Visualizza la versione completa : COMUNICAZIONE FACILITATA
magic lamp
03-04-2006, 20:54
Mi pare giusto far conoscere uno strumento utilissimo per i nostri figli come la Comunicazione Facilitata, tecnica che permette a chi non ha un linguaggio adeguato o sufficiente di comunicare pensieri, emozioni e conoscenze.
Io l’ho iniziata quasi sei anni fa, con mia figlia, ed è stata una grande scoperta, un cambiamento di vita fondamentale ed è per questo che ne parlo sempre, perché a tutti venga data la stessa opportunità. Attualmente sono supervisore, dopo aver fatto dei corsi di formazione, e seguo una trentina di ragazzi che vengono a scrivere presso la nostra associazione Onlus, “Diritto di Parola”. Abbiamo anche dei progetti in convenzione con alcune scuole, per sostenere gli insegnanti nell’apprendimento di questa tecnica e garantire ai ragazzi le strategie adeguate.
Inizialmente utilizzata con persone affette da autismo, la CF si è rivelata utile anche per altre patologie, fra cui la sindrome di Down. La comunicazione facilitata può essere inclusa in quelle forme di comunicazione aumentativa e alternativa in quanto ha lo scopo di fornire modalità diverse (alternative) al linguaggio verbale per esprimersi, nello stesso tempo può arricchire (aumentare) la comunicazione preesistente e la possibilità di comunicare.
Pur non essendo un metodo riabilitativo, tuttavia mira alla riabilitazione dell’atto motorio in presenza di disprassie, con un supporto fisico alla mano o al braccio, che non è mai una guida al movimento, ma un contenimento del gesto che altrimenti sarebbe casuale e non finalizzato. Nel tempo, grazie all’allenamento ad un gesto preciso e correttamente indirizzato, la facilitazione diminuisce, è sufficiente un tocco alla spalla, alla schiena, fino ad arrivare, quando possibile, alla completa autonomia. Questo quando il facilitato ha interiorizzato il ritmo necessario a digitare e tirare indietro il braccio per concentrarsi sulla scelta successiva.
Un percorso di comunicazione facilitata non si improvvisa, è necessario imparare le modalità giuste sotto la supervisione di chi ha già esperienza, per evitare errori e frustrazioni. In internet si può trovare una grande quantità di informazioni, su progetti in atto presso strutture o scuole, pubblicazioni sul metodo e sui centri accreditati alla formazione. Sono in corso studi e ricerche presso alcune università italiane. E’ sufficiente andare su un motore di ricerca, comunque il sito ufficiale è quello del Centro Studi per la Comunicazione Facilitata, con sede a Zoagli (Genova). Il numero dei ragazzi che la utilizza è in continua crescita, nonostante le perplessità e l’opposizione di una parte del mondo scientifico. D‘altronde, sono numerosi gli specialisti (neuropsichiatri, neurologi, psicologi, logopedisti ecc.), che stanno lavorando con ottimi risultati. Certo non tutti sono disposti a mettersi in discussione e rivedere alcune “certezze” in fatto di ritardo mentale. Sicuramente è un grande cambiamento di prospettiva: molti ragazzi stanno frequentando con profitto le scuole superiori e parecchi sono già all’università. Al di là del percorso scolastico, comunque, avere la possibilità di esprimere quello che si sente è un diritto che tutti dovrebbero avere.
Il tuo intervento era proprio quello che cercavo. Sono Manuela e sono assistente ad personam di un bimbo down che ha problemi di linguaggio, molto gravi. C'è stata proposta la comunicazione aumentativa già da marzo, ma i soliti problemi burocratici a inserire il bambino nel programma hanno bloccato tutto.Ora dovremmo partire a settembre. Mi puoi aiutare a capire meglio?
Grazie
Manu
Ciao Manuela, Renza (magic lamp) è in ferie fin dopo la metà di agosto.
Se ti interessa, pui trovare qualche spiegazione quì:
http://www.geocities.com/HotSprings/Spa/2576/
ciao
aledario
27-07-2006, 15:53
C'è differenza tra Comunicazione Facilitata e Comunicazione Aumentativa.
Il secondo è sicuramente un termine più generale che comprende diverse tecniche ...
Puoi andare a vedere qui http://www.isaacitaly.it/ qui http://www.benedettadintino.org/BDI/Centri/Milano/CAA/ServizioCAA.aspx ma soprattutto se sei di Brescia ti puoi rivolgere al Centro Sovrazonale di CAA di Verdello (Bg), che è a tutt'oggi uno dei centri specializzati più all'avanguardia sul tema.
axelegaya
29-07-2006, 22:46
Ciao Herjn, sono Monica la mamma di Gaya di 4 anni , ti scrivo perchè io ho frequentato un corso di preparazione per essere "facilitatrice" con il metodo della Comunicazione Facilitata, e ne conosco ancora in modo teorico le applicazioni perchè Gaya è ancora piccola, ma posso consigliarti di esporre il tuo Roberto alla scrittura e con un pò di pazienza riuscire a capire se riesce a leggere, ci sono due metodi, o con il pc, proponendo delle domande solo scritte e dando delle alternative di risposta da indicare, o con i cartelli dando una domanda verbale e proponendo le risposte dirette con dei cartellini da indicare, i nostri ragazzi hanno un buon metodo di apprendimento usando la memoria visiva, e ne ho potuto riscontrare i risultati su ragazzi con grandi difficolta di linguaggio, se vuoi qualche altro suggerimento farò il possibile di accontentarti aspettando la giusta supervisione di Renza (Magic Lamp)
Un saluto
Monica
Vi ringrazio tantissimo per la risposta...ormai dovremmo partite con la comunicazione aumentativa, anche se stiamo ancora aspettando "l'esperto" che venga a farci un "corso"...Il bambino ha iniziato a frequentare questo esperto con la famiglia per 4 venerdì, poi dovrebbe toccare a noi. ;) Ieri intanto ci siamo viste io e la nuova maestra di sostegno, per decidere cosa far fare a Robi...Ha preparato tantissime cose che spaziano in ogni area...SOn rimasta molto soddisfatta, si vede che finalmente è arrivata una persona che crede nelle potenzialità di Robi come ci credo io...Proveremo con questa programmazione, scartando quello che si rivelerà inutile! Ma intanto son contenta perchè il bambino non è lasciato a se stesso come lo scorso anno...Siamo un pò scettiche sulla comunicazione facilitata. temiamo che possa indurre il bimbo a non tentare nemmeno più di parlare...Ma anche per questo staremo a vedere..Grazie a tutti per l'attenzione
Manu
magic lamp
29-09-2006, 00:52
Leggo solo ora il tuo post, Manuela, ultimamente mi sono collegata molto poco. Da quanto scrivi, il bambino che segui può trarre grande giovamento da tecniche aumentative del linguaggio. La comunicazione facilitata quando correttamente applicata con un percorso ben strutturato permette al bambino di esprimere pensieri e conoscenze e chi gli sta vicino può valutare con precisione i suoi apprendimenti. Molti pensano che con la CF ci sia una regressione del linguaggio: dalle molte esperienze fatte risulta invece che il linguaggio verbale aumenta con l’utilizzo della CF. Scrivere aiuta ad organizzare meglio la struttura del linguaggio. Attorno a questo metodo c’è ancora molto scetticismo e tanti dubbi, l’unico modo per rendersi conto di come funziona è provare, sotto la guida di persone esperte. Tienici al corrente della tua esperienza e buon lavoro.
Leggo solo ora il tuo post, Manuela, ultimamente mi sono collegata molto poco. Da quanto scrivi, il bambino che segui può trarre grande giovamento da tecniche aumentative del linguaggio. La comunicazione facilitata quando correttamente applicata con un percorso ben strutturato permette al bambino di esprimere pensieri e conoscenze e chi gli sta vicino può valutare con precisione i suoi apprendimenti. Molti pensano che con la CF ci sia una regressione del linguaggio: dalle molte esperienze fatte risulta invece che il linguaggio verbale aumenta con l’utilizzo della CF. Scrivere aiuta ad organizzare meglio la struttura del linguaggio. Attorno a questo metodo c’è ancora molto scetticismo e tanti dubbi, l’unico modo per rendersi conto di come funziona è provare, sotto la guida di persone esperte. Tienici al corrente della tua esperienza e buon lavoro.
Spero tanto che sia come dici tu, per Robi sarebbe importantissimo riuscire a comunicare correttamente. Avverto il suo disagio ogni volta che non riesco a capire quello che vorrebbe dirmi...e mi si stringe il cuore. Da parte nostra c'è tutta la volontà di fare nel modo corretto questo percorso insieme, spero anzi che chi di dovere ci contatti a breve in modo che anche io potrò essere preparata a quest'esperienza. Intanto cerco di documentarmi un pò...Grazie a tutti per le vostre testimonianze...spero di potervi raccontare presto dei progressi del mio pinguino...
scusate, non prendete le successive domande molto schiette come una provocazione ma io vorrei capire: ho guardato qualche link ma nn mi è chiaro, forse chi la pratica mi può spiegare.
la CF serve quando i bambini parlano poco e male e nn riescono ad esprimere le prorie necessità? Ma mio figlio di 7 anni che NON segue lo stesso programma dei suoi compagni,
pur nn esprimendosi alla pari degli altri sa prefettamente farsi capire..non è questo il motivo per cui non è alla pari, non è alla pari perchè non ha la stessa maturità intellettiva degli altri e questo perchè non riesce a concentrarsi come un bimbo della sua età, perchè nn riesce ad afferrare al volo gli stimoli ma bisogna proporre e riproporre le stesse esperienze finchè le interiorizza..
ancora: mio figlio riesce a scrivere da solo le letterine x cui a cosa gli servirebbe il pc?
Non è meglio che scriva da solo con le sue mani, piuttosto che a tastiera con un educatore\facilitatore che gli tiene il polso?
Se un bambino è alla pari col programma scolastico, allora sa leggere e scrivere e dunque perchè deve usare il pc?Non può fare i testi scritti come tutti i suoi compagni?
Non può raccontare una lezione come tutti i suoi compagni? Anche organizzare i pensieri ed esporli a voce fa parte dell'educazione scolastica.Se nn lo sai fare nn sei alla pari con i tuoi compagni.
Se non sai tenere un quaderno in ordine, non sai disegnare, non sai scrivere ordinatamente una pagina, non sai capire le consegne di un problema di matematica senza che nessuno te lo spieghi con grafici e schemi, non sei alla pari con tutti i tuoi compagni.
Mio figlio sa contare i palloncini, due da una parte e due dall'altra. Poi li metto insieme e dico : contali, li sa contare.Sa che tutti insieme diventano 4. Secondo voi sa fare le somme?Per me no, saprà fare le somme quando scriverà sul quaderno, ordinatamente da sinistra a destra : se mario ha due palloncini e paolo ne ha 2 quanti palloncini ci sono in totale? 2+2=4
Ci sono 4 palloncini.
Cioè quando saprà generalizzare il concetto di somma e applicarlo autonomamente a qualunque realtà.
La comunicazione facilitata si svolge così? Fa sì che chi la applica, a scuola sappia fare tutte cose?scrivere in tema sul quaderno, ripetere a voce una lezione di cui hai compreso il senso e sei in grado di fare , sempre a voce,collegamenti fra i vari insegnamenti, paragoni giudizi tuoi ,commenti personali, risolvere un problema di matematica alla lavagna?in cui la maestra ti da il testo e tu devi autonomamente gestire i dati, l'ipotesi e la tesi?
Se si, allora è la più bella invenzione del mondo, davvero e mi precipito al più presto ad un centro dove si applica questo metodo, lo giuro.
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Comunicazione facilitata Rimini
(da "IL BOLLETTINO dell'ANGSA" Anno XVI – N° 2/3 febbraio-maggio 2002)
Data la mia professionalità, che consiste nella valutazione economica dei risultati degli interventi di tipo sanitario e sociale, mi sarà consentito essere approssimato nell'uso del vocabolario delle scienze psico-pedagogiche che formano l'oggetto del dibattito. Sento tuttavia il bisogno di fare anzitutto chiarezza sui termini della discussione e in particolare sulla definizione degli obiettivi che ci si propone di raggiungere attraverso l'uso degli strumenti indicati. Trattando di comunicazione facilitata (cf) per gli autistici, campo controverso, invito ad evitare il rischio di prendere posizioni fideistiche, pro o contro, negando di fatto ogni possibilità di vera comunicazione, di vero dialogo fra le parti. Per evitare questo rischio è opportuno anzitutto facilitare il dialogo predisponendo un linguaggio comune, affinché si possa successivamente effettuare un confronto di esperienze concrete e di risultati.
La cf, di cui trattasi, che si colloca all'interno delle modalità di comunicazione aumentative e alternative, nasce oltre venti anni fa in Australia, adopera di Rosemary Crossley, ed è rivolta a soggetti con disturbi spastici conseguenti a paralisi cerebrale, che impedivano loro di parlare e anche di servirsi delle tastiere, di lettere da comporre su lavagna magnetica, di altri modi più facili per scrivere o di segnare con la lingua dei sordi. Ricordo che successivamente sono apparsi molti ausili come le tastiere con grandi tasti, coperti da lastre trasparenti fornite di buchi, uno per lettera, utili a evitare errori di battitura; il computer permette la regolazione del risultato della pressione continua sul tasto, il completamento automatico delle parole più usate, la correzione automatica di molti errori e altre facilitazioni, tutte utili per aiutare una scrittura autonoma e velocizzarla. Ovviamente, ogni qualvolta la macchina risulta in grado di aiutare efficacemente una funzione ridotta dal deficit, si registra una convenienza economica a sostituire la risorsa umana con quella materiale: infatti si riducono i costi e si aumenta il livello di autonomia e di soddisfazione del disabile, non più costretto a dipendere da altri per le esigenze della sua vita quotidiana. Quanto sopra non vuole assolutamente significare che la cf sia completamente superata dalle nuove tecnologie: occorre, come sempre, fare riferimento al singolo disabile, alle sue capacità e ai suoi deficit, per costruire insieme a lui e per lui un progetto educativo individualizzato, dove anche la cf può trovare un utilizzo efficace ed economico.
Un amico, impedito nell'uso delle mani e della voce, si esprimeva guardando le lettere dell'alfabeto scritte su una lastra trasparente, che venivano lette dall'accompagnatore,allenato a riconoscere le lettere sulle quali si puntava il suo sguardo. Le tecnologie migliorano sempre di più e ho appreso di recente che è già in vendita un apparecchio portatile in grado di ricevere i comandi dal movimento degli occhi, come il famoso elicottero da guerra "tuono blu". Il mio amico potrà comporre con gli occhi le parole, che verranno lette da una voce sintetizzata oppure semplicemente stampate. Se fosse stato disponibile prima, il mio amico avrebbe incontrato meno difficoltà per comporre e discutere la sua tesi di laurea.
La cf nasce per aiutare l'espressione di persone, come il mio amico, che capiscono bene il linguaggio ma che hanno gravi difficoltà a esprimersi, in genere per la spasticità dei movimenti e per paralisi cerebrali. Doug Biklen ha esteso la tecnica della Crossley ad altri disabili, come gli autistici, negli USA e altrove. A questo punto nasce il problema che deve essere affrontato in questa sede. Sempre per facilitare la comunanza di linguaggio occorre definire chi si intende autistico. All'inizio degli anni Novanta, quando facevo ricerche sulle caratteristiche dei soggetti autistici, si intendeva per autistico definito puro o kanneriano quel soggetto che rispondeva alle caratteristiche descritte da Kanner, e fra queste c'era la presenza di un linguaggio bizzarro, fatto di ecolalia ritardata, inversione pronominale, insalata di parole, ripetizioni ossessive di frasi; la mancanza di linguaggio non dava alcun punteggio per conquistare l'etichetta di autistico. Inoltre la scoperta della causa della disabilità (avvenimento abbastanza raro) implicava la perdita dell'etichetta"autistico" per assumere quella della malattia che provocava il "comportamento autistico". Ad esempio, un soggetto spastico non veniva mai classificato come autistico ma semmai come spastico con comportamento autistico, perché‚ il vero autistico era criptogenetico, cioè a causa sconosciuta.
Nella ricerca dei deficit neurologici soggiacenti all'autismo si era già distinta la scuola del prof. Lelord a Tours che, pur senza giungere ad individuare le cause, aveva dimostrato che gran parte degli autistici presentava gravi difficoltà cerebrali ad elaborare e quindi ad interpretare i messaggi sonori.
In base a queste due premesse, il soggetto autistico kanneriano è collocabile agli antipodi rispetto alle disabilità tipiche dei soggetti per i quali la cf era stata inizialmente concepita: l'autistico ha difficoltà di comprensione del linguaggio parlato, ma sa parlare, e spesso anche scrivere con i vari strumenti disponibili (penne, tastiere, lettere adesive), poiché le difficoltà motorie, rilevabili quasi sempre a livello fino o grosso motorio, molto spesso glielo consentono; l'autistico non riesce ad utilizzare il linguaggio per il fine cui è destinato, la comunicazione in entrata o in uscita, dimostrando un deficit molto più profondo rispetto a quello dello spastico, che conserva le capacità mentali integre. La difficoltà di comunicazione conduce l'autistico ad un ritardo mentale che, se non era presente all'inizio, si manifesta sempre più grave con il progredire dell'età.
È del tutto evidente che la metodica cf , ideata per soggetti paralizzati, debba essere completamente rivisitata e verificata per poterla applicare ad un soggetto autistico kanneriano. Oggi si cerca di evitare la definizione autismo puro o kanneriano, facendo spazio a quella di disturbi pervasivi (o generalizzati) dello sviluppo che comprende una gamma molto più vasta di disabili: infatti la frequenza passa da 4 su diecimila nati a quasi 20 su diecimila. Tuttavia se il titolo di questo workshop unisce cf ad autismo, allora si dovrebbe ridurre la trattazione a questo binomio. Mi sembra che, invece, troppo spesso si classifichino autistici soggetti che non rientrano assolutamente nella tipologia kanneriana. Questo conduce ad abbinare impropriamente cf e autismo ed è origine di controversie non risolubili, come quella sulla percentuale di successo della cf negli autistici che,ammettendo la buona fede di tutti, varierebbe dal sei per cento, secondo la National Autistic Society (NAS), fino a dieci volte tanto, nell'esperienza italiana riportata da Patrizia Cadei. Di fatto, si deve riconoscere che in Italia l'etichetta di autismo viene spesso data senza rispettare le classificazioni internazionali come DSM IV o ICD (9 CM o 10). Queste libertà vengono prese anche da diversi operatori stranieri: come esempio paradossale si possono citare vari psicanalisti, fra i quali la Tustin, per i quali l'autismo sarebbe presente un poco in tutti e si potrebbe definire autistico anche colui che, dopo un'infanzia normale, si ritira in se stesso da adulto, magari dopo un lutto grave.
In conclusione, senza tradire le classificazioni internazionali si può riconoscere che ci sono diversi soggetti definibili autistici che non parlano e che perciò necessitano, secondo il buon senso, di comunicazione aumentativa o alternativa, poiché la comunicazione è una delle principali vie attraverso le quali le persone possono svilupparsi, soddisfare i propri bisogni di base e integrarsi nella società. Con l'affermazione precedente si riconosce che la comunicazione è un valore per tutti gli uomini e che è considerato valido ed efficace un metodo che riesca ad abilitare una persona che altrimenti non comunica. Tutti conoscono le conseguenze dell'impossibilità di comunicare, a cominciare dalle necessità quotidiane della vita per finire con le estrinsecazioni dei livelli più elevati del pensiero. La mancanza di comunicazione conduce al ritardo mentale e a tragedie umane di grandi proporzioni.
Trattandosi di cf e autismo, dove tutto è molto complicato, non si ritenga superfluo definire cosa si intende per comunicazione: normalmente si sorvola sul fatto che il soggetto sia in grado di comprendere il linguaggio "in entrata": anzi, proprio attraverso la comunicazione alternativa o aumentativa "in uscita" ci si può accorrere con sorpresa delle capacità intellettive del soggetto, altrimenti considerato incapace. Ogni sforzo deve essere compiuto, anche nell'età matura, così come è avvenuto a Roma per opera di Sabbadini e Benassi, per verificare se il soggetto disabile nella comunicazione (autistico e non) sia in grado di comprendere il linguaggio e per stimolare la comunicazione, il dialogo. Le ricerche sui potenziali uditivi evocati, prima ricordate, suggeriscono che le comunicazioni visive sono generalmente vie più facilmente percorribili di quelle uditive. Da ciò deriva la strategia di molti psicopedagogisti, tendente a visualizzare il più possibile i messaggi.
D'altra parte, di solito si intende comunicazione "in uscita" quella che proviene dalla mente del soggetto, che esprime il suo pensiero e i suoi bisogni. Al contrario, ci sono operatori e genitori che applicano la cf i quali si limitano a porre come obiettivo dei loro sforzi la comunicazione che viene dalla simbiosi mentale fra facilitato e facilitatore. In questa visione il facilitatore non si dovrebbe limitare a puro strumento di espressione del facilitato, ma egli stesso dovrebbe collaborare alla formazione del pensiero che successivamente verrà esternato.
Nel n. 1 del 2001 il Bollettino dell'Angsa che dirigo ha dato spazio alla pubblicazione di una lettera di una insegnante che rimproverava a Theo Peeters di trascurare la cf nei suoi programmi per l'autismo: la risposta di Peeters ribadiva che egli dava grande spazio ad altre forme di comunicazione alternativa e aumentativa e che non trascurava neppure la cf, nonostante diversi autori avessero sottoposto la cf a una prova sperimentale di efficacia con risultati molto deludenti. Questa prova consisteva nel richiedere di ascoltare in cuffia una parola che poi doveva essere scritta sulla tastiera; tutto funzionava quando facilitatore e facilitato ricevevano lo stesso messaggio, ma quando venivano inviati contemporaneamente due messaggi diversi con due parole diverse nelle cuffie di ascolto del facilitato e del facilitatore, la parola che veniva scritta era quella udita dal facilitatore e non quella indirizzata al facilitato. Secondo Peeters questa era la prova dell'inefficacia della cf , ma successivamente ho ricevuto tre lettere da parte dei lettori che contestano alla base questa metodica, così come altre da me proposte: ad esempio, bendare il facilitatore oppure chiedergli di distrarre lo sguardo dalla tastiera, controllando che guardi altrove, o ancora rivolgere una domanda che riguarda un'esperienza recente che il soggetto ha vissuto senza che il facilitatore ne sapesse nulla. Queste lettere mi hanno ricordato quanto aveva scritto Stefania Ucelli: "Per quanto riguarda l'autonomia è ovvio che la comunicazione facilitata non vince l'autismo n‚ consente un uso autonomo del linguaggio".
Si tratta di intendersi sul grado di autonomia: non desta problema la necessità di un periodo di insegnamento e di un prompt di cui può esservi necessità anche dopo questo periodo; il problema è il tipo di sostegno, in misura tale che lo scritto potrebbe scaturire dalla mente del facilitatore, come quando viene sostenuta la mano o il polso. Personalmente ritengo che la cf abbia avuto successo nelle ultime due situazioni descritte dalla Ucelli: "In alcuni casi basta un lieve contatto sulla spalla; in rari casi il soggetto,alla fine, comunica in presenza del facilitatore ma senza un contatto fisico". Posso aggiungere che in altri casi ancora, riscontrati nell'esperienza della N.A.S., il soggetto giunge a scrivere senza la presenza fisica del facilitatore e anche meglio che in sua presenza. Ritengo che il risultato migliore per un educatore, speciale o normale, sia autonomizzare l'allievo, ma non si può imporre questa visione a tutti.
Se, al contrario, alcuni genitori, insieme ad alcuni operatori, ritengono un obiettivo sufficientemente appetibile la scrittura in simbiosi a due, e si compiacciono dei testi complessi e contorti, ricchi di parole sconosciute al linguaggio comune, si prendano la responsabilità di tale scelta e perseguano pure tale fine, poiché il diritto di scelta rientra nella libertà dell'uomo e i genitori si ritrovano a dover gestire la rappresentanza degli interessi del figlio autistico anche dopo il raggiungimento della maggiore età, come tutori.
Quando non si può avere la certezza che la cf funzioni per rappresentare il pensiero del soggetto, allora è opportuno che si provino altri metodi, magari basati sulle figure, attraverso le quali il soggetto con maggiori difficoltà verbali può riuscire a comunicare quelle che sono veramente le sue esigenze.
Pagine letterarie e descrizioni elaborate di sentimenti ottenute con la cf dalla simbiosi fra facilitatore e facilitato, con dominanza del facilitatore, non devono comunque impedire (a mio modesto parere) di cercare di ottenere dal soggetto disabile la banale indicazione,magari soltanto per figure, delle sue necessità concrete. Come per la lingua dei segni, che esige capacità di astrazione elevate e si dimostra non essere alla portata di molti autistici,anche per la cf occorre ricordare che non si può insistere più di tanto, ed è meglio accantonare lo strumento, nei casi in cui si dimostra non efficace. Questo non per rinunciare ad ogni comunicazione ma proprio per tentare altri strumenti alla portata di quel soggetto. Il tempo e l'impegno non sono infiniti e pertanto bisogna fare tesoro delle risorse impiegandole nel modo più efficiente.
La comunicazione con il linguaggio delle parole scritte (in parte questo vale anche per i segni dei sordomuti) che non richiamano immediatamente nel segno la figura dell'oggetto rappresentato, consente una buona comunicazione fra le persone abili, che possono descrivere e comunicare sentimenti e astrazioni altrimenti indicibili, ma esige la capacità di abbinare un oggetto a un simbolo astratto, la parola scritta. Diversamente dalle scritture moderne, alcune scritture orientali conservano nel loro simbolo grafico i tratti essenziali dell'oggetto che intendono rappresentare: questa caratteristica facilita persone disabili come alcuni soggetti autistici. Alla stessa stregua la pronuncia di una parola, se onomatopeica, come ad esempio "trillo", richiama il suono del campanello e facilita la comprensione. L'uso dei calcolatori elettronici e della loro grafica automatica può facilitare di molto l'utilizzo delle scritture figurate, che erano state soppiantate soprattutto per la difficoltà manuale della loro scrittura. Analogamente, il calcolatore può mettere a disposizione del disabile uno stimolo sonoro che gli traduce in un suono per lui riconoscibile una parola scritta: ad esempio, posso ottenere un sonoro raglio ogni volta che scrivo la parola asino. Si può realizzare con facilità un programma che premi con la figura sul monitor e il raglio dell'asino chiunque scriva correttamente la parola "asino".
Personalmente ritengo che un disabile grave debba avere il diritto di "perdere tempo" imparando anche cose che non serviranno a nulla, almeno nell'ottica economicistica dell'investimento nel "capitale umano" tipica di una certa economia sanitaria diffusa soprattutto nel nord America. Se per lui è bello, può benissimo andare a cavallo per il solo piacere di andarci, senza poi dover necessariamente cercare un lavoro come vetturino. Allo stesso modo può iscriversi perfino all'università, anche se il suo comportamento non gli consentirà mai di utilizzare la formazione effettuata in un qualunque contesto produttivo. Personalmente ritengo più appetibile dare al disabile una formazione a un'occupazione più modesta, come ad esempio lavori di aiuto cuoco, di aiuto bibliotecario o di giardiniere, perché‚ il disabile possa sentirsi veramente inserito produttivamente nella società: in tale snodo dovrebbe aumentare il suo livello di accettazione da parte del contesto di persone normali che si ritrovano accanto a lui sul posto di lavoro. L'occupazione, per un disabile, può essere molto più importante ai fini dell'integrazione sociale che per una persona normale: quest'ultima, infatti, può trovare facilmente molte altre attività integranti di tipo non lavorativo che risultano molto meno accessibili per il disabile mentale.
Il lavoro deve essere considerato anche come ergoterapia, come fattore socializzante:occorre fare attenzione a quei lavori che isolano invece che integrare. Ad esempio, mi è occorso il caso di un giovane autistico molto intelligente e molto predisposto per l'informatica: per indurlo a uscire di casa e a frequentare altri coetanei gli ho proposto un corso di programmazione; la sua risposta è riuscita ad annullare i miei sforzi, infatti mi ha controproposto di dargli il manuale di istruzioni, che avrebbe potuto benissimo leggere e studiare da solo, a casa sua.
Esiste qualche caso in cui alcuni soggetti autistici, in parte meglio inquadrabili nella sindrome di Asperger, riescono a esprimere le loro potenzialità nell'arte grafica, nelle lettere, nelle discipline scientifiche, conseguendo risultati utili per s‚ e per l'umanità. Tuttavia nella maggior parte dei casi i testi espressi da soggetti autistici presentano un interesse limitato alla comprensione della disabilità stessa di quel soggetto, spesso espressa con introspezioni molto contorte, difficilmente utilizzabili per la soluzione dei problemi dell'autismo.
Talvolta si assiste a un vero delirio di espressioni riferite a epoche diverse dalla nostra,dove il soggetto dichiara di avere vissuto precedenti vite, oppure ad affermazioni sulle cause della sindrome, come nel dialogo scritto fra un autistico e il suo medico omeopata,nel quale il medico chiede al paziente di fare un'autodiagnosi sui virus o i germi che provocherebbero la sua malattia, di cui la scienza ignora le cause. Dopo una prima risposta dettata dal buonsenso ("Medico devo essere io? Mica sono laureato in medicina!"), l'autore autistico cede all'invito di dare pareri tecnici, ovviamente privi di qualsiasi fondamento razionale. Questa sopravvalutazione delle sue capacità non sembra compensare l'autistico del fatto che la medicina omeopatica suggeritagli dal medico per il mal di testa non risulta efficace.
La situazione si complica ulteriormente quando una disabile descrive attraverso la cf di essere stata vittima di abusi sessuali: nel 2000 un inglese, padre di una ragazza autistica di 17 anni, è stato assolto dall'accusa di abusi sessuali nei confronti della figlia perché‚l'accusa si basava sul controverso metodo della "comunicazione facilitata". La presidente dell'alta corte inglese per le questioni della famiglia, E. Butler-Sloss, ha ufficialmente dichiarato, nell'ambito delle sue funzioni di magistrato, che questo metodo è pericoloso ed ha raccomandato che non venga accolto come prova presso le corti di giustizia britanniche. Anche in Italia, come già in Australia, Usa e Giappone, cominciano ad apparire le denunce per abusi sessuali fatte tramite cf: sono personalmente venuto a conoscenza che simili fatti sono accaduti in sei città italiane. 1 genitori sopportavano un tempo le accuse degli psicanalisti di essere stati la causa dell'autismo e ora sopportano quelle ancora più infamanti di commettere abusi sessuali sui figli.
La questione era già stata dibattuta al convegno di Toronto del 1994. Proprio per questi episodi e per espressa richiesta dei giudici era stata iniziata quella serie di verifiche della cf negli Stati Uniti che ha dato risultati generalmente negativi e comportato, di conseguenza, il disconoscimento ufficiale della cf da parte della Associazione degli Psicologi statunitense. Si ricorda che una percentuale piccola ma non trascurabile di soggetti colpiti dai disturbi generalizzati dello sviluppo, apparentemente incapaci di comunicare, può riuscire a comunicare tramite scritti, segni e anche tramite la CF: ogni capacità residua deve essere potenziata con tutti i mezzi, salvo poi verificarne scientificamente i risultati. E' ovvio che non si deve mettere al bando una pratica soltanto perché‚ si verificano degli incidenti: sarebbe come smettere di andare a cavallo perché qualcuno cade e si fa male.
Una considerazione di tipo economico: tempo e risorse umane sono sempre limitati, per cui risulterebbe un grave dispendio di energie sottoporre tutti gli autistici a un percorso di cf, sapendo che una piccola quota di essi ne potrebbe trarre vantaggio dopo un periodo molto lungo di addestramento. Se il costo settimanale di un tale intervento si aggira attorno a Euro 100, moltiplicandolo per duecento settimane, così come alcuni operatori della cf richiedono per potere escludere che il soggetto possa trarre vantaggio dall'intervento,si ottiene un costo massimo di Euro 20.000. Nell'ipotesi che il dieci per cento degli autistici abbia risultati apprezzabili, ognuno di questi risultati costerebbe Euro 200.000, una cifra enorme e sproporzionata quanto a rapporto costi/efficacia.
Se l'addestramento si limitasse a sei mesi, i costi relativi a un trattamento si abbasserebbero a Euro 2.500: contemporaneamente si può ipotizzare che si abbasserebbero anche i risultati positivi, ad esempio al 5%. Il rapporto di efficienza quadruplicherebbe e il costo per ogni risultato favorevole scenderebbe a Euro 50.000, cifra sempre molto elevata ma tuttavia possibile ad affrontarsi da parte del servizio scolastico, che dovrebbe mettere a disposizione gli insegnati di sostegno necessari.
Premesso che si deve sempre cercare di ottenere il massimo della normalità possibile nella comunicazione (quella verbale), non sarebbe etico rinunciare a qualunque tipo di intervento, ma a quel punto si devono paragonare i costi e i risultati di tecniche alternative e aumentative diverse dalla cf, vecchie, come i linguaggi per immagini, che oggi vengono rese immediate tramite il calcolatore (Aldict, per esempio), e nuove, come la Pecs. Queste cifre sono state proposte a puro scopo indicativo, in quanto mancano studi di validazione della cf accettati dalla generalità e quelli fino a ora eseguiti, con la premessa di considerare positivo soltanto il caso di espressione autonoma del facilitato, hanno dato risultati molto modesti.
Da quanto detto appare la necessità che i costi di un metodo, che deve considerarsi sperimentale fino alla sua validazione ' non vengano sostenuti dai privati ma dal servizio pubblico, unico luogo possibile di sperimentazione scientifica, al riparo quantomeno dagli interessi economici degli operatori privati, se non da quelli fideistici, che possono ritrovarsi anche nel pubblico dei genitori.
Per la sperimentazione, che deve essere ben disegnata e controllata, si consiglia di selezionare i casi sulla base della predisposizione a ricevere benefici dall'intervento. E quanto viene operato dal dr. Brighenti, che partecipa alla tavola rotonda. Dopo un'accurata sperimentazione su un congruo numero di soggetti, gli esperti potranno dare indicazioni più precise sulla tipologia di autistici che possono ricevere buoni risultati dalla cf, a preferenza di tutti gli altri interventi possibili per migliorare la comunicazione. Tramite la sperimentazione si dovrebbe poter concentrare l'intervento soltanto su quella piccola percentuale che a priori verrà definita come adatta a riceverne benefici: in questo modo anche i costi economici sarebbero molto ridotti, ma soprattutto non si rischierebbe di sbagliare la mira deflazione di abilitazione. Infatti sarebbe errato, per difetto, chi proponesse di limitarsi alla cf per coloro che invece possono aspirare alla comunicazione orale,con gli opportuni interventi di logopedia, purtroppo spesso negati o ritardati, per motivi ideologici sbagliati, oppure chi proponesse la cf a coloro che non possono giungere a padroneggiare il linguaggio scritto, ma che potrebbero esprimersi con le immagini.
Infine deve essere ben chiaro che la cf può essere uno soltanto dei mezzi da inserire in una strategia educativa speciale, senza la quale la cf rischia di diventare un tassello insignificante per il miglioramento della qualità di vita del soggetto, anche e soprattutto se ipertrofico. Per i soggetti artistici deve essere previsto un programma educativo complessivo e coerente, che continua per l'intero arco della giornata, a scuola, al lavoro, in famiglia e ovunque. I risultati della cf e di ogni altro intervento in termini di benessere del soggetto devono essere valutati sia nel breve che nel lungo periodo, che coincide con l'intero arco della loro vita, per cui è necessario un coerente impegno dell'autorità pubblica e delle associazioni di disabili mentali, che possono garantire la continuità anche nell'età adulta e anziana.
Carlo Hanau
Dip. Scienze statistiche Università di Bologna
direttore del Bollettino dell'ANGSA
Aggiornato al 14/08/2008
25/11/02
LA COMUNICAZIONE FACILITATA (C.F.)
Introduzione
Abbiamo voluto dedicare l’articolo di questo mese ad un argomento che in Italia è spesso oggetto di discussioni tra gli addetti ai lavori: la Comunicazione Facilitata.
Leonardo fino ad oggi si è occupato prevalentemente di Comunicazione Aumentativa/Alternativa (C.A.A.: per una definizione ed una descrizione sommaria di questa pratica clinica è possibile leggere l’articolo in archivio http://www.leonardoausili.com/archivio1.htm); per questo motivo ci è sembrato opportuno, anche in occasione della nascita del Chapter Italy di ISAAC, introdurre anche la Comunicazione Facilitata per cercare di delineare le principali differenze rispetto alla C.A.A. (anche in occasione della conferenza biennale ISAAC 2002, tenuta in Danimarca, quest’argomento è stato affrontato).
L’articolo che segue è stato scritto dalla Dott.ssa Francesca Caprino, una nostra collaboratrice che si è occupata di Comunicazione Facilitata.
LA COMUNICAZIONE FACILITATA (C.F.)
La comunicazione facilitata è una tecnica che consente a persone affette da gravi patologie che rendano impossibile, difficoltosa o inattendibile la comunicazione verbale o quella scritta di tipo tradizionale, di poter comunicare efficacemente attraverso l’uso di tastiere o di supporti recanti simboli, immagini o lettere dell’alfabeto.
In questa accezione la C.F. può essere definita come una forma di Comunicazione Aumentativa/Alternativa. Come la C.A.A., la C.F. consente di colmare il gap tra capacità cognitive e capacità espressive modificando tanto la natura dell’input che deve essere decodificato dal sistema sensoriale del disabile, quanto quello dell’output fornito dallo stesso.
La differenza sostanziale tra queste due tecniche consiste nel fatto che la C.F., diversamente da quanto avviene nella C.A.A., si rivolge a soggetti che per vari motivi non sono in grado di eseguire movimenti volontari e finalizzati anche molto semplici. E’ il caso ad esempio dei bambini e degli adulti cerebrolesi. La C.F. viene spesso applicata anche nei casi di autismo.
Da un punto di vista strettamente descrittivo la C.F. consiste nel sostenere una parte del corpo del paziente (mano, polso, gomito, braccio) per consentirgli di digitare, attraverso l’indicazione, delle caselle o dei tasti. La persona che affronta un training di C.F. viene addestrata progressivamente a singolarizzare un dito della mano, qualora questo movimento non fosse ancora padroneggiato correttamente; il terapista facilitatore inoltre sostiene fisicamente l’arto della persona e ne scandisce il movimento senza però mai guidarlo.
Questa strategia si pone come obiettivo l’autonomia comunicativa della persona attraverso una eliminazione graduale del supporto fornito. Va tuttavia specificato che presumibilmente un certo numero di soggetti può continuare per lunghi periodi ad avere bisogno della presenza di una seconda persona che gli fornisca un sostegno fisico anche lieve (ad esempio una semplice pressione sul braccio o sulla gamba) o che semplicemente sia presente fisicamente. La necessità di un facilitatore che presenzi l’atto comunicativo del disabile sembra rendersi necessaria in particolar modo nell’autismo, poiché, come dimostrano recenti studi neurofisiologici, questa sindrome comporta una difficoltà nel programmare, iniziare, monitorare e condurre a buon fine un comportamento motorio come ad esempio scrivere una parola.
La tecnica della comunicazione facilitata è nata in Australia all’inizio degli anni ’70. La sua ideatrice è Rosemary Crossley, che in quel periodo lavorava come terapista in un istituto per handicappati gravi, il Saint Nicholas Hospital. E’ con i giovani degenti di questo ospedale, prevalentemente cerebrolesi per cui non era previsto nessun programma riabilitativo specifico, che la Crossley inizia a sperimentare questa tecnica; in particolare con coloro che, per la loro impossibilità a comunicare, venivano spesso considerati dei gravi ritardati mentali. I risultati sono incoraggianti e mettono in evidenza la presenza di capacità cognitive del tutto ignorate fino a quel momento.
Nonostante il suo allontanamento dal Saint Nicolas, avvenuto pochi anni più tardi, la Crossley procede nella sua messa a punto del metodo che chiamerà Comunicazione Facilitata.
Intorno alla fine degli anni ’70 cominciano ad arrivare i primi riconoscimenti ufficiali: alcuni ragazzi seguiti della Crossley vengono ammessi a frequentare corsi di istruzione regolare, inoltre in alcuni casi delle corti accettano deposizioni rilasciate grazie alla C.F. . E’ il caso di Lucy, la prima paziente seguita dalla Crossley, che otterrà dal tribunale l’autorizzazione a lasciare il Saint Nicholas Hospital dove era ricoverata fin dalla prima infanzia.
Nel 1986 viene fondato a Melbourne il DEAL (Dignity Communication And Language) Communication Center al quale affluiscono pazienti, per lo più in età evolutiva, affetti da diverse patologie. Presso il Deal viene effettuata da una equipe polispecialistica una presa in carico globale dei pazienti con gravi deficit comunicativi per i quali vengono messi a punto progetti altamente individualizzati.
Cresce contemporaneamente a livello internazionale l’interesse di famiglie e specialisti sulla C.F..
La diffusione di questa tecnica negli Stati Uniti avviene ad opera di Biklen, professore di educazione speciale presso la Syracuse University. E’ proprio negli U.S.A. che la comunicazione facilitata comincia ad essere utilizzata non solo nei casi di handicap fisici, ma anche con disabili con problemi cognitivi.
A partire dagli anni ’80 si moltiplicano le pubblicazioni ed i convegni ma anche le polemiche e le diffidenze intorno alla C.F. . Parte della comunità medica contesta la reale efficacia di questa tecnica e ne mette in dubbio la validità scientifica.
Ad inasprire le polemiche, soprattutto negli Stati Uniti, è il crescente numero di casi di abusi sessuali segnalati da persone che comunicano con l’aiuto di un facilitatore.
Gli specialisti della C.F. dal canto loro puntano l’indice sull’inappropriatezza dei piani sperimentali studiati per validare questa tecnica e, parallelamente, sostenuti da un crescente numero di pazienti, familiari e terapisti, proseguono nel loro lavoro di ricerca e di diffusione.
La C.F. approda così in Europa grazie alla terapista francese Vexiau che fonda il centro Epicea.
Poco dopo sarà la genovese Patrizia Cadei, madre di un ragazzo a cui è stata diagnosticata la sindrome autistica e allieva del professor Biklen, a condurre le prime sperimentazioni nel nostro paese. La seguirà poco dopo la logopedista Francesca Benassi, che fonderà con la Cadei, a metà degli anni ’90, il Centro Studi sulla Comunicazione Facilitata, tutto dedicato alla ricerca e alla formazione di ‘facilitatori’ professionisti per cui viene messo a punto un iter formativo strutturato che prevede un costante monitoraggio del lavoro svolto. L’approccio seguito dalla Benassi è di tipo riabilitativo, l’obiettivo primario è infatti l’autonomia comunicativa del facilitato attraverso la messa a punto di protocolli terapeutici sempre più accurati e capaci di promuovere una progressiva indipendenza della persona. Il rigore sembra negli ultimi anni divenuto la parola d’ordine in questo ambito. Nel timore che un uso improprio ed una diffusione indiscriminata di questa strategia potessero nuocere alla ricerca, nel gennaio del 2001 la C.F. è divenuta in Italia un marchio registrato presso l’Ufficio Brevetti. Le linee guida proposte dal Centro Studi sulla Comunicazione Facilitata specificano in modo dettagliato ruolo e competenze delle figure del facilitatore e del supervisore e gettano le basi di una documentazione puntuale del lavoro svolto dai pazienti.
Riferimenti utili
www.geocities.com/Hot Springs/Spa/2576 (Centro Studi sulla Comunicazione Facilitata - Indirizzi delle sedi, linee guida della C .F., elenco dei supervisori italiani)
http://www.gli-argonauti.org/ (Articoli e tesi di laurea sulla C.F.. Ricchissimo archivio sull’autismo.)
Dott.ssa Francesca Caprino
lazio@leonardoausili.com
25/11/02
LA COMUNICAZIONE FACILITATA (C.F.)
La comunicazione facilitata è una tecnica che consente a persone affette da gravi patologie che rendano impossibile, difficoltosa o inattendibile la comunicazione verbale o quella scritta di tipo tradizionale, di poter comunicare efficacemente attraverso l’uso di tastiere o di supporti recanti simboli, immagini o lettere dell’alfabeto.
In questa accezione la C.F. può essere definita come una forma di Comunicazione Aumentativa/Alternativa. Come la C.A.A., la C.F. consente di colmare il gap tra capacità cognitive e capacità espressive modificando tanto la natura dell’input che deve essere decodificato dal sistema sensoriale del disabile, quanto quello dell’output fornito dallo stesso.
La differenza sostanziale tra queste due tecniche consiste nel fatto che la C.F., diversamente da quanto avviene nella C.A.A., si rivolge a soggetti che per vari motivi non sono in grado di eseguire movimenti volontari e finalizzati anche molto semplici. E’ il caso ad esempio dei bambini e degli adulti cerebrolesi. La C.F. viene spesso applicata anche nei casi di autismo.
Da un punto di vista strettamente descrittivo la C.F. consiste nel sostenere una parte del corpo del paziente (mano, polso, gomito, braccio) per consentirgli di digitare, attraverso l’indicazione, delle caselle o dei tasti. La persona che affronta un training di C.F. viene addestrata progressivamente a singolarizzare un dito della mano, qualora questo movimento non fosse ancora padroneggiato correttamente; il terapista facilitatore inoltre sostiene fisicamente l’arto della persona e ne scandisce il movimento senza però mai guidarlo.
scusate però, allora se un bimbo già è in grado di esprimersi (sia pur con delle lacune ma comunque si capisce benissimo) ,sa riconoscere e scriverere le lettere non serve la CF?
Ho spostato qui i post specifici così se c'è chi vuol rispondere a domande di tipo tecnico lo può fare al di fuori della polemica.
Pure io vorrei sapere la stessa cosa di mela , ne ho parlato con il np della comunicazione facilitata e lui mi ha detto che non avrebbe senso per Martina visto che il linguaggio è ottimo. Secondo lui scrive in codice fiscale (come dico io :D) perchè ancora non sente tutti i fonemi e ci vuole ancora tempo , e i suoi discorsi sono semplici in quanto la sua mente è semplice ... non so se mi sono spiegata . In realtà con noi è un po' scombinata nei discorsi ma a scuola no e nemmeno agli scout ... l'ho sbriciata di nascosco ;) ed effettivamente l'ho vista tener testa agli altri bambini ... non era la martina "di casa" che fa la bambina piccola ...
... mi associo a tutto il resto delle domande di mela ... scrittura ecc ecc
Loredana
07-11-2011, 01:43
In occasione del mini meeting del triveneto ho voluto contattare Renza (magic lamp) per chiederle la sua disponibilità a spiegarmi e mostrarmi come funziona questo "tanto discusso" metodo della Comunicazione Facilitata.
Era un pò che avevo intenzione di farlo ma non riuscivo a trovare il momento giusto, ora grazie a Daniela che ha organizzato questa giornata ho approfittato.....
Ho conosciuto Mariachiara e mi ha dato davvero una buonissima impressione, non è solo brava e abile nell'uso del pc è anche una ragazza con buone autonomie e una buona educazione.
Renza con tanta pazienza mi ha raccontato la sua esperienza e mi ha mostrato cosa e come fare per applicare il metodo con alcune dimostrazioni direttamente su Francesco.
Difficile dire se "ha funzionato" o meno, era la prima volta, il tempo a disposizione non era molto, Francesco fa presto a distrarsi specialmente in un ambiente nuovo e con persone che non conosce....eppure ha lavorato.
E' presto e prematuro esporre un giudizio in merito, anche e soprattutto perchè non si può giudicare senza prima provare......di una sola cosa sono certa, dovrò togliermi questa curiosità e capire se questo strumento può essere utile o meno a Francesco per poi rendere partecipi a quanti del forum volessero saperne di più.......
Approfitto di questo post per ringraziare Renza e la sua famiglia per la loro squisita ospitalità!
E' presto e prematuro esporre un giudizio in merito, anche e soprattutto perchè non si può giudicare senza prima provare......di una sola cosa sono certa, dovrò togliermi questa curiosità e capire se questo strumento può essere utile o meno a Francesco per poi rendere partecipi a quanti del forum volessero saperne di più.......
Piatto ricco...mi ci ficco!!!! :mrgreen:
Anche io ho conosciuto renza che è stata così disponibile da far fare a Lele un esperimento di CF.
Io ho continuato poi a casa in questi mesi a fare qualche altra prova , soprattutto con la matematica, dove 'avrei' (dico avrei perchè nn so se seguo correttamente le regole del metodo e se gli guido inconsciamente io la mano) ottenuto risultati ottimi: pare che Gabriele sia in grado di fare somme e sottrazioni complicate, moltiplicazioni e divisioni (mai spiegate a lui direttamente dalle insegnanti)
Sul fronte dell'italiano scrive in verità un po' sgrammaticato ma utilzza termini tipo 'ombroso' 'opprimente' per descrivere le stanze dei castelli visitate l'estate scorsa e parla di 'destrieri' dimostrando di sapere esattamente cosa siano (e qui potrebbe anche essere, visto che conosce a memoria shrek 1,2 e 3 ;-) )
Se le domande sono un po' difficili mi risponde con 'bo' o 'nn lo so' il che potrebbe dimostrare che non sono io a guidargli inconsciamente la mano.
A volte ottengo risposte errate, altre volte risposte che nn mi aspetto ma che potrebbero essere sue...
Come si può immaginare sono molto impressionata ma anche perplessa e non so bene che pesci pigliare, soprattutto per la matematica...
Quindi se qualcuno è desideroso di organizzare qualche incontro anche con persone esperte per approfondire l'argomento, io sono certamente disponibile e interessata.
Loredana
07-11-2011, 23:48
Scusa Mela posso permettermi di farti qualche domanda?
Ma tu hai fatto un corso per imparare o più semplicemente hai seguito le indicazioni di Renza?
Gli ottimi risultati ottenuti in matematica sono stati riscontrati anche dagli insegnanti o applichi il metodo solo a casa e la scuola ne è all'oscuro?
Riguardo l'ultima parte del tuo post, se c'è chi organizza qualcosa in merito per imparare a conoscere e usare la Comunicazione Facilitata anche io mi aggrego molto volentieri :D
Per usare le tue parole concluderei con un "piatto ricco....mi ci ficco!!! :mrgreen:
Scusa Mela posso permettermi di farti qualche domanda?
Ma tu hai fatto un corso per imparare o più semplicemente hai seguito le indicazioni di Renza?
Gli ottimi risultati ottenuti in matematica sono stati riscontrati anche dagli insegnanti o applichi il metodo solo a casa e la scuola ne è all'oscuro?
Riguardo l'ultima parte del tuo post, se c'è chi organizza qualcosa in merito per imparare a conoscere e usare la Comunicazione Facilitata anche io mi aggrego molto volentieri :D
Per usare le tue parole concluderei con un "piatto ricco....mi ci ficco!!! :mrgreen:
Ho seguito le indicazioni che mi ha dato Renza quell'unica volta che ci siamo incontrati.
Le insegnanti sono state informate ma non mi sembrano interessate ad applicare il metodo. Ho fornito loro un breve estratto di quanto ho trovato su internet , fra opinioni positive e contrarie , perchè potessero farsi una vaga idea...al momento non ho ricevuto riscontri e comunque mi sembrano più interessate ai metodi trazionali . In realtà al momento mi interessa capire quali sono le vere potenzialità di mio figlio, poi vedremo cosa fare con la scuola.
Il mio grande dubbio è : se è vero che Gabriele è in grado di elaborare operazioni molto più complicate di quel che sembrerebbe, come aiutarlo ad usare questa capacità da solo e nella vita pratica??????
Al momento comunque faccio solo qualche prova ogni tanto oppure se deve fare dei compiti di matematica , li facciamo prima con la cf (velocissimo
:-) ) e poi verifichiamo i risultati con la linea del 20 o comunque con i metodi tradizionali.
Si potrebbe organizzare un incontro con Renza (se è disponibile) per approfondire . Anche io ho bisogno di capire.
Ciao, volevo solo fare una riflessione facendo riferimento a Vygotsky (che sto cercando di approfondire, faticosamente devo dire perchè i miei neuroni non sono più così freschi) che per tutti noi esiste una zona di sviluppo prossimale, cito solo poche righe:
... "Un apprendimento significativo viene generato dall’elaborazione attiva delle informazioni che giungono al soggetto, dalla comprensione, confronto, valutazione e interazione di più fonti informative. E’ meglio se il ragazzo non si trova da solo ad affrontare tale processo, ma è supportato da un gruppo al quale si sente di appartenere e sul quale può contare per essere aiutato a raggiungere obiettivi apprenditivi comuni.
L’importanza dell’interazione sociale nell’apprendimento ha ricevuto un nuovo impulso con l’introduzione del concetto di area di sviluppo prossimale..."
Quello che stavo pensando è che con probabilità il metodo di Renza funziona per il fatto che ci poniamo vicino al bambino,a contatto, che lo sosteniamo, i nostri bambini hanno moltissime capacità ma spesso non riescono a dimostrarle e questo li fa sembrare, passatemi il termine più "stupidi".
Quello che penso è che se ci mettiamo in gioco e pensiamo di tirare fuori queste capacità sicuramente loro, capacità e bambino, vengono fuori e anche bene :).
Quindi ben venga il metodo di Renza, ma secondo me non è tutto "potere" del metodo ma del fatto che ci poniamo in un certo modo (vedi Mela con suo figlio).
Questa mia vuole essere solo uno spunto di riflessione e non un giudizio sulla comunicazione facilitata spero sia chiaro :)
Francesca
piatto ricco mi ci ficco pure io....................
Allora: più volte ho scritto la mia esperienza a riguardo.
come dice Mela lei ha provato con Gabriele e ha visto che ha funzionato....poi a scuola arriverà il suo tempo, come ha intuito Francesca la cosa che forse aiuta proprio è il contatto e il poter esprimere le proprie capacità che fa crescere la loro autostima.
In soldoni: Emanuele a scuola non ha mai applicato la C.F. nemmeno ora che è alle medie, non tanto perchè non vogliono ma perchè non ci sono nemmeno persone preparate e disposte a "imparare" ma questo non ha impedito a Emanuele di fare enormi progressi fino al punto di arrivare a fare un percorso scolastico di pari passo con i suoi compagni. Una cosa ritengo fondamentale, il poter rendersi conto delle loro potenzialita da parte nostra e il poterle dimostrare da parte dei nostri figli e in questo la C.F. è un mezzo veramente eccezionale. dalla constatazione che anche loro sanno, comprendono, imparano,ecc....nasce poi il "credere" che sia possibile per loro fare quello che fanno gli altri magari con strategie diverse.
Quest'anno Emanuele è passato addirittura dalle verifiche scritte in storia e geografia a scelte multiple alle interrogazioni orali con ottimi risultati. Questa strada l'ha intrapresa l'insegnate di lettere arrivata quest'anno che ritiene un modo per sviluppare anche il suo lessivo verbale. Con la matematica è chiaro che darebbe molto di più con la C:F. ma vedo che hanno trovato delle modalità per fare le medesime cose, la sola differenza è che a casa per i calcolo usiamo la C.F: a scuola usa la calcolatrice.
Proprio la settimana scorsa facendo l'area del quadrato ha avuto il suo approccio alla radice quadrata che ha capito benissimo.
La cosa bella è che ieri siamo andati a colloquio con l'insegnate di lettere, di arte e di teconologia ed è stato "bello" sentire parlare di Emanuele come un qualsiasi altro ragazzino. Sono tutti molto soddisfatti, persino in arte ha sorprendentemente imparato a colorare benissimo (lui che scrive da cani per una seria disprassia alle mani) facendo così le stesse cose dei compagni. Insomma credo che la cosa più importante sia che gli insegnanti abbiano capito e creduto che Emanuele può! devo dire che lavorano anche moltissimo per preparargli tutto il materiale, ieri addirittua ha fatto i compiti di francese con le domande (in francese ovviamente) a scelta multipla!
Io dico sempre: provare per credere, certo bisogna investirci anche del tempo ma credo che questo i nostri figli lo meritino.
Claudia.de
08-11-2011, 15:01
ne ho sentito parlare anche io. A noi è stata comunque sconsigliata per il motivo che ha scritto sonia. Per la scrittura avevo una assistente che aiutava per i compiti e veniva a casa e aiutava anche per scrivere meglio. Comunque qualcosa al pc gliela faccio fare anche io per un libro dì esercizi che ha il cd interattivo al pc
diciamo che comincio (finalmente) a comprendere un po' di più: al di là dell'essere più o meno in pari con il programma scolastico, forse questo metodo può aiutare i ns figli ad essere un po' più sicuri di sè, ad accrescere l'autostima. Mi colpisce quanto scrive la mamma di Emanuele , cioè che il ragazzo non usa a scuola la CF
ma comunque a scuola è migliorato molto, le insegnanti credono in lui e la sua autostima aumenta, in un circolo positivo che alla fine si autoalimenta.
Vedremo.. oggi ho sentito Renza che mi ha consigliato dei semplici esercizi di qualche minuto al giorno ;-)
Vi farò sapere!
axelegaya
08-11-2011, 23:48
e allora arrivo anche io.... anche Gaya ha conosciuto la comunicazione facilitata, è stato tutto un lavoro partito da quando aveva 3 anni, abbiamo lavorato sulla letto scrittura e sulla comprensione quasi da subito, all'entrata alla scuola elemenare abbiamo parlato della C.F.,io da mamma ho fatto capire quanto credo nelle capacità della mia bambina, ed ecco adesso Gaya è in 4° e sà leggere, scrive in corsivo, fà tutte le operazioni, con unica facilitazione l'usa della tavola pitagorica, svolge le verifiche con domande a risposta libera ed ha degli ottimi risultati, la C:F: è rimasta nel cassetto pronta se vedremo dei cedimenti, ma fino adesso ha svolto il programma quasi come quello dei compagni, è sicura di sè, l'unica cosa su cui abbiamo ancora dei problemi è il linguaggio ma se vuole se la cava bene.
Abbiamo un contorno di molte persone che hanno capito le sue potenzialità, oltre la scuola frequenta un corso di ginnastica, fal la scaut, la chierichetta ed ha molti amici..... e tutti si sono accorti di quanto è attenta ed impara, e sono sicura che aver incontrato Renza sulla nostra strada ci ha aiutato nel nostro cammino, e certamente per me è stato molto più facile capire tutte le potenzialità della mia principessa e questo è molto importate!!!!!
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