Visualizza la versione completa : L'articolo 3 del Codice del Turismo
La Corte Costituzionale, con sentenza 80/2012 del 2 aprile 2012, ha dichiarato l'incostituzionalità (anche) dell'art. 3 Codice del Turismo che dettava principi in materia di turismo accessibile a favore delle persone con disabilità motorie, sensoriali e intellettive, facendo cario allo Stato di assicurare che le stesse potessero fruire dell'offerta turistica in modo completo e in autonomia, ricevendo servizi al medesimo livello di qualità degli altri fruitori senza aggravi del prezzo. La stessa norma, inoltre, considerava atto discriminatorio impedire alle persone con disabilità motorie, sensoriali e intellettive, di fruire, in modo completo ed in autonomia, dell’offerta turistica, esclusivamente per motivi comunque connessi o riferibili alla loro disabilità.
Tra le varie Regioni che avevano sollevato questione di costituzionalità, solo la Regione Veneto ha posto in discussione la legittimità costituzionale di questo articolo. Le altre no.
aledario
09-04-2012, 11:17
Aldo, scusa... puoi spiegare meglio cosa cambia nel concreto con questa sentenza?
Aldo, scusa... puoi spiegare meglio cosa cambia nel concreto con questa sentenza?
Cominciamo dalla norma 'cancellata'.
Così diceva l'art. 3 del codice del turismo
Art. 3 Principi in tema di turismo accessibile
1. In attuazione dell'articolo 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità , fatta a New York il 13 dicembre 2006, ratificata e resa esecutiva con la legge 3 marzo 2009, n. 18, lo Stato assicura che le persone con disabilità motorie, sensoriali e intellettive possano fruire dell'offerta turistica in modo completo e in autonomia, ricevendo servizi al medesimo livello di qualità degli altri fruitori senza aggravi del prezzo. Tali garanzie sono estese agli ospiti delle strutture ricettive che soffrono di temporanea mobilità ridotta.
2. Ai fini di cui al comma 1, lo Stato promuove la fattiva collaborazione tra le autonomie locali, gli enti pubblici, gli operatori turistici, le associazioni delle persone con disabilità e le organizzazioni del turismo sociale.
3. E’ considerato atto discriminatorio impedire alle persone con disabilità motorie, sensoriali e intellettive, di fruire, in modo completo ed in autonomia, dell’offerta turistica, esclusivamente per motivi comunque connessi o riferibili alla loro disabilità.
La Corte Costituzionale lo ha dichiarato incostituzionale per questi motivi (riporto il passaggio di interesse):
L’art. 3 contiene «princìpi in tema di turismo accessibile». Si deve rilevare che tale disposizione accentra in capo allo Stato compiti e funzioni che l’art. 1 dell’«accordo tra lo Stato e le regioni e province autonome sui princìpi per l’armonizzazione, la valorizzazione e lo sviluppo del sistema turistico, ai fini dell’adozione del provvedimento attuativo dell’art. 2, comma 4, della legge 29 marzo 2001, n. 135» – recepito come allegato al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 settembre 2002 – aveva attribuito alle Regioni e alle Province autonome.
Indipendentemente da ogni considerazione di merito su tale disposizione, si deve rilevare che essa attiene, con evidenza, ai rapporti tra Stato e Regioni in materia di turismo e realizza un accentramento di funzioni, che, sulla base della natura residuale della competenza legislativa regionale, spettano in via ordinaria alle Regioni, salvo che lo Stato non operi l’avocazione delle stesse, con l’osservanza dei limiti e delle modalità precisati dalla giurisprudenza di questa Corte.
La questione di legittimità costituzionale promossa è, pertanto, ammissibile e fondata, per violazione degli artt. 76 e 77, primo comma, Cost., in relazione agli artt. 117, quarto comma, e 118, primo comma, Cost.
Come si vede non si tratta di disconoscimento o negazione di diritti (peraltro già sanciti dalla Convenzione ONU e dalla legge italiana di recepimento); è 'solo' una questione di competenze tra Stato e Regione. Teoricamente, dunque, non dovrebbe avere conseguenze immediate.
Però faccio alcune riflessioni:
1) la norma conteneva una nozione di atto discriminatorio che non so per quale ragione è stata travolta; quell'inciso: Indipendentemente da ogni considerazione di merito su tale disposizione, mi pare tanto una excusatio non petita;
2) benché ci siano già norme che riguardano il diritto dei disabili ad accedere all'offerta culturale/turistica, il fatto che tale norma fosse inserita nel codice del turismo, con le sanzioni che ne derivavano, contribuiva a rendere maggiore chiarezza sull'ambito applicativo della norma ed aveva un impatto ed un significato socio-culturali molto forti;
3) la norma non so come, non so da chi e non so se, verrà riscritta. Se non dovesse esserlo sarebbe un brutto segno soprattutto per la nozione di atto discriminatorio. Qualcuno potrebbe interpretarlo come l'abbandono di un principio sacrosanto a favore del pietistico concetto di tutela della salute dei disabili (in linea con certe difese giudiziarie di certi parchi...)
4) e' una guerra tra poteri sulla gestione e il controllo di settori imprenditoriali di notevole impatto e ritorno economici;
5) noto con dispiacere che 4 regioni (Puglia, Toscana, Umbria e Veneto) avevano sollevato la questione di costituzionalità di molte norme del codice, ma nessuna aveva messo in discussione la validità dell'art. 3. Solo la Regione Veneto lo ha fatto e questo, da cittadino e magistrato, mi colpisce non poco: ci vuole coraggio a impugnare una norma come questa, sopratutto perché è una Istituzione pubblica ed è questo il brutto segnale che percepisco.
Interpreto questa vicenda come una brutta battuta d'arresto del progresso culturale di questo Paese. Le norme non sono calate dall'alto, ma sono espressione della civiltà di un popolo. La richiesta di far fuori questa norma è espressione di una cultura che non mi piace e mi spaventa. Se ne poteva fare a meno (3 Regioni, infatti, l'hanno ignorata nel senso che l'hanno accettata anche se avrebbero potuto impugnarla), ma così non è stato. Il mio timore è che questa brutta pagina possa alimentare e dare forza agli argomenti di chiunque non sia culturalmente pronto a trattare la disabilità come vorrebbe il mondo intero (ONU) o, peggio ancora, la vede come un fastidioso costo del quale fare volentieri a meno (un po' come i costi per la sicurezza e la regolarità del lavoro).
Con quali motivazioni ne ha dichiarato l'incostituzionalità? :roll:
Tra un po' dichiareranno incostituzionale anche l'art. 3 della costituzione :(
Non avevo letto la tua risposta Aldo. Condivido la tua preoccupazione purtroppo...
Non avevo letto la tua risposta Aldo. Condivido la tua preoccupazione purtroppo...
Bisogna fare cultura, Paola. Cultura, cultura, cultura e ancora cultura. Fino a quando la società non comincerà a vedere i nostri figli con i nostri stessi occhi sarà difficile far percepire la profonda ingiustizia di certe decisioni e la facilità con cui si può ferire la dignità di una persona disabile. Uguaglianza, Dignità e Persona sono concetti che non tollerano mutilazioni o diminuzioni di sorta. Ogni disabile deve essere messo in condizione di decidere liberamente delle proprie scelte, quando può, senza che siano altri a decidere per lui; ogni sforzo in tal senso non sarà mai abbastanza. Pretendere, esigere la tutela di un diritto è cosa diversa dal pietire un favore o un atto di carità o di pietà. Io non voglio carità, non voglio pietà! Voglio che siano rispettati i diritti dei nostri, integri ed inviolabili come quelli di qualunque Persona (la maiuscola non è casuale) e voglio che la società ritenga ciò profondamente giusto, profondamente doveroso. Solo allora sarà facile isolare certe mentalità e far sentire solo chi la pensa ancora in un certo modo.
.stefano
09-04-2012, 13:09
Regione Veneto = Gardaland
....oppure è solo una pura coincidenza.... :-(
Regione Veneto = Gardaland
....oppure è solo una pura coincidenza.... :-(
Siamo in Italia quindi non penso proprio sia una semplice coincidenza...
Claudia.de
15-04-2012, 18:51
purtroppo é così! Neanche io voglio pietà è sono è d accordo sulla cultura!
gigliorosa
16-04-2012, 09:49
Caro Aldo e cari amici,
condivido in toto il pensiero di Aldo.
Non a caso io, da quando è nata Letizia, penso che la mia "missione" sia quella di lavorare affinchè Letizia possa essere il più possibilie integrata (non accettata) nella società.
Cultura, cultura e ancora cultura!
Sono d'accordo, siamo noi che dobbiamo provare a cambiare qualcosa per il futuro dei nostri figli, dalle piccole cose alle grandi, anche e soprattutto dove le istituzioni non ci aiutano!
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