglio di come sembra e che il padre non se lo tenga in braccio quando guida per strada:-)
Anche a me il video dà sensazioni contrastanti...da una parte mi sembra che l'idea, se ho capito bene il messaggio, sia quella di mettere in discussione la "prima impressione" per dare spazio alle vere potenzialità che ognuno nasconde (penso che quello che Giovanni risponde alle domande del "datore di lavoro" rappresenti in qualche modo ciò che l'altro si aspetta che lui risponda...), e questa idea mi piace molto.
Un'altra lettura potrebbe essere che le sue risposte sono quello che riesce a comunicare in prima battuta, come se non riuscisse a mostrare le proprie potenzialità a chi non ha occhi ed orecchie attente a coglierle (un po' quello che diceva Dorothea sul mondo produttivo, ma che io allargherei anche ad altri ambiti) e questa lettura è molto più triste, ma anche molto vera per certi versi e in certi contesti...
Dall'altra parte è vero che l'immagine che rimane più in mente (sopratutto se penso al pubblico di massa che potrebbe vederlo e che senz'altro non è attento come possiamo esserlo noi a coglierne le sfumature...) è quella del "cucciolotto buffo"...che non è esattamente edificante e non è quello che spererei comunicasse un video pensato per "fare cultura" rispetto alla realtà delle persone con Sindrome di Down...ma forse non era questo lo scopo del regista Giacomo, vista la premessa che ha voluto fare (e che forse sarebbe stato bello comparisse anche nel video...): "Chi è un Down? Non lo so, ma posso dirvi chi è mio fratello Giovanni".
Per chiarezza e per rispetto verso i protagonisti del video: non sto dicendo che Giovanni di per sè dia l'idea del cucciolotto buffo, perchè se lo si legge come un "omaggio" affettuoso e un po' ironico del fratello maggiore al suo fratellino ci sta che ci siano tutte queste immagini un po' caricaturali dei lati più simpatici e dolci del suo carattere...il problema è che quando un video di questo tipo finisce col diventare "virale" e "commuovere il web" (come ho letto da qualche parte in un sito che ne riportava il link) cessa di essere un messaggio d'amore tra fratelli e rischia di essere letto come un "manifesto", sopratutto se è accompagnato, come in questo caso, da frasi che sembrano voler comunicare una "morale" rispetto all'atteggiamento da avere verso la realtà che vi è rappresentata...e per questo mi rimangono un po' di perplessità...più su quello che potrebbe cogliervi il pubblico di massa che non sul messaggio che originariamente voleva comunicare nell'intenzione del regista...che ripeto, secondo me è più profondo di quanto potrebbe sembrare...
A me questo video ha lasciato l'amaro in bocca e in alcuni punti mi ha fatto proprio arrabbiare…
Trovo fantastico che un fratello di 18 anni si sia messo in un'avventura simile, trovo commovente che sia la prima volta che riesce a parlare di suo fratello in pubblico, sono certa che i suoi intenti sono assolutamente lodevoli e che il suo obiettivo era assolutamente positivo e francamente visto il successo del video probabilmente ha ottenuto il suo scopo.
Ma io mi chiedo: e' davvero questo il messaggio che vogliamo dare dei nostri figli o fratelli? Con tutto quello che facciamo per un'inclusione scolastica reale, battaglie per ore di sostegno, insegnanti all'altezza perché non si tratta di intrattenente o sorvegliare, ma di far studiare e imparare… La scena della scuola e' per me assolutamente inaccettabile. E poi davvero i nostri figli non sanno dire la loro età a 12 anni? Davvero dopo un colloquio di lavoro andato "male" o meglio in cui non e' riuscito a esprimere il proprio mondo deve uscire allegro e felice saltellando? Della serie sempre "felici e contenti" nonostante tutto… Davvero non c'era modo di raccontare le potenzialità di quel ragazzo pur non nascondendo le sue difficoltà? I sogni c'erano e anche i suoi talenti, perché negarli con frasi tipo: voglio stare con la mamma, non so fare niente, non ho mai avuto successo, o frasi fuori contesto tipo: vuoi una caramella?
Davvero non possiamo lasciargli fare un canestro dopo averne sbagliati 10 invece che fargli segnare un gol per compiacerlo? Davvero dobbiamo mostrarlo in macchina con il padre che lo fa guidare (cosa per altro pericolosa e contro ogni buon senso!)? Non e' meglio vederlo divertirsi in una giostra o guidare un autoscontro? Il fratello nelle interviste dice che vuole avvicinare il mondo normale a quello di suo fratello, e dimostrare che non c'e' differenza… Vuole dire che basta essere semplici per essere felici? Ma davvero l'immagine che vogliamo dare dei nostri figli e' che sono semplici?
Non lo so non c'e' davvero nulla che mi convince, mi sembra che i luoghi comuni contro cui combattiamo ci siano davvero tutti e che l'immagine della scuola che da' sia deprimente e le possibilità di inclusione lavorativa che dimostra sia nulla, l'unica cosa che mi rimane di positivo e' l'amore di questo fratello e l'ambiente famigliare allegro e spensierato, ma questo ha a che fare con una sfera privata che noi tutti ben conosciamo.
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l'unica cosa che mi rimane di positivo e' l'amore di questo fratello e l'ambiente famigliare allegro e spensierato, ma questo ha a che fare con una sfera privata che noi tutti ben conosciamo.
Noi si Martina, però tieni presente che non tutti hanno questa idea ...ricordo un post abbastanza recente di un'utente che non ha figli down ma chiedeva di essere ammessa all'area privata dei genitori per capire cosa si prova nel profondo della disperazione o qualcosa di simile...forse se siamo a questo livello, in questo caso qualche spunto di riflessione questo video lo può dare :-)
Io mi chiedo come è stata realizzata la scena del ragazzino in auto col padre ...ho notato che dal paesaggio nel finestrino, sembra che l'auto si muova veramente, che perizia tecnica! Non voglio pensare che fossero veramente su strada!!!!:-)
O forse sono io molto ignorante in materia, ma la regia del filmato mi sembra veramente da esperto...
A me invece il video ha dato l'impressione di un ragazzino (il minore) che prende in giro volutamente la seriosità e la rigidità del colloquio di lavoro (che diciamocelo, spesso non sono il massimo, molto ottusi e poco propensi ad accogliere la dimensione globale di una persona).
E che risponde pure sbagliando, apposta.. per aggiungere un quid di follia, di spensieratezza, di "altro" a una intervista che avrebbe generalmente risposte standard e stereotipate.
Però se penso a quanto ha detto Kokoro, mi ricredo profondamente e rivaluto il mio giudizio troppo affrettato.
dorothea
07-04-2015, 14:23
...ricordo un post abbastanza recente di un'utente che non ha figli down ma chiedeva di essere ammessa all'area privata dei genitori per capire cosa si prova nel profondo della disperazione o qualcosa di simile...forse se siamo a questo livello, in questo caso qualche spunto di riflessione questo video lo può dare :-)
Per capire o per farci capire cosa si prova nel profondo della disperazione?
Da una richiesta del genere mi aspetterei piu un apporto del secondo tipo.
volevo dire che quell'utente pensava che fra I genitori / familiari di ragazzi down, ci possa essere solo disperazione (non so perché chiedesse di accedere a quell'area ma non è questo il punto :-) , comunque era principalmente disperazione che pensava di trovare ) e questo video racconta che non è necessariamente cosi.
Sinceramente anche a me ha messo tanta tanta tristezza. Provo sicuramente tenerezza per questo ragazzo diciottenne che nel bene o nel male
ha comunque pensato al suo fratello con l'intento sicuramente di renderlo "protagonista" per una volta con questo video.
Ma a mio avviso i messaggi trasmessi sono davvero un po' riduttivi, non sapere la propria età a 12 anni mi fa tornare indietro di cinquant'anni fa quando
i ragazzi down forse non riuscivano neppure a dire il proprio nome.
Di sicuro il suo obiettivo era positivo.... ma non mi è piaciuto
Livia
dorothea
07-04-2015, 20:30
Avevo colto e ho fatto un commento un po' sarcastico. In effetti fatico a comprendere le persone che cercano di avvicinarsi a un mondo che loro presumono carico di dolore e provano a capirlo con il loro metro di giudizio: non ne vedo il beneficio per nessuno, sinceramente. Ma non volevo andare off topic. Pardon!
zioudino
07-04-2015, 20:46
Io l'ho trovato divertente, sicuramente non molto costruttivo o "istruttivo", ma comunque fresco e ironico. Sicuramente qualcosa andrebbe rivisto...come la scena della scuola, effettivamente non così "riuscita"
Tutta la vicenda va però vista, secondo me, con una chiave di lettura che non rispetta la realtà....è tutto un grande paradosso...
Chiunque, ad un colloquio di lavoro, cercherebbe di dare il meglio di se...di raccontare ciò che è in grado di fare per convincere il datore di lavoro ad assumerlo.
Qua invece vediamo l'esatto contrario...laddove ci sono competenze (il bambino ha esperienza in cucina, serve al tavolo i famigliari, fa giardinaggio) dice di non avere esperienze lavorative, quando viene chiesto cosa vuole fare da grande (e si vede lui sul camion dei pompieri, che suona la batteria o la chitarra) risponde che vuole stare con la mamma, quando gli viene chiesta l'età sbandiera la scritta dei suoi 12 anni e poi dice di averne 7, ecc...
E' un cortometraggio, quindi come un film, non per forza deve rispettare la realtà (come guidare in braccio al padre...nessuno lo farebbe mai fare al proprio figlio...o quasi :rolleyes: .......Ok, beccato.....ma solo per fare le manovre e mettere l'auto in garage...giuro ;) ).
Ma scusate....non è già solo un grande paradosso che un bambino di 12 anni vada a fare un colloquio di lavoro? ;)
Avevo colto e ho fatto un commento un po' sarcastico. In effetti fatico a comprendere le persone che cercano di avvicinarsi a un mondo che loro presumono carico di dolore e provano a capirlo con il loro metro di giudizio: non ne vedo il beneficio per nessuno, sinceramente. Ma non volevo andare off topic. Pardon!
Ma figurati non hai nulla di cui scusarti :-)
Anna Rita Fracchiolla
07-04-2015, 23:36
io penso che tutto dipende dall'ottica in cui lo vediamo. Se guardiamo dal punto di vista affettivo familiare è molto carino e tenero il pensiero del fratello maggiore e mi ha fatto anche sorridere, ma se lo guardo da un punto di vista di "messaggio di inclusione" per la giornata mondiale della sindrome di down lo trovo poco efficace. Viene mostrata una situazione di vita felice da "mulino bianco" e non è sempre così, le difficoltà ci sono per loro e anche per noi e il ritratto di Giovanni viene fuori con tutti gli stereotipi che cerchiamo da sempre di cancellare: allegria, permesso di fare cose non proprio lecite (guidare o buttarsi a terra a scuola) o di vincere facile. Insomma non è questo il quadro che mi piacerebbe rappresentasse mio figlio.
pollypolly
08-04-2015, 00:30
L'ho guardato dopo aver letto tutti i commenti, mi è piaciuto e condivido in pieno zioudino, ma per "sicurezza" l'ho girato a un po di under 20 x capire cosa gli sarebbe "arrivato". Il commento è stato simile x tutti gli interpellati, un corto che prende in giro chi vuole "limitare, impacchettare e stereotipare i down" seguito poi da un "grande" rivolto al regista, facendo presente (dai zietta è evidente) che la presa in giro è X chi non l'avrebbe capita (cioè noi vecchi :eek:!!!)
dorothea
08-04-2015, 09:29
Questo punto di vista a me piace molto. Anche se mi fa sentire vecchia :mad:
Marcella
08-04-2015, 18:29
Mi trovo in linea con quello che ha scritto zioudino e anch'io ho mostrato il video a mia figlia (21 anni il 21 marzo!!!!;) guarda un po' le coincidenze:p) e anche lei lo ha apprezzato,proprio per la contrapposizione che c'è tra l'immagine stereotipata che la società ha delle persone con sdd (vedi le risposte del ragazzino e il suo tono ironico e beffardo) e la realtà ben diversa che invece lui vive nel quotidiano e che è piena di tante cose ,ma soprattutto di NORMALITÀ.
Comunque i miei complimenti a entrambi sono stati davvero bravi !!!!!!
Io l'ho sempre "incrociato" su Fb, ma non l'ho mai visto! Sinceramente non mi ha mai incuriosito, o meglio, ho provato una volta a cliccare, è partita la scena nella quale il ragazzino apriva la sua 24ore e c'erano dei giochi....e lì mi sono bloccata. Adesso dopo aver letto queste "recensioni" proverò a vederlo tutto.:cool:
Il giorno prima di imbattermi in questo video, parlavo con una delle mie figlie adolescenti, la quale lamentava di non riuscire ad essere se stessa quando si trova con gli amici, e pertanto di non riuscire a divertirsi davvero.
Ho fatto vedere a lei, e a tutte le altre, questo video, che secondo me contiene un messaggio universale.
Se si cerca di camuffare la nostra vera natura, per andare incontro a quelle che riteniamo essere le aspettative degli altri, l'immagine falsata che diamo ci si ritorce contro, inevitabilmente.
Restringendo il campo ai nostri "superdotati" (e chiudendo un occhio sull'estremizzazione, credo voluta, del ruolo del mattacchione in classe e a tavola), il messaggio diventa ancora più sottile, a mio parere.
Ho appena letto il post di Sandro sul lavoro, dove in sostanza si dice che se misuriamo "in bulloni" la produttività dei "nostri", il risultato è scontatamente fallimentare. Se invece andiamo ad analizzare l'impatto positivo che alcune peculiarità del carattere (non di tutti, ovviamente, non si può generalizzare) dei ragazzi con sdd hanno sul gruppo, è lì che magari si può trovare il valore aggiunto che non ti aspetteresti.
Oltre al messaggio per la società, come genitore ho ricevuto un messaggio aggiuntivo. Da mamma che si è posta e si pone obiettivi elevati di autonomia e di capacità di "sapersi comportare" per Lucrezia, ho capito che la sua natura va incanalata ma non distorta nè forzata troppo. La sua vera natura deve comunque uscire, anche se ovviamente non buttandosi a terra in classe (ma, suvvia, si tratta di un video di pochi minuti fatto da un ragazzo, quindi le semplificazioni/esagerazioni sono scusabili).
Alle sorelle di Lucrezia, che a volte si "vergognano" di alcune sue uscite, ho fatto notare proprio questo... che dobbiamo aiutarla ad essere sempre più adulta, ma che in qualche modo dobbiamo accettare la sua natura, perchè nessuno, se non si sente accettato per quello che è, può essere felice.
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Se si cerca di camuffare la nostra vera natura, per andare incontro a quelle che riteniamo essere le aspettative degli altri, l'immagine falsata che diamo ci si ritorce contro, inevitabilmente.
Restringendo il campo ai nostri "superdotati" (e chiudendo un occhio sull'estremizzazione, credo voluta, del ruolo del mattacchione in classe e a tavola), il messaggio diventa ancora più sottile, a mio parere.
Oltre al messaggio per la società, come genitore ho ricevuto un messaggio aggiuntivo. Da mamma che si è posta e si pone obiettivi elevati di autonomia e di capacità di "sapersi comportare" per Lucrezia, ho capito che la sua natura va incanalata ma non distorta nè forzata troppo. La sua vera natura deve comunque uscire, anche se ovviamente non buttandosi a terra in classe (ma, suvvia, si tratta di un video di pochi minuti fatto da un ragazzo, quindi le semplificazioni/esagerazioni sono scusabili).
Alle sorelle di Lucrezia, che a volte si "vergognano" di alcune sue uscite, ho fatto notare proprio questo... che dobbiamo aiutarla ad essere sempre più adulta, ma che in qualche modo dobbiamo accettare la sua natura, perchè nessuno, se non si sente accettato per quello che è, può essere felice.
pur condividendo alcune delle critiche mosse al video (specie quelle sulla scuola) che però mi ha fatto sorridere e mi ha lasciato una sensazione non del tutto negativa, non ho finora commentato perchè forse non sapevo spiegare fino in fondo le riflessioni interiori che erano nate dalla sua visione... Cristina ,come spesso fa, ha analizzato con lucidità le sue emozioni rispetto al video, che sono anche le mie.
Al termine del video mi sono chiesta come sempre se la mia amarezza nel vedere rappresentata in un dato modo la sindrome di down, non nasconda piuttosto una non accettazione della vera natura del mio bambino..Non parlo solo di questo video....parlo anche del video sull'autonomia abitativa che, come ho già commentato, non mi è piaciuto nella parte iniziale... anzi mi spingo a dire che quest' ultimo personalmente mi è piaciuto di meno, perchè sono pronta ad accettare le briganteria scherzosa di un 12 enne nel qual riconosco mio figlio adesso ma anche miei nipoti 12-enni , ma non la spettacolarizzazione dei sentimenti di due adulti, che mi fa sempre sentire come stessi spiando dal buco della porta, siano essi con la sindrome o meno....
come giustamente dicevi tu Martina questi video contengono messaggi importanti che sono destinati a un pubblico vasto, che con la sindrome ha poco a che fare, e che pertanto non possono essere improvvisati....ma inevitabilmente toccano anche noi genitori e ci costringono a riflettere anche sul nostro modo di vedere la sindrome, sulle nostre aspettative , sul conflitto interiore ancora vivo tra quello che vogliamo per i nostri bambini, che non può prescindere dall'educazione che abbiamo ricevuto e che cerchiamo di trasmettere, e la realtà dei fatti fortemente condizionata alla sindrome...
e perciò anche i nostri commenti sono rilevanti perchè non si tratta di capire se un video dedicato ai bambini è più tenero o coivolgente di uno dedicato agli adulti, o di mettere i discussione l'importanza di macrotemi che per noi pesano come macigni, ma perchè sono occasioni per una riflessione interiore e di confronto sul nostro percorso quotidiano verso l'accettazione ....
... sono occasioni per una riflessione interiore e di confronto sul nostro percorso quotidiano verso l'accettazione ....
Ogni volta che qualcosa mi fa arrabbiare terribilmente o semplicemente mi infastidisce oppure mi rende triste, cerco di capire perchè questo succede, quali corde è andata a toccare la situazione scatenante.
Oggi, ad esempio, sono andata all'Istituto alberghiero che Lucrezia frequenterà da settembre a portare dei certificati e a decidere che tipo di assistenza farle avere. Ho ben presente il tipo di percorso che voglio chiedere alla scuola e che ho già prospettato. Presenza in classe per seguire il programma, che deve essere semplificato dall'insegnante di sostegno per portarlo alle capacità che ha Lucrezia di seguire. Frequenza dei laboratori di cucina, sala, ecc, che sono basilari. Fuori dalla classe, se è il caso, quando le attività in classe non corrispondono in nessun modo ai suoi interessi e alle sue capacità. Ma fuori dalla classe si fa altro... laboratori di cucina a freddo oppure si rinforza il programma.
Non abbiamo iscritto Lucrezia in un istituto alberghiero più comodo e più vicino a casa proprio perchè le esperienze precedenti di disabili frequentanti non garantivano questi obiettivi. Quando lo visitai, e vidi il laboratorio dei ragazzi disabili che facevano vulcani di cartapesta (in un alberghiero?? non c'era modo di far preparare tramezzini???), decisi che quella scuola non faceva per mia figlia.
La tiro corta... mi reco alla scuola nuova e, nella stanza intitolata "Ludoteca" vedo un ragazzino con sdd che ha in mano pennarelli, e due ragazze in carrozzina che ascoltano delle adulte (assistenti?) che chiacchierano tra loro.
Mi assalgono una tristezza e uno sconforto che mi congelano dentro.
Adesso, dopo alcune ore, sento ancora dentro quel freddo umido delle cantine, nonostante che il groppo dei primi momenti si sia sciolto.
perchè mi ha preso? Perchè ho paura che, nonostante tutti i miei sforzi, gli altri non sapranno vedere le potenzialità di mia figlia? Perchè ho paura di essere io a vedere più di quello che c'è? Perchè temo che dovrò arrabbiarmi e lottare sempre, anche quando scelgo situazioni scomode ma protette, per garantirle il diritto alla crescita personale? Un motivo c'è sempre,e di solito più d'uno...
Allo stesso modo possiamo riflettere sul video...
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Mi assalgono una tristezza e uno sconforto che mi congelano dentro.
Adesso, dopo alcune ore, sento ancora dentro quel freddo umido delle cantine, nonostante che il groppo dei primi momenti si sia sciolto.
perchè mi ha preso? Perchè ho paura che, nonostante tutti i miei sforzi, gli altri non sapranno vedere le potenzialità di mia figlia? Perchè ho paura di essere io a vedere più di quello che c'è? Perchè temo che dovrò arrabbiarmi e lottare sempre, anche quando scelgo situazioni scomode ma protette, per garantirle il diritto alla crescita personale? Un motivo c'è sempre,e di solito più d'uno...
Allo stesso modo possiamo riflettere sul video...
Capisco ogni tua singola parola... io mamma da poco entrata nel mondo della scuola, ho vissuto per molti mesi queste angoscie, fino a che non ho avuto la certezza che almeno rispetto a questa prima tappa potevamo farcela.... noi siamo all'inizio... voi se siete arrivati fino a qui avete sono certa maturato gli strumenti per far valere i diritti di Lucrezia, tu attraverso una quotidiana verifica dei molteplici segnali, Lucrezia a suo modo, facendosi consoscere e apprezzare... perchè sono certa che noi genitori, i cui sogni di gloria si sono infranti al momento della comunicazione della diagnosi e di fronte a tanti dolorosi insuccessi dei nostri figli, siamo i primi ad essere consci dei loro limiti ma anche delle loro potenzialità....
mariasole
20-04-2015, 02:19
La prima volta che ho visto il video l'ho proprio commentato in negativo; poi una mia amica me lo ha messo in bacheca scrivendomi: mi ha commossa!
L'ho guardato meglio e l'ho condiviso scrivendo "Non guardare gli altri soltanto con i tuoi occhi: sii autentico, sii spontaneo, sii vero. I pregiudizi e la realtà! Ottimo video: fa riflettere molto!"
Ho interpretato il video immaginando un mondo parallelo tra la realtà che vive quel Bambino/ragazzo del colloquio, e i pregiudizi che noi abbiamo, rappresentati dalle sue risposte.
C'è un'esplicita dichiarazione di avvio: "Chi è un down? Non lo so, ma posso dirvi chi è Giovanni"
Eppure a me continua a sfuggire l'intento di questo diciottenne: parlare del suo amore per il fratellino? renderlo protagonista? mostrarcelo senza veli? Visione soggettiva di una personale esperienza familiare, ci sta.
Ma poi il lancio è nella giornata mondiale delle Sindrome di Down, e l'operazione dietro le quinte da addetto stampa navigato. Non c'è associazione che io conosca che non abbia ricevuto mail di segnalazione di questa produzione dal diretto interessato.
L'amore gridato si fa emblema e finisce per commuovere la Rete e a Pasqua si sa un po' di buonismo televisivo non guasta. Ecco che la visione soggettiva diventa altro da sé e allora, almeno per me, non ci sta più, grazie. Perchè è un po' come vanificare gli sforzi portati avanti in tante sedi.
C'è che alla fine l'artefice è un diciottenne con indubbie qualità filmiche e allora mi resta un grosso in bocca al lupo per la sua carriera da regista/operatore/montatore ;)
aledario
20-04-2015, 12:16
Scusa Rita... ma allora vogliamo dire che chiunque usa delle proprie abilità professionali o meno per "parlare" dei propri figli/fratelli come meglio gli aggrada, comunque per lanciare un segnale (per lui/lei) positivo... è tacciabile di "sfruttamento di immagine"?
Che so... per esempio questo padre fotografo che si fa pubblicità con il figlio "volante"? ;-) http://thatdadblog.com/
Oppure anche la più famosa mamma-down fotografa sul web? http://www.kellehampton.com/ (ma ce ne sono tantissime!!! Questa ad esempio è definita addirittura "fotografa-down"! ;-) http://www.connywenk.com/ )
O tutti i padri e le madri scrittori/ici che raccontano dei propri figli in libri o blog solo per pura fama personale?(evito l'elenco ) ;-) :- Ottenendone a volte anche opportunità professionali?
Non credo dai... per quanto discutibili o poco condivisbili magari possano essere Nel sentire personale di ognuno di noi i messaggi che alcuni di loro mandano. perchè le nostre sensibilità sono tutte diverse.
L'interesse principale certo non è quello... e solo accettando l'idea che tutti abbiamo in testa e nel cuore una cosa sola si può convivere con ... la diversità ;-)
Sinceramente anche a me quando l'ho visto la prima volta non è piaciuto. E neanche la seconda. E poi non l'ho più guardato.
Ma mi rendo conto che la mia sensibilità sul tema è ancora molto forte.... vorrei che si facessero vedere di più le cose belle, le cose migliori, le potenzialità, non per nascondere i limiti dei nostri figli, ma perché quelli si conoscono fin troppo bene da anni e non vorrei venissero enfatizzati. Lo faccio anche nel mio quotidiano, sia nel mio piccolo (mando agli amici in whatsapp le foto dove Xavi per una volta tiene la lingua in bocca!) sia in associazione (ho scelto di far vedere il film "Yo Tambien", con un attore d'eccezione che distrugge i pregiudizi sulla sindrome, anziché "Colegas", divertentissimo ma in cui le persone con la sindrome di Down rappresentano a mio parere esattamente quello che ci si aspetta da loro).
Il mio è un percorso appena iniziato ed arriverà il giorno in cui accetterò anche che quelle che adesso vedo come manifestazioni della trisomia siano semplicemente "caratteristiche", è così che vorrei vedere mio figlio un giorno. Però secondo me quando si fa comunicazione (ed oggi è fin troppo facile) al grande pubblico, che già porta con sé un grande carico di pregiudizi e preconcetti, è davvero giusto enfatizzare le potenzialità: invece di far vedere i "non so fare e non so dire" (le risposte del ragazzo) puntare sui "faccio, dico, so" (quella che è davvero la sua vita). Forse l'intento era questo, anche se a mio parere non così ben riuscito.
Scusa Rita... ma allora vogliamo dire che chiunque usa delle proprie abilità professionali o meno per "parlare" dei propri figli/fratelli come meglio gli aggrada, comunque per lanciare un segnale (per lui/lei) positivo... è tacciabile di "sfruttamento di immagine"?
Che so... per esempio questo padre fotografo che si fa pubblicità con il figlio "volante"? ;-) http://thatdadblog.com/
Oppure anche la più famosa mamma-down fotografa sul web? http://www.kellehampton.com/ (ma ce ne sono tantissime!!! Questa ad esempio è definita addirittura "fotografa-down"! ;-) http://www.connywenk.com/ )
O tutti i padri e le madri scrittori/ici che raccontano dei propri figli in libri o blog solo per pura fama personale?(evito l'elenco ) ;-) :- Ottenendone a volte anche opportunità professionali?
Non credo dai... per quanto discutibili o poco condivisbili magari possano essere Nel sentire personale di ognuno di noi i messaggi che alcuni di loro mandano. perchè le nostre sensibilità sono tutte diverse.
L'interesse principale certo non è quello... e solo accettando l'idea che tutti abbiamo in testa e nel cuore una cosa sola si può convivere con ... la diversità ;-)
non taccio nessuno di nulla io
Dò sfogo alla mia diversa sensibilità...e di sicuro apprezzo di gran lunga il valore metaforico del figlio in volo di ThatDadBlog ;)
Cricri14
20-04-2015, 14:59
Quoto e straquoto tutto quello che ha detto Monica Mip!
Sinceramente anche a me quando l'ho visto la prima volta non è piaciuto. E neanche la seconda. E poi non l'ho più guardato.
Ma mi rendo conto che la mia sensibilità sul tema è ancora molto forte.... vorrei che si facessero vedere di più le cose belle, le cose migliori, le potenzialità, non per nascondere i limiti dei nostri figli, ma perché quelli si conoscono fin troppo bene da anni e non vorrei venissero enfatizzati. Lo faccio anche nel mio quotidiano, sia nel mio piccolo (mando agli amici in whatsapp le foto dove Xavi per una volta tiene la lingua in bocca!) sia in associazione (ho scelto di far vedere il film "Yo Tambien", con un attore d'eccezione che distrugge i pregiudizi sulla sindrome, anziché "Colegas", divertentissimo ma in cui le persone con la sindrome di Down rappresentano a mio parere esattamente quello che ci si aspetta da loro).
Il mio è un percorso appena iniziato ed arriverà il giorno in cui accetterò anche che quelle che adesso vedo come manifestazioni della trisomia siano semplicemente "caratteristiche", è così che vorrei vedere mio figlio un giorno. Però secondo me quando si fa comunicazione (ed oggi è fin troppo facile) al grande pubblico, che già porta con sé un grande carico di pregiudizi e preconcetti, è davvero giusto enfatizzare le potenzialità: invece di far vedere i "non so fare e non so dire" (le risposte del ragazzo) puntare sui "faccio, dico, so" (quella che è davvero la sua vita). Forse l'intento era questo, anche se a mio parere non così ben riuscito.
Quoto! E non credere che la pensi così solo perché sei a inizio percorso, Emma ha 10 anni e continuo a pensarla così!
chiala17
22-04-2015, 00:39
La prima volta che ho visto il video ho pensato chi fosse il deficiente che lo aveva ideato e per quale motivo lo avesse fatto. Qualche giorno dopo un'amica me lo ha contestualizzato raccontando i del fratello. Pensando ad un diciottenne il giudizio si è ammorbidito, ma la finalità ancora mi sfugge.
Perché proprio un colloquio di lavoro?
Perché sollevare una tematica tanto delicata?
E cosa ci racconta il colloquio di Giovanni?
Se fosse fatto da professionisti sarebbe preoccupante Rita
pollypolly
23-04-2015, 11:47
Io non quoto nulla invece, vorrei avere gli attributi giusti e reali per incorniciare la foto di mia figlia mentre riflette chissà che con la lingua li proprio in vista, sua espressione tipica che la rappresenta certamente di più di quella in cui sembra la bambina normo che non è. Me gli attributi non li ho e quindi la foto di mia figlia nei social non c'è. Di foto belle di lei ne ho quante ne voglio (può sembrare proprio normo) e le incornicio pure a casa. Ma fuori dalla mia strettissima cerchia non riesco a presentarla più bella, composta è normale di quella che sia. Mai avuto a che fare con persone con la sindrome prima di averne una proprio come figlia. La guardo ed è bellissima, meravigliosa luce dentro e fuori. Prendo le distanze da ciò che è e guardo ciò che appare agli altri. Andamento più o meno goffo, camminata scimmiesca, sotto stress sbatte i denti, a volte versi incomprensibili, ogni tanto gocciolina sul mento di cui nemmeno si accorge e via quante potrei dirne di lei e di tutti gli altri disabili che vedo, incontro e inevitabilmente ora osservo. Ogni volta smantello la mia istintiva ritrosia verso il diverso mi riprendo per mano e mi costringo a vedere la persona che appare nelle sue possibilità, tante o poche che siano, la riconosco come mio possibile figlio, madre, padre, fratello o sorella, l'empatia emerge e finalmente vedo. Ma ho bisogno di farmela passare attraverso, la disabilità, la devo respirare, vedere, toccare senza abbellimenti, senza che un disabile sembri abbastanza normale. Questo mi interessa, vedere il pezzo che manca, per accorgermi di quello che c'è in quella persona, questo è importante comunicare e far capire. Non voglio che il mondo conosca mia figlia attraverso degli occhiali rosa, le farei un torto. Voglio che tutti sappiano cosa aspettarsi da lei, con tutte le variabili legate all'unicità dell'individuo, poi so che ci sono le eccellenze, i down che quasi "sembrano normali" ben venga, ma non credo rappresentino la "categoria"
aledario
23-04-2015, 12:30
Intervento "forte" il tuo pollypolly... ma molto in sintonia con il mio sentire. Grazie di cuore per questo intervento.
Io penso (avevo scritto "ho sempre pensato", ma mi rendo conto che potrebbe anche non essere vero) che mostrare "solo" le possibilità e le qualità sia altrettanto se non più "pericoloso" dell'ignoranza di esse.
Perchè quando poi si scontra con la realtà... che come tu ci ricordi giustamente, prevede anche "altro"... la gente è portata a pensare di essere stata "imbrogliata", e il risultato è anche peggiore dell'ignoranza che quel messaggio positivo voleva creare.
Parere mio ovviamente, che non trova riscontro nella moderna tendenza delle campagne di comunicazione a tema.
Non voglio che il mondo conosca mia figlia attraverso degli occhiali rosa, le farei un torto. Voglio che tutti sappiano cosa aspettarsi da lei, con tutte le variabili legate all'unicità dell'individuo...
concordo con te e con Sandro. Anche per questo motivo il video del fratello diciottenne mi è piaciuto di più rispetto a quello della campagna mondiale. Pur con tutti i suoi limiti, ha un messaggio molto più dirompente e per certi versi che va in direzione contraria rispetto alla campagna mondiale. Una persona con sindrome di Down non è per forza un mattacchione, nè uno che sta sempre con la lingua di fuori, non è sempre allegro nè sempre innamorato, ma neppure un lavoratore indefesso, un individuo totalmente indipendente... è se stesso, "con tutte le variabili legate all'unicità dell'individuo" e anche alla sua disabilità, che costituisce una parte importantissima e imprescindibile della sua identità. Gli "occhiali rosa", la realtà edulcorata, il mostrare solo i lati migliori sono un boomerang, sia perchè poi alla prova dei fatti molte persone non reggono il confronto (pensiamo all'inserimento lavorativo: "ma come? ho visto dei down che sono cuochi provetti? come mai lui non riesce a sbucciare una mela?", oppure "se sono ben seguiti diventano totalmente autonomi, si vede che in quel caso la famiglia non lo ha seguito come si deve"), sia perchè potrebbero generare sentimenti di inadeguatezza in molti dei "nostri" (lui ce la fa e io sono lontano anni luce) o di eccesso di autostima ("loro vanno a vivere insieme da soli, ci voglio andare anche io") quando poi non ci sono le potenzialità di base.
Ogni volta smantello la mia istintiva ritrosia verso il diverso mi riprendo per mano e mi costringo a vedere la persona che appare nelle sue possibilità, tante o poche che siano, la riconosco come mio possibile figlio, madre, padre, fratello o sorella, l'empatia emerge e finalmente vedo. Ma ho bisogno di farmela passare attraverso, la disabilità, la devo respirare, vedere, toccare senza abbellimenti, senza che un disabile sembri abbastanza normale. Questo mi interessa, vedere il pezzo che manca, per accorgermi di quello che c'è in quella persona, questo è importante comunicare e far capire. Non voglio che il mondo conosca mia figlia attraverso degli occhiali rosa, le farei un torto. Voglio che tutti sappiano cosa aspettarsi da lei, con tutte le variabili legate all'unicità dell'individuo, poi so che ci sono le eccellenze, i down che quasi "sembrano normali" ben venga, ma non credo rappresentino la "categoria"
Touchè Pollypolly! E' importante che vengano mostrate le potenzialità dei nostri figli, ma allo stesso tempo non bisogna omologarli il più possibile vicino alla normalità. E' giusto impegnarsi a dare un messaggio che crei i presupposti nella società per opportunità di lavoro e residenzialità (laddove queste potenzialità ci siano), ma allo stesso tempo non ci si può dimenticare che esiste una buona percentuale di ragazzi che, per i motivi più svariati non può essere impiegato con un "vero" lavoro perchè non potrà mai essere produttivo.
Laddove le caratteristiche cognitive ci sono, l'inclusione o integrazione (comunque vogliate chiamarla) verrà quasi da sola, il problema è invece laddove la disabilità è più evidente, perchè spaventa, isola, e per la comunità diventa più facile far finta di non vedere "perchè tanto lui non è come quello della tv, è una forma grave", arrivando pian piano a non cercarla più l'integrazione del disabile "brutto", perchè tanto l'attuiamo per quelli più "abili" :roll:
mariasole
24-04-2015, 01:51
drdlrz
Una persona con sindrome di Down ... è se stesso, "con tutte le variabili legate all'unicità dell'individuo" e anche alla sua disabilità, che costituisce una parte importantissima e imprescindibile della sua identità.
pollypolly
Questo mi interessa, vedere il pezzo che manca, per accorgermi di quello che c'è in quella persona, questo è importante comunicare e far capire.
Io amo mia figlia e in lei vedo prima la mia bambina, poi la sua "specialità", cioè la sdd, nel senso che per me lei è speciale, nella sua unicità.
I miei familiari prima vedevano solo ciò che in lei non era down, probabilmente perchè dovevano fare il loro percorso di "accettazione" e ora finalmente riescono a dire "ha la sdd", senza pietismi o altro, .... solo mio papà dice ancora "i bambini come lei" .
La visione che io vorrei trasmettere della sdd di mia figlia, è lei stessa!
Chi l'ha vista crescere ha un pò rivisto gli occhiali "grigi" sulla disabilità, frutto di anni di preconcetti, pregiudizi e scarsa fiducia e speranza sulle potenzialità dei nostri figli, che opportunamente seguiti, possono raggiungere buoni livelli di apprendimento e autonomia.
Molti ancora si stupiscono che Mariasole ha imparato a leggere, altri si sono meravigliati che le persone con sdd si sposano.
Io sono sempre e comunque positiva su ogni cosa che parla di sdd... perchè parlarne, sia in positivo che in negativo, è comunque sempre migliore dell'indifferenza, anche se odio i "pietismi" tipo...se mi vuoi bene condividi la mia foto sulla tua bacheca.
Penso che sia giusto, motivo di speranza e di cambiamento, vedere e leggere le conquiste dei nostri figli, i riconoscimenti e l'integrazione sociale, scolastica, lavorativa, i primi approcci a una vita indipendente, le prime coppie conviventi o sposate, ... tenendo però i piedi per terra, con la consapevolezza che non è di tutti o per tutti, ...però, si può! E non trovo giusto a volte, tarpare loro le ali per proteggerli o decidere noi a priori ciò che loro sapranno fare e ciò in cui non ci riusciranno, senza lasciar loro modo di sperimentarsi e di mettersi in gioco, a volte rischiando di non riuscire, ma loro dovranno fare i conti con i propri limiti...lo facciamo anche noi, perchè precluderlo a loro?.
Non si tratta di occhiali solo rosa, ma di non far vedere solo gli occhiali grigi, trovare una giusta via di mezzo tra le due cose, perchè i nostri figli lo sono entrambe: in certi ambiti possono raggiungere grandi sicurezze, come nello sport, e in altri perdersi in un bicchiere di acqua; possono gestirsi in autonomia con i mezzi di trasporto, e poi magari non sanno dare il resto dei soldi; possono usare tablet e pc, senza saper scrivere con la tastiera.
Per ogni conquista ci sarà una cosa che non sapranno fare, ma nostro compito è gioire e fare gran festa con loro ad ogni traguardo raggiunto, e sostenerli quando, pur con tutto il loro impegno, non ci riusciranno.
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