drdlrz
19-02-2009, 20:06
Gent.mo dott. Cuomo
Ci rivolgiamo a lei perchè ci piacerebbe capire l'origine dei "blocchi emotivi" (li chiamo io così, ma non so se sia la giusta terminologia tecnica) che nostra figlia manifesta, praticamente da sempre.
La bambina attualmente ha 8 anni e mezzo, e questo problema si è andato riducendo molto nel tempo sia come frequenza che come intensità, parallelamente al miglioramento della sua "ansia generalizzata", e questo ci ha sempre portati ad ipotizzare una correlazione tra i due disturbi.
Tanto per fare un esempio pratico, le descriviamo una situazione che spesso si verifica prima di iniziare le lezioni di pattinaggio, attività sportiva scelta in totale autonomia dalla bambina (poteva anche scegliere di non praticare nessuno sport), che lei aspetta con gioia durante la settimana (spesso chiede lumi su quando andiamo, ed è contenta se si tratta della giornata in corso) e nella quale sta anche ottenendo risultati gratificanti.
Quando iniziamo a prepararci, infiliamo i copripattini e poi i pattini, e lei inizia a diventare sempre più nervosa e agitata. Si vede che cerca di contenersi, ma l'agitazione sale al culmine quando arriva il momento dell'allacciatura. Il fiocco deve essere fatto esattamente come intende lei, e così il doppio nodo, ma a volte si agita talmente tanto che non riesce più a spiegare come lo vuole. Solitamente riusciamo a sdrammatizzare e a fingere di sistemare meglio il laccio (a quel punto a nulla serve cercare di capire cosa non va, perchè è talmente sopra le righe che non si ottengono risposte comprensibili e coerenti), poi a coprirlo con il copripattino (che deve lasciare un po' scoperto il tacco, come dice lei) e farla partire. Superato questo ostacolo (sembra quasi che tutte queste procedure forzose l'aiutino ad incanalare l'ansia), la bambina inizia gli allenamenti e svolge volentieri l'attività sportiva per tutta l'ora, dopo la quale la ritiriamo tutta contenta e rilassata. Raramente (nell'ordine di 2 volte da settembre), succede che non riesca ad uscire dal circolo vizioso in cui è entrata, continua a rislacciare i pattini e nessun assetto le va bene, fino a che si mette a piangere dicendo che non intende indossarli. Se in seguito tentiamo di parlare con lei dell'episodio, cerca di tagliare corto dicendo che si era un po' arrabbiata, oppure puntando il dito sul fatto che non l'allacciavamo bene.
Questa è una situazione... episodi simili possono capitare prima di partire per il supermercato, oppure prima di indossare un paio di scarpe nuove, oppure quando ci sono situazioni che vanno ad impattare sulla sua ipersensibilità fisica (es: etichette negli abiti che le danno fastidio) o nella sua esigenza di controllare l'ambiente e le persone che le stanno intorno (ad es: un'apparecchiatura diversa o una persona che non sta ferma mentre lei guarda la TV).
Noi genitori siamo piuttosto sereni, adesso, di fronte a questi atteggiamenti, perchè abbiamo visto che negli anni si sono ridotti, e contiamo che con la crescita e la maturazione di nostra figlia andranno quasi a spegnersi.
Però dobbiamo constatare che, adesso che lei è grande, queste "crisi" sono sempre più disturbanti, sia per la ragazzina stessa (la quale poi mostra di vergognarsi per come si è comportata) che per noi familiari (che fatichiamo sempre più a gestirla, anche fisicamente), che per chi le sta intorno (è "normale" vedere il bambino che fa "capricci" a 3 anni... un po' meno a 9).
Ci piacerebbe quindi capire meglio come dovremmo comportarci (abbiamo anche fatto alcuni "esperimenti", cercando di essere empatici, o sbrigativi, o rigidi, o comprensivi...) e come dovremmo parlare con lei di queste sue strane reazioni per aiutarla a crescere serenamente senza sentirsi per questo "sbagliata".
Grazie dell'aiuto.
I genitori di Lucrezia
Ci rivolgiamo a lei perchè ci piacerebbe capire l'origine dei "blocchi emotivi" (li chiamo io così, ma non so se sia la giusta terminologia tecnica) che nostra figlia manifesta, praticamente da sempre.
La bambina attualmente ha 8 anni e mezzo, e questo problema si è andato riducendo molto nel tempo sia come frequenza che come intensità, parallelamente al miglioramento della sua "ansia generalizzata", e questo ci ha sempre portati ad ipotizzare una correlazione tra i due disturbi.
Tanto per fare un esempio pratico, le descriviamo una situazione che spesso si verifica prima di iniziare le lezioni di pattinaggio, attività sportiva scelta in totale autonomia dalla bambina (poteva anche scegliere di non praticare nessuno sport), che lei aspetta con gioia durante la settimana (spesso chiede lumi su quando andiamo, ed è contenta se si tratta della giornata in corso) e nella quale sta anche ottenendo risultati gratificanti.
Quando iniziamo a prepararci, infiliamo i copripattini e poi i pattini, e lei inizia a diventare sempre più nervosa e agitata. Si vede che cerca di contenersi, ma l'agitazione sale al culmine quando arriva il momento dell'allacciatura. Il fiocco deve essere fatto esattamente come intende lei, e così il doppio nodo, ma a volte si agita talmente tanto che non riesce più a spiegare come lo vuole. Solitamente riusciamo a sdrammatizzare e a fingere di sistemare meglio il laccio (a quel punto a nulla serve cercare di capire cosa non va, perchè è talmente sopra le righe che non si ottengono risposte comprensibili e coerenti), poi a coprirlo con il copripattino (che deve lasciare un po' scoperto il tacco, come dice lei) e farla partire. Superato questo ostacolo (sembra quasi che tutte queste procedure forzose l'aiutino ad incanalare l'ansia), la bambina inizia gli allenamenti e svolge volentieri l'attività sportiva per tutta l'ora, dopo la quale la ritiriamo tutta contenta e rilassata. Raramente (nell'ordine di 2 volte da settembre), succede che non riesca ad uscire dal circolo vizioso in cui è entrata, continua a rislacciare i pattini e nessun assetto le va bene, fino a che si mette a piangere dicendo che non intende indossarli. Se in seguito tentiamo di parlare con lei dell'episodio, cerca di tagliare corto dicendo che si era un po' arrabbiata, oppure puntando il dito sul fatto che non l'allacciavamo bene.
Questa è una situazione... episodi simili possono capitare prima di partire per il supermercato, oppure prima di indossare un paio di scarpe nuove, oppure quando ci sono situazioni che vanno ad impattare sulla sua ipersensibilità fisica (es: etichette negli abiti che le danno fastidio) o nella sua esigenza di controllare l'ambiente e le persone che le stanno intorno (ad es: un'apparecchiatura diversa o una persona che non sta ferma mentre lei guarda la TV).
Noi genitori siamo piuttosto sereni, adesso, di fronte a questi atteggiamenti, perchè abbiamo visto che negli anni si sono ridotti, e contiamo che con la crescita e la maturazione di nostra figlia andranno quasi a spegnersi.
Però dobbiamo constatare che, adesso che lei è grande, queste "crisi" sono sempre più disturbanti, sia per la ragazzina stessa (la quale poi mostra di vergognarsi per come si è comportata) che per noi familiari (che fatichiamo sempre più a gestirla, anche fisicamente), che per chi le sta intorno (è "normale" vedere il bambino che fa "capricci" a 3 anni... un po' meno a 9).
Ci piacerebbe quindi capire meglio come dovremmo comportarci (abbiamo anche fatto alcuni "esperimenti", cercando di essere empatici, o sbrigativi, o rigidi, o comprensivi...) e come dovremmo parlare con lei di queste sue strane reazioni per aiutarla a crescere serenamente senza sentirsi per questo "sbagliata".
Grazie dell'aiuto.
I genitori di Lucrezia