aledario
20-02-2013, 16:25
"La stanchezza dei genitori". Così mi viene da intitolare questo bellissimo e illuminante :-) brano letto stamattina dal'ultimo libro di D.Pennac.
Non parla di disabilità... ma certo ed a maggior ragione credo si applichi anche ad essa.
"53 anni, 9 mesi, 24 giorni
Bruno e Sylvie dopo la nascita di Grégoire. Il loro sfinimento di giovani genitori: notti spezzettate, sonno all’erta, ritmi interrotti, attenzione continua, preoccupazione polimorfa, momenti di agitazione (dov’è il biberon, il latte è troppo caldo, il latte è troppo freddo, oddio non c’è più latte! oddio il pannolino non è ancora asciutto!), tutto questo se lo aspettavano. La loro cultura li aveva preparati e immaginavano di saperlo d’istinto. Soprattutto Bruno. Ma la vera causa del loro sfinimento è un’altra. Quel che il presunto istinto genitoriale ha nascosto loro è l’incredibile sproporzione delle forze in campo. I neonati sviluppano un’energia non commensurabile alla nostra. Di fronte a queste vite in espansione, noi passiamo per vecchi sopravvissuti. Anche nelle peggiori dissolutezze, i giovani adulti risparmiano le forze. I neonati no. Energia predatrice allo stato puro, si abboffano spudoratamente. Senza sonno non c’è riposo. E di sonno, per l’appunto, ce n’è ben poco per i genitori. Sylvie è distrutta, Bruno, che s’impunta nel suo ruolo di padre modello, ha i nervi a fior di pelle; si sentono mangiati vivi dall’oggetto unico della loro attenzione. Senza ammetterlo – per carità di Dio, non avrebbero mai il coraggio di ammettere una cosa tanto orribile! – rimpiangono l’epoca non lontana in cui, “nel nostro ambiente”, come diceva la mamma che peraltro non ne faceva parte, la prole veniva affidata alla servitù. Secoli felici in cui i figli delle classi alte prosciugavano le mammelle del popolo. Anch’io, in fondo, sono stato tirato su da Violette. Nello stesso tempo, va da sé, si sciolgono davanti a Grégoire. Dopo tutto – ma anche questo, da genitori moderni, non se lo dicono –, il signorino è l’incarnazione del loro amore: in sala parto erano in due ad accoglierlo, e ora sono per sempre in tre. Quelle ditine traslucide, quelle guanciotte piene, quelle braccia e quei polpacci paffuti, quella panciotta tranquilla, quelle pieghe, quelle fossette, quelle chiappette sode da puttino, tutta questa compattezza pneumatica è il frutto del loro amore! E lo sguardo! A quale divinità muta appartiene lo sguardo che i neonati posano su di te senza battere ciglio? Su cosa si affacciano quegli occhi con la pupilla così nera, con l’iride così fissa? Su cosa si affacciano, dall’altra parte? Risposta: su tutti gli interrogativi futuri. Sulla sete inestinguibile di capire. Dopo il divoramento del corpo, i giovani genitori temono quello della mente. La loro stanchezza nasce dalla certezza che non finirà mai. Ma ssst... Le palpebre di Grégoire si abbassano... Grégoire si è addormentato... Sylvie lo posa nella culla con precauzioni bibliche. Perché l’astuzia suprema di quell’onnipotenza consiste nel farsi passare per il massimo della fragilità."
Daniel Pennac – Storia di un corpo
Non parla di disabilità... ma certo ed a maggior ragione credo si applichi anche ad essa.
"53 anni, 9 mesi, 24 giorni
Bruno e Sylvie dopo la nascita di Grégoire. Il loro sfinimento di giovani genitori: notti spezzettate, sonno all’erta, ritmi interrotti, attenzione continua, preoccupazione polimorfa, momenti di agitazione (dov’è il biberon, il latte è troppo caldo, il latte è troppo freddo, oddio non c’è più latte! oddio il pannolino non è ancora asciutto!), tutto questo se lo aspettavano. La loro cultura li aveva preparati e immaginavano di saperlo d’istinto. Soprattutto Bruno. Ma la vera causa del loro sfinimento è un’altra. Quel che il presunto istinto genitoriale ha nascosto loro è l’incredibile sproporzione delle forze in campo. I neonati sviluppano un’energia non commensurabile alla nostra. Di fronte a queste vite in espansione, noi passiamo per vecchi sopravvissuti. Anche nelle peggiori dissolutezze, i giovani adulti risparmiano le forze. I neonati no. Energia predatrice allo stato puro, si abboffano spudoratamente. Senza sonno non c’è riposo. E di sonno, per l’appunto, ce n’è ben poco per i genitori. Sylvie è distrutta, Bruno, che s’impunta nel suo ruolo di padre modello, ha i nervi a fior di pelle; si sentono mangiati vivi dall’oggetto unico della loro attenzione. Senza ammetterlo – per carità di Dio, non avrebbero mai il coraggio di ammettere una cosa tanto orribile! – rimpiangono l’epoca non lontana in cui, “nel nostro ambiente”, come diceva la mamma che peraltro non ne faceva parte, la prole veniva affidata alla servitù. Secoli felici in cui i figli delle classi alte prosciugavano le mammelle del popolo. Anch’io, in fondo, sono stato tirato su da Violette. Nello stesso tempo, va da sé, si sciolgono davanti a Grégoire. Dopo tutto – ma anche questo, da genitori moderni, non se lo dicono –, il signorino è l’incarnazione del loro amore: in sala parto erano in due ad accoglierlo, e ora sono per sempre in tre. Quelle ditine traslucide, quelle guanciotte piene, quelle braccia e quei polpacci paffuti, quella panciotta tranquilla, quelle pieghe, quelle fossette, quelle chiappette sode da puttino, tutta questa compattezza pneumatica è il frutto del loro amore! E lo sguardo! A quale divinità muta appartiene lo sguardo che i neonati posano su di te senza battere ciglio? Su cosa si affacciano quegli occhi con la pupilla così nera, con l’iride così fissa? Su cosa si affacciano, dall’altra parte? Risposta: su tutti gli interrogativi futuri. Sulla sete inestinguibile di capire. Dopo il divoramento del corpo, i giovani genitori temono quello della mente. La loro stanchezza nasce dalla certezza che non finirà mai. Ma ssst... Le palpebre di Grégoire si abbassano... Grégoire si è addormentato... Sylvie lo posa nella culla con precauzioni bibliche. Perché l’astuzia suprema di quell’onnipotenza consiste nel farsi passare per il massimo della fragilità."
Daniel Pennac – Storia di un corpo