drdlrz
03-11-2014, 15:12
Durante il meeting ho rivisto quasi tutti i soci fondatori del Pianeta, e mi sono resa conto che siamo diventati grandi. Il Pianeta è diventato grande grazie a noi, e noi siamo cresciuti grazie al Pianeta. Riflettevo proprio con Milena su quanto il forum abbia influito sulla nostra crescita personale. Per far comprendere la portata dell’influenza del forum sulla nostra vita e sulla nostra personalità, oserei dire che saremmo state persone completamente diverse senza questo posto.
Quando Lucrezia è nata avevo 27 anni e la vita mi aveva regalato solo conferme. Ero cresciuta cercando di aderire alle aspettative, mie e delle persone che mi stavano intorno, e dai successi che ottenevo nella vita traevo la conseguenza che quella fosse la strada giusta. Ovvio che dalla nascita di un figlio mi aspettassi l’ennesima conferma.
Non è stato così, e Lucrezia ha scardinato tutto il castello. Le prospettive sono cambiate, ma non era ancora mutata in me la tendenza ad adeguarmi alle aspettative. E cosa ci si aspetta dalla mamma di un figlio disabile? Che si concentri sul suo bambino, che pensi solo a lui, che lo ami incondizionatamente, che sia forte, che faccia tutto il possibile per crescerlo al meglio, per dargli tutte le possibilità, che non abbia grilli per la testa, che non abbia paturnie perché toglierebbe energie che devono andare al suo bambino, ecc. E se queste sono spesso le aspettative degli altri, ci sono poi le aspettative della neomamma nei confronti di se stessa, e sovente noi siamo ancora più esigenti. Anzitutto la mamma di un bimbo disabile vuole che il suo bimbo non sia disabile, o comunque che lo sia il meno possibile, e quindi si impegnerà con tutta se stessa per sovvertire la sorte, per dimostrare che si può fare di più, per migliorare il futuro del proprio figlio. Spesso queste pressioni interne ed esterne sono così forti che le caratteristiche del “profilo” della mamma disabile diventano per lei identitarie, e si arriva a fare motivo di orgoglio della forza, dell’abnegazione, della dedizione, che le sono peculiari.
Così è stato per me e per molte di noi, credo.
Cos’è stato il forum, allora? E’ stato il luogo dove potevo essere me stessa, dove potevo accendere la luce nei luoghi più reconditi della mia anima e tenere gli occhi aperti senza vergogna, dove potevo sfogarmi e qualcuno mi ascoltava, o talvolta mi restituiva il suo sfogo. Per la mia crescita personale e l’evoluzione del rapporto con mia figlia è stato fondamentale riuscire a evitare di richiudere alcuni cassetti e buttare via la chiave, come avrei probabilmente fatto senza il Pianeta. In quei moti emozionali che ribollivano c’ero io. C’era l’esigenza di libertà, di spensieratezza, di allegria, della ragazza di prima. C’era la voglia di cazzeggiare sul niente e lasciare da parte le cose “importanti”. C’era la rabbia per aver sbattuto il muso contro un muro altissimo e la vergogna per voler fare tutt’altro nella vita anziché scalarlo. C’era la nostalgia per un’immagine di futuro che era andata in mille pezzi e la necessità di reinventare una proiezione di esso dentro cui potermi vedere serena. C’era un’autostima da ricostruire e al tempo stesso un perfezionismo da scardinare. C’ero io, in quelle onde tumultuose. Quello che io ero davvero. Soprattutto, c’era da imparare non “ad amare, nonostante”, ma ad amare, e punto. Me stessa, prima di tutto. Il vero “percorso accidentato dell’accettazione” è stato far uscire, accogliere, osservare, tollerare ed infine accettare quelle che io pensavo fossero nuvole nere da scacciare e invece erano le mille sfaccettature della mia personalità.
Ci sono state persone, nel forum e nella vita, a cui la forza delle emozioni che stavano in quei luoghi bui ha fatto paura e sono scappati, altri che sono stati travolti e ne sono usciti ammaccati. Hanno fatto paura anche a me, in certi momenti, e sono davvero grata a coloro che mi sono stati vicini sul forum in questi anni, che mi hanno ascoltata, che mi hanno accompagnata nella mia crescita. E’ stato l’unico luogo, per tanti anni, in cui non le ho arginate, e ancora oggi non ho capito fino in fondo per quale motivo sia riuscita ad iniziare questo percorso parallelo di apertura e scoperta di me con e tramite persone semi-sconosciute.
Accanto alla possibilità di confrontarsi sulle tematiche pratiche più strettamente riconducibili alla disabilità dei nostri figli, il forum mi ha regalato quindi la possibilità di intraprendere un percorso di consapevolezza delle mie emozioni che mi ha permesso di guardare con più serenità alle difficoltà, ai cambiamenti, agli altri e soprattutto a me stessa. Per questo motivo, la parte “intimista” del forum è quella che mi è più cara, e quella che mi manca di più oggi, dato che l’altra è al momento prevalente. Alcune mamme mi hanno chiesto di scrivere di più, ma ho risposto che io posso scrivere solo se sento bruciare. L’ho sempre fatto solo per me stessa, nonostante l’affetto infinito che nutro per tanti partecipanti al forum. Perciò durante l’assemblea mi hanno emozionata le parole di Rita, che ha detto che per lei era venuta l’ora di restituire. Credo di sapere da dove Rita trae gran parte dell’energia positiva che vuole trasmettere. Vorrei riuscire a fare lo stesso, ma ancora una volta mi rendo conto che posso solo prendere e continuare a cercare, e forse per come sono fatta io è in questa ricerca il mio modo di dare. Concludo quindi con un invito, l’invito a non lasciare spegnere quelle braci, a tirare fuori le cose che bruciano, a dare aria ai cassetti. Le emozioni sono vita e non dobbiamo averne paura o temere di fare danni portandole allo scoperto. Ne vorrei trovare di più, quando apro il forum, sentirmi coinvolgere e travolgere, provare quella vertigine che ti attira verso il centro e non ti lascia più uscire. Ce la possiamo fare, possiamo diventare ancora più grandi.
Quando Lucrezia è nata avevo 27 anni e la vita mi aveva regalato solo conferme. Ero cresciuta cercando di aderire alle aspettative, mie e delle persone che mi stavano intorno, e dai successi che ottenevo nella vita traevo la conseguenza che quella fosse la strada giusta. Ovvio che dalla nascita di un figlio mi aspettassi l’ennesima conferma.
Non è stato così, e Lucrezia ha scardinato tutto il castello. Le prospettive sono cambiate, ma non era ancora mutata in me la tendenza ad adeguarmi alle aspettative. E cosa ci si aspetta dalla mamma di un figlio disabile? Che si concentri sul suo bambino, che pensi solo a lui, che lo ami incondizionatamente, che sia forte, che faccia tutto il possibile per crescerlo al meglio, per dargli tutte le possibilità, che non abbia grilli per la testa, che non abbia paturnie perché toglierebbe energie che devono andare al suo bambino, ecc. E se queste sono spesso le aspettative degli altri, ci sono poi le aspettative della neomamma nei confronti di se stessa, e sovente noi siamo ancora più esigenti. Anzitutto la mamma di un bimbo disabile vuole che il suo bimbo non sia disabile, o comunque che lo sia il meno possibile, e quindi si impegnerà con tutta se stessa per sovvertire la sorte, per dimostrare che si può fare di più, per migliorare il futuro del proprio figlio. Spesso queste pressioni interne ed esterne sono così forti che le caratteristiche del “profilo” della mamma disabile diventano per lei identitarie, e si arriva a fare motivo di orgoglio della forza, dell’abnegazione, della dedizione, che le sono peculiari.
Così è stato per me e per molte di noi, credo.
Cos’è stato il forum, allora? E’ stato il luogo dove potevo essere me stessa, dove potevo accendere la luce nei luoghi più reconditi della mia anima e tenere gli occhi aperti senza vergogna, dove potevo sfogarmi e qualcuno mi ascoltava, o talvolta mi restituiva il suo sfogo. Per la mia crescita personale e l’evoluzione del rapporto con mia figlia è stato fondamentale riuscire a evitare di richiudere alcuni cassetti e buttare via la chiave, come avrei probabilmente fatto senza il Pianeta. In quei moti emozionali che ribollivano c’ero io. C’era l’esigenza di libertà, di spensieratezza, di allegria, della ragazza di prima. C’era la voglia di cazzeggiare sul niente e lasciare da parte le cose “importanti”. C’era la rabbia per aver sbattuto il muso contro un muro altissimo e la vergogna per voler fare tutt’altro nella vita anziché scalarlo. C’era la nostalgia per un’immagine di futuro che era andata in mille pezzi e la necessità di reinventare una proiezione di esso dentro cui potermi vedere serena. C’era un’autostima da ricostruire e al tempo stesso un perfezionismo da scardinare. C’ero io, in quelle onde tumultuose. Quello che io ero davvero. Soprattutto, c’era da imparare non “ad amare, nonostante”, ma ad amare, e punto. Me stessa, prima di tutto. Il vero “percorso accidentato dell’accettazione” è stato far uscire, accogliere, osservare, tollerare ed infine accettare quelle che io pensavo fossero nuvole nere da scacciare e invece erano le mille sfaccettature della mia personalità.
Ci sono state persone, nel forum e nella vita, a cui la forza delle emozioni che stavano in quei luoghi bui ha fatto paura e sono scappati, altri che sono stati travolti e ne sono usciti ammaccati. Hanno fatto paura anche a me, in certi momenti, e sono davvero grata a coloro che mi sono stati vicini sul forum in questi anni, che mi hanno ascoltata, che mi hanno accompagnata nella mia crescita. E’ stato l’unico luogo, per tanti anni, in cui non le ho arginate, e ancora oggi non ho capito fino in fondo per quale motivo sia riuscita ad iniziare questo percorso parallelo di apertura e scoperta di me con e tramite persone semi-sconosciute.
Accanto alla possibilità di confrontarsi sulle tematiche pratiche più strettamente riconducibili alla disabilità dei nostri figli, il forum mi ha regalato quindi la possibilità di intraprendere un percorso di consapevolezza delle mie emozioni che mi ha permesso di guardare con più serenità alle difficoltà, ai cambiamenti, agli altri e soprattutto a me stessa. Per questo motivo, la parte “intimista” del forum è quella che mi è più cara, e quella che mi manca di più oggi, dato che l’altra è al momento prevalente. Alcune mamme mi hanno chiesto di scrivere di più, ma ho risposto che io posso scrivere solo se sento bruciare. L’ho sempre fatto solo per me stessa, nonostante l’affetto infinito che nutro per tanti partecipanti al forum. Perciò durante l’assemblea mi hanno emozionata le parole di Rita, che ha detto che per lei era venuta l’ora di restituire. Credo di sapere da dove Rita trae gran parte dell’energia positiva che vuole trasmettere. Vorrei riuscire a fare lo stesso, ma ancora una volta mi rendo conto che posso solo prendere e continuare a cercare, e forse per come sono fatta io è in questa ricerca il mio modo di dare. Concludo quindi con un invito, l’invito a non lasciare spegnere quelle braci, a tirare fuori le cose che bruciano, a dare aria ai cassetti. Le emozioni sono vita e non dobbiamo averne paura o temere di fare danni portandole allo scoperto. Ne vorrei trovare di più, quando apro il forum, sentirmi coinvolgere e travolgere, provare quella vertigine che ti attira verso il centro e non ti lascia più uscire. Ce la possiamo fare, possiamo diventare ancora più grandi.