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Visualizza la versione completa : A scuola di inclusione



paola
18-05-2014, 17:57
Dal blog invisibili incollo le riflessioni di Franco Bomprezzi
http://invisibili.corriere.it/2014/05/17/a-scuola-di-inclusione/

C’è un problema nella scuola italiana, evidente a occhio nudo. Il sistema attualmente in vigore dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità sta paurosamente scricchiolando, sotto il peso degli anni, della burocrazia, della contraddittorietà delle norme, della mancanza di risorse, della scarsa convinzione a livello dirigenziale, del rigetto anche psicologico da parte degli stessi genitori di bambini con disabilità che temono più esclusione che inclusione. L’elenco dei campanelli d’allarme potrebbe continuare a lungo. Ma fortunatamente l’Italia è un Paese nel quale operano, spesso sotto traccia, energie intellettuali e morali di alto livello, competenze che ci vengono invidiate all’estero, persino case editrici che in questo periodo così difficile riescono a produrre contenuti utili al confronto culturale, senza che questo avvenga subito e solo in chiave politica. E’ il caso del bel libro di Dario Ianes, “L’evoluzione dell’insegnante di sostegno – verso una didattica inclusiva” edito recentemente da Erickson e già al centro di un vivacissimo dibattito.

La tesi di Dario Ianes (nella foto di questo post), uno dei punti di riferimento culturali nel campo della pedagogia speciale e della didattica speciale, è molto forte. Una specie di rivoluzione rispetto al sistema attuale. L’idea è che gli insegnanti di sostegno da “speciali” diventino “normali” entrando di fatto nella scuola come docenti curricolari, lasciando a una task force di docenti iperspecializzati il compito di presidiare il territorio, di formare, di informare, di risolvere le situazioni più complesse. Non sono assolutamente in grado di valutare tecnicamente la validità o la fattibilità concreta, in tempi brevi, di questa profonda modifica del sistema scolastico. Una prima seria riflessione è stata fatta, ad esempio, da Salvatore Nocera, storico riferimento per la Fish, la Federazione Italiana per il superamento dell’handicap, nel portale Superando.it .

Ma una cosa è certa, c’è un bisogno assoluto di riprendere con vigore lo spirito di una delle più belle riforme mai attuate in Italia. La presenza degli alunni con disabilità nella scuola italiana è un traguardo di incredibile valore per tutti, soprattutto per gli insegnanti e per gli alunni non disabili, a patto naturalmente che funzioni, che non sia soffocata da barriere, vincoli burocratici, formalismi, mancanza di fiducia e di impegno pedagogico e di socializzazione. Altrimenti succede che, mitridaticamente, i genitori per primi cominciano a vacillare, e a cercare alternative, sperando che una scuola “specializzata” faccia qualcosa di meglio rispetto alla scuola pubblica. Si riaffacciano così, in modo soft, le scuole speciali, che non sono previste dal nostro ordinamento, eppure esistono.

E anche quando si rimane nell’ambito della scuola pubblica, dall’infanzia alle superiori, spesso l’insegnante di sostegno è di fatto un parcheggiatore dell’alunno che non si è in condizione di includere nella classe in modo normale, tenendo conto delle sue specifiche esigenze e capacità di apprendimento e di comunicazione. Basti pensare che fanno comunque fatica a integrarsi anche alunni con disabilità semplicemente motoria o sensoriale, che quindi, in teoria, potrebbero benissimo cavarsela da soli, come, per esempio, accadde a me tanti anni fa, quando le leggi neppure esistevano, ma le scale sicuramente sì.

Ecco perché ho provato un momento di grande emozione e di speranza quando mi è stato chiesto, pochi giorni fa, da Roberta Garbo, docente dell’università della Bicocca a Milano, di intervenire all’incontro di presentazione dei corsi di specializzazione per insegnanti di sostegno, che dureranno per un anno intero. Mi sono trovato davanti a un’aula piena di oltre cento docenti, prevalentemente giovani, che hanno ascoltato in silenzio una persona con disabilità come me raccontargli una cosa semplice, ma che spesso si dimentica: andare a scuola è una gioia incommensurabile per un bambino che vive sulla propria pelle una situazione di deficit. E’ il luogo più importante, nel quale si costruisce un progetto di vita, una speranza di normalità, si stabiliscono le prime amicizie, ci si confronta, si soffre come tutti, ma si partecipa e non ci si sente esclusi, come ha scritto, qui sul Corriere, Fulvio Ervas. Presidiare la scuola, oggi, è un dovere morale prima ancora che un dovere civile. Per chi sceglie questo mestiere, difficile e di grande responsabilità, deve sempre esserci un unico pensiero: è la persona al centro della scena. Quel singolo alunno, che ha un nome, una vita, un diritto da condividere con gli altri alunni, che impareranno a conoscerlo, a occuparsene, a inserirlo negli scherzi, nello studio, nelle gite, nel tempo libero. Forse la scuola, ancora una volta, ci salverà.

Per cui vi giro la domanda: è la scuola che ci salverà?

fabia
18-05-2014, 19:24
La discussione è importante non ho ancora letto il libro di Ianes ma gli stimoli sono interessanti. Io credo fermamente che la scuola ci salverà come non lo so ma credo che dobbiamo concentrare le energie lì. E vale per i nostri figli siano sdd o no. Appartengano a famiglie normo o a disagio e quindi vanno annoverati nei famosi bes ecc
Non riesco ad immaginare altra strada per l'inclusione .

zioudino
19-05-2014, 11:51
La scuola c'è, le regole ci sono...ma come sempre la differenza la fanno le persone. Ci sono molti insegnanti (sia di sostegno che curriculari) che mettono impegno e dedizione nel loro lavoro, così come ci sono però loro colleghi che lavorano con sufficienza...inutile dire chi ci rimette in questo caso :(
Da parte nostra, intesi come "utenti" di questo servizio, possiamo solo sperare di avere fortuna...la classica botta di "fortuna" nell'incrociare la persona giusta che dà il massimo per i nostri figli (tutti...anche se "normo") e che cerca soprattutto di tirare fuori il massimo dai propri alunni, sfruttando al meglio le predisposizioni e le attitudini di ognuno di loro.
Sono tanti però i casi in cui queste cose non succedono, dove l'insegnante procede spedito come un treno nel programma senza aspettare chi sta indietro, dove "quella di sostegno" è talmente "fuori" che non segue a dovere i propri figli...figuriamoci come si può pretendere che si dedichi a figli di altri, tantopiù con disabilità...ma la rovina di questo sistema, secondo me, è che questo tipo di insegnanti solitamente sono sempre "intoccabili", protette da tutti...
Leggevo qualche giorno fa una lettera di un genitore che proponeva di eliminare gli insegnanti di sostegno e promettere incentivi economici agli insegnati virtuosi (lo trovate qui http://www.superando.it/2013/04/26/tutti-avrebbero-dei-vantaggi/ e questa era la risposta del giornalista http://www.superando.it/2013/04/26/lintegrazione-il-sostegno-e-gli-insegnanti-curricolari/ ) ma non capisco sinceramente perché dovremmo essere noi genitori a doverci scervellare per trovare una soluzione ad un sistema che c'è e che dovrebbe funzionare bene...se solo tutti si impegnassero affinché questo succeda. Forse basterebbe togliere dall'immunità chi non lo merita e tagliare i rami secchi...
Scusatemi, stamattina sono un po' acido...cercate di capirmi...è anche lunedì ;)
P.S. Ogni fatto o riferimento a persone è puramente casuale :rolleyes: