paola
18-08-2008, 21:53
Mi piacerebbe raccogliereesperienze positive di integrazione scolastica dando magari anche idee per favorirla a chi ha bimbi che si stanno per affacciare al mondo della scuola.
Vi giro quindi la testimonianza di Valeria (con calma poi metto le foto ;) )
Enrico ha appena compiuto 12 anni. E’ celiaco, ha l’artrite reumatoide. Attualmente sta combattendo una forma di alopecia areata con l’intenzione di averla vinta.
E’ il nostro secondogenito, arrivato dopo Francesco che oggi ha sedici anni e studia al liceo scientifico. Con noi vive anche Zuzù, un gattino bianco.
Enrico è sereno, equilibrato, positivo, socievole, ama stare in compagnia, ha senso dell’umorismo, ottime capacità di adattamento, un grande amore per gli animali.
Ha buone doti di equilibrio e di coordinazione. Da anni pratica il nuoto: ha imparato i vari stili. Adora il mare e condivide con il padre la passione per il gommone, aiutandolo attivamente in tutte le operazioni da compiere per mettere in mare il gommone e per riportarlo a terra.
Data la sua disinvoltura nell’acqua e la sua passione per il mare anche quest’estate lo abbiamo iscritto a un corso di vela per principianti. Al termine della prima esperienza, lo scorso anno, ha portato la barca in compagnia di Chiara (un’amica), che gli dava qualche dritta. Quest’anno ha fatto di più: ha navigato e virato da solo, come i suoi compagni (tutti ragazzi normodotati).
Il gruppo lo ha sostenuto e incoraggiato, gratificandolo per i successi.
E’ abile con la palla, ha imparato a giocare a pallamano, gli piace giocare a pallone nei prati. Usa con gran disinvoltura il monopattino, sta imparando ad usare i pattini. Di recente ha imparato ad andare in bicicletta. Suo padre ha dedicato tempo e pazienza al raggiungimento di questa capacità, in modo da dare ad Enrico un ulteriore opportunità di giocare, alla pari, con altri ragazzini.
Il suo linguaggio è ancora carente, sono presenti diverse difficoltà, balbetta un po’ e questo rende più difficile la comunicazione. E’ pigro e quindi occorre stimolarlo a sforzarsi maggiormente nella produzione corretta delle parole e nella costruzione della frase. Senza esagerare perchè altrimenti si mortifica, smette di parlare e si intristisce. In famiglia lo facciamo parlare il più possibile, dando ogni tanto qualche input. Questo comporta fatica perché spesso, per comprenderlo, occorre conoscere il suo vissuto, i suoi riferimenti e avere la pazienza di seguire i suoi percorsi logici. Enrico riesce comunque a farsi capire e a comunicare con tutti. Questa difficoltà, sulla quale si sta lavorando attraverso la logopedia, lo penalizza in quanto gli altri - a scuola è capitato - sono portati a valutare le sue capacità di comprensione e di apprendimento sulla base delle capacità espressive, sottovalutando la persona e le sue potenzialità.
Enrico è autonomo nel vestirsi/ svestirsi, lavarsi, mangiare.
Da qualche tempo stiamo lavorando per consentirgli di essere autonomo fuori da casa e spostarsi nel quartiere. Il suo desiderio di “andare da solo” ci ha spinto a provarci e, consapevoli delle sue buone capacità di orientamento nello spazio e della sua prudenza, gli abbiamo dato fiducia. Abbiamo iniziato gradualmente: i primi tratti erano brevi e la sorveglianza stretta e ravvicinata; in seguito, rassicurati dal suo comportamento corretto e adeguato, abbiamo accresciuto la lunghezza del percorso e allentata la sorveglianza (comunque esercitata attraverso il cellulare). Enrico rispetta la consegna: ci aspetta sempre nel luogo stabilito. E’ necessario proseguire per consentirgli di conseguire l’ autonomia necessaria per gli spostamenti quotidiani da casa verso la scuola, il parco, la zia, gli amici.
E’ socievole e quindi si inserisce facilmente nel gruppo. Da alcuni anni è entrato in un’associazione di scoutismo; ha partecipato ad alcuni campi estivi (durano 8 giorni), ai mini campi (2 – 3 giorni), alle gite domenicali, alle attività finalizzate ad acquisire le cosiddette capacità, per usare il linguaggio scout. Ultimamente ha meritato la capacità di cucina.
Gli piace andare alle gite e ai campi: adora viaggiare ed è affascinato dal pulmann.
Il campo migliore per lui è stato quello dello scorso anno: con l’intera sezione è partito in aereo per andare in Abruzzo.
Benché abbia sicuramente vissuto momenti di nostalgia, li ha superati bene, come ci hanno riferito.
All’interno del “branco” è un lupo anziano, in autunno passerà nel “reparto” e diventerà un esploratore.
Enrico sa leggere, anche se lentamente, scrive usando lo stampato maiuscolo e il corsivo (con più difficoltà e lentezza in quanto ha imparato di recente con noi, e ha quindi ancora bisogno di tempo per consolidare). Non ha conseguito una piena autonomia e ha ancora bisogno della presenza di un’altra persona.
Con noi ha imparato da tempo ad usare il computer. Sa accenderlo, spegnerlo, conosce i percorsi per arrivare ad alcuni programmi, utilizza diversi giochi e il suo preferito è un gioco di dama. Conosce la tastiera e scrive brevi frasi.
A casa è autonomo in tante attività. Di sua iniziativa apparecchia la tavola, aiuta nel disbrigo di diverse faccende domestiche, sa dove stanno gli oggetti che si utilizzano e si muove bene. Ha dei compiti precisi ai quali tiene molto: per esempio dopo cena è suo il compito di avviare la lavastoviglie. Sa usare la televisione, il videoregistratore, l’impianto stereo, distinguendo i diversi telecomandi. E’ un grande osservatore ed è molto collaborativo. E’ interessato ad ogni aspetto della vita della famiglia, partecipa a tutto. E’ preciso e ordinato, tiene in ordine le sue cose, la sua cameretta, la sera ripiega i suoi abiti e li ripone sulla sedia. Ha imparato ciò che sa fare trascorrendo molto tempo con me, seguendo le diverse operazioni. Ho sempre parlato con lui, spiegandogli quel che faccio e perché e cosa farò più tardi. Ho cercato di farlo sentire un elemento attivo della famiglia, spronandolo a fare da solo. Mi sono impegnata a rendere piacevoli ed interessanti le faccende più banali, pensando in prospettiva alla sua autonomia. Fino a qualche mese fa nei momenti liberi guardava le sue videocassette preferite scegliendo da solo che film o cartone animato vedere e impostando autonomamente videoregistratore e televisore. Oggi preferisce film che fanno un po’ paura oppure ascolta musica. Usa il suo registratore portatile oppure il lettore di CD dell’impianto stereo di casa. Apprezza diversi generi musicali e non disdegna la musica che ascolta suo fratello. Ha un buon senso del ritmo ed è molto interessato ad alcuni strumenti presenti in casa come il pianoforte e la chitarra.
E’ molto attento ai bisogni di Zuzù, gioca con lui, passano tanto tempo insieme e si fanno compagnia.
Dallo scorso anno usa il telefono cellulare. Abbiamo deciso di regalarglielo prima di tutto perché ne era affascinato e poi perché abbiamo pensato che potesse essere uno stimolo avere a che fare con uno strumento per il cui uso è necessario attivare dei processi logici.
Effettivamente ha funzionato. Enrico ha iniziato a usare le funzioni più semplici per poi gradualmente passare all’uso di funzioni più complesse ovvero: dalla ricerca rapida dei numeri è passato in breve tempo all’uso della rubrica e poi, esplorando da solo le funzioni del telefono, ha imparato a inviare gli sms, che per lungo tempo ha inviato vuoti cioè privi di messaggio. Ora sta iniziando a scrivere qualche breve messaggio. Non è facile e sono necessari tempo e pazienza ma anche questo è per lui utile, è un modo per comunicare, per leggere. Le persone che ricevono i suoi sms, anche vuoti, lo richiamano o gli inviano un sms e così lui ha l’opportunità di comunicare e di leggere…
L’unico problema sono i costi: esaurisce velocemente il credito e quindi tardiamo sempre un po’ a ricaricare la scheda in modo che impari ad essere più moderato.
Con Enrico è importante avere l’approccio giusto. Occorre essere ottimisti e fiduciosi, mai dare per scontato che non ce la farà, che il compito sia troppo difficile per lui. Tante volte ha stupito noi stessi, dimostrandoci di saper fare e di conoscere cose che non sospettavamo sapesse fare e conoscesse. Gli obiettivi non devono essere troppo modesti. Abbiamo imparato a scomporre l’obiettivo in tanti sottobiettivi, a graduare la difficoltà gratificando ogni piccolo successo con la lode e i premi, che non sono quasi mai cose materiali, ma attività piacevoli; ad esempio: adesso facciamo i compiti e poi andiamo in piscina, ora riordiniamo i giochi e poi andiamo da nonna.
Si è sempre rivelato vincente fare leva sugli interessi spontanei per il raggiungimento degli obiettivi. Questa strategia può essere utilizzata anche a scuola, sempre. Nei momenti di stanchezza e di calo dell’attenzione è più produttivo interrompere per un pò, cambiare attività, distrarlo, dargli l’opportunità di riprendersi. Poi si potrà tornare al compito in modo da fargli sperimentare il successo. In questo modo si recuperano sufficienti livelli di attenzione e motivazione. Occorre mediare sempre tra Enrico e il compito, con l’obiettivo finale di farlo andare avanti da solo. E’ fondamentale gratificarlo, rafforzando il senso di competenza e, di conseguenza, la motivazione.
Per garantire l’integrazione è importante che Enrico lavori con la classe. Nella scuola elementare si è inserito nel gruppo classe, ha partecipato alle attività scolastiche, ai giochi, maturando un forte senso di appartenenza. I suoi compagni gli hanno voluto un gran bene e alcuni sono molto legati a lui: un piccolo gruppo di bambini, più di altri, ha interagito molto bene con Enrico. Il suo migliore amico è Alessio Busonera. Per lui Enrico nutre un affetto speciale, ricambiato sinceramente. Si incontrano anche fuori dalla scuola, sono stati vicini di casa per tre anni, hanno frequentato insieme il catechismo e fatto la Prima Comunione. Per Enrico è fondamentale avere un punto di riferimento, un alleato e ciò favorirà la sua integrazione con gli altri compagni e il suo rapporto con gli insegnanti. La presenza di Alessio sarà molto utile agli insegnanti e ai nuovi compagni.
L’esperienza dell’ultimo anno scolastico ha dimostrato che l’integrazione può realizzarsi solo stando in classe e partecipando alle attività comuni. I contenuti vanno semplificati ma è fondamentale per Enrico fare le stesse cose, partecipare. Riferisco una situazione vissuta a scuola due anni fa, nel corso della IV elementare. L’insegnante di sostegno, a fronte della nostra richiesta di farlo partecipare a tutte le attività scolastiche, sosteneva che non fosse utile per Enrico fare la storia in quanto, secondo lei, ancora non aveva acquisito il senso del tempo. Nello stesso periodo Enrico ha iniziato, e con noi si esprimeva molto spesso in tal senso, a ipotizzare la sua vita da persona adulta, con una casa propria (individuata in un appartamento in uno stabile in costruzione di fronte al quello dove abitiamo), un mezzo di locomozione (un motorino), una moglie (Chiara, la sua amica), una propria famiglia. Enrico si immaginava adulto. E’ proprio vero che non aveva il senso del tempo?
Come già detto è fondamentale avere la volontà di guardare alle sue altre capacità e avere sempre fiducia nelle sue potenzialità. Solo con questo approccio potrà essere programmato un percorso di integrazione e di crescita personale.
Vi giro quindi la testimonianza di Valeria (con calma poi metto le foto ;) )
Enrico ha appena compiuto 12 anni. E’ celiaco, ha l’artrite reumatoide. Attualmente sta combattendo una forma di alopecia areata con l’intenzione di averla vinta.
E’ il nostro secondogenito, arrivato dopo Francesco che oggi ha sedici anni e studia al liceo scientifico. Con noi vive anche Zuzù, un gattino bianco.
Enrico è sereno, equilibrato, positivo, socievole, ama stare in compagnia, ha senso dell’umorismo, ottime capacità di adattamento, un grande amore per gli animali.
Ha buone doti di equilibrio e di coordinazione. Da anni pratica il nuoto: ha imparato i vari stili. Adora il mare e condivide con il padre la passione per il gommone, aiutandolo attivamente in tutte le operazioni da compiere per mettere in mare il gommone e per riportarlo a terra.
Data la sua disinvoltura nell’acqua e la sua passione per il mare anche quest’estate lo abbiamo iscritto a un corso di vela per principianti. Al termine della prima esperienza, lo scorso anno, ha portato la barca in compagnia di Chiara (un’amica), che gli dava qualche dritta. Quest’anno ha fatto di più: ha navigato e virato da solo, come i suoi compagni (tutti ragazzi normodotati).
Il gruppo lo ha sostenuto e incoraggiato, gratificandolo per i successi.
E’ abile con la palla, ha imparato a giocare a pallamano, gli piace giocare a pallone nei prati. Usa con gran disinvoltura il monopattino, sta imparando ad usare i pattini. Di recente ha imparato ad andare in bicicletta. Suo padre ha dedicato tempo e pazienza al raggiungimento di questa capacità, in modo da dare ad Enrico un ulteriore opportunità di giocare, alla pari, con altri ragazzini.
Il suo linguaggio è ancora carente, sono presenti diverse difficoltà, balbetta un po’ e questo rende più difficile la comunicazione. E’ pigro e quindi occorre stimolarlo a sforzarsi maggiormente nella produzione corretta delle parole e nella costruzione della frase. Senza esagerare perchè altrimenti si mortifica, smette di parlare e si intristisce. In famiglia lo facciamo parlare il più possibile, dando ogni tanto qualche input. Questo comporta fatica perché spesso, per comprenderlo, occorre conoscere il suo vissuto, i suoi riferimenti e avere la pazienza di seguire i suoi percorsi logici. Enrico riesce comunque a farsi capire e a comunicare con tutti. Questa difficoltà, sulla quale si sta lavorando attraverso la logopedia, lo penalizza in quanto gli altri - a scuola è capitato - sono portati a valutare le sue capacità di comprensione e di apprendimento sulla base delle capacità espressive, sottovalutando la persona e le sue potenzialità.
Enrico è autonomo nel vestirsi/ svestirsi, lavarsi, mangiare.
Da qualche tempo stiamo lavorando per consentirgli di essere autonomo fuori da casa e spostarsi nel quartiere. Il suo desiderio di “andare da solo” ci ha spinto a provarci e, consapevoli delle sue buone capacità di orientamento nello spazio e della sua prudenza, gli abbiamo dato fiducia. Abbiamo iniziato gradualmente: i primi tratti erano brevi e la sorveglianza stretta e ravvicinata; in seguito, rassicurati dal suo comportamento corretto e adeguato, abbiamo accresciuto la lunghezza del percorso e allentata la sorveglianza (comunque esercitata attraverso il cellulare). Enrico rispetta la consegna: ci aspetta sempre nel luogo stabilito. E’ necessario proseguire per consentirgli di conseguire l’ autonomia necessaria per gli spostamenti quotidiani da casa verso la scuola, il parco, la zia, gli amici.
E’ socievole e quindi si inserisce facilmente nel gruppo. Da alcuni anni è entrato in un’associazione di scoutismo; ha partecipato ad alcuni campi estivi (durano 8 giorni), ai mini campi (2 – 3 giorni), alle gite domenicali, alle attività finalizzate ad acquisire le cosiddette capacità, per usare il linguaggio scout. Ultimamente ha meritato la capacità di cucina.
Gli piace andare alle gite e ai campi: adora viaggiare ed è affascinato dal pulmann.
Il campo migliore per lui è stato quello dello scorso anno: con l’intera sezione è partito in aereo per andare in Abruzzo.
Benché abbia sicuramente vissuto momenti di nostalgia, li ha superati bene, come ci hanno riferito.
All’interno del “branco” è un lupo anziano, in autunno passerà nel “reparto” e diventerà un esploratore.
Enrico sa leggere, anche se lentamente, scrive usando lo stampato maiuscolo e il corsivo (con più difficoltà e lentezza in quanto ha imparato di recente con noi, e ha quindi ancora bisogno di tempo per consolidare). Non ha conseguito una piena autonomia e ha ancora bisogno della presenza di un’altra persona.
Con noi ha imparato da tempo ad usare il computer. Sa accenderlo, spegnerlo, conosce i percorsi per arrivare ad alcuni programmi, utilizza diversi giochi e il suo preferito è un gioco di dama. Conosce la tastiera e scrive brevi frasi.
A casa è autonomo in tante attività. Di sua iniziativa apparecchia la tavola, aiuta nel disbrigo di diverse faccende domestiche, sa dove stanno gli oggetti che si utilizzano e si muove bene. Ha dei compiti precisi ai quali tiene molto: per esempio dopo cena è suo il compito di avviare la lavastoviglie. Sa usare la televisione, il videoregistratore, l’impianto stereo, distinguendo i diversi telecomandi. E’ un grande osservatore ed è molto collaborativo. E’ interessato ad ogni aspetto della vita della famiglia, partecipa a tutto. E’ preciso e ordinato, tiene in ordine le sue cose, la sua cameretta, la sera ripiega i suoi abiti e li ripone sulla sedia. Ha imparato ciò che sa fare trascorrendo molto tempo con me, seguendo le diverse operazioni. Ho sempre parlato con lui, spiegandogli quel che faccio e perché e cosa farò più tardi. Ho cercato di farlo sentire un elemento attivo della famiglia, spronandolo a fare da solo. Mi sono impegnata a rendere piacevoli ed interessanti le faccende più banali, pensando in prospettiva alla sua autonomia. Fino a qualche mese fa nei momenti liberi guardava le sue videocassette preferite scegliendo da solo che film o cartone animato vedere e impostando autonomamente videoregistratore e televisore. Oggi preferisce film che fanno un po’ paura oppure ascolta musica. Usa il suo registratore portatile oppure il lettore di CD dell’impianto stereo di casa. Apprezza diversi generi musicali e non disdegna la musica che ascolta suo fratello. Ha un buon senso del ritmo ed è molto interessato ad alcuni strumenti presenti in casa come il pianoforte e la chitarra.
E’ molto attento ai bisogni di Zuzù, gioca con lui, passano tanto tempo insieme e si fanno compagnia.
Dallo scorso anno usa il telefono cellulare. Abbiamo deciso di regalarglielo prima di tutto perché ne era affascinato e poi perché abbiamo pensato che potesse essere uno stimolo avere a che fare con uno strumento per il cui uso è necessario attivare dei processi logici.
Effettivamente ha funzionato. Enrico ha iniziato a usare le funzioni più semplici per poi gradualmente passare all’uso di funzioni più complesse ovvero: dalla ricerca rapida dei numeri è passato in breve tempo all’uso della rubrica e poi, esplorando da solo le funzioni del telefono, ha imparato a inviare gli sms, che per lungo tempo ha inviato vuoti cioè privi di messaggio. Ora sta iniziando a scrivere qualche breve messaggio. Non è facile e sono necessari tempo e pazienza ma anche questo è per lui utile, è un modo per comunicare, per leggere. Le persone che ricevono i suoi sms, anche vuoti, lo richiamano o gli inviano un sms e così lui ha l’opportunità di comunicare e di leggere…
L’unico problema sono i costi: esaurisce velocemente il credito e quindi tardiamo sempre un po’ a ricaricare la scheda in modo che impari ad essere più moderato.
Con Enrico è importante avere l’approccio giusto. Occorre essere ottimisti e fiduciosi, mai dare per scontato che non ce la farà, che il compito sia troppo difficile per lui. Tante volte ha stupito noi stessi, dimostrandoci di saper fare e di conoscere cose che non sospettavamo sapesse fare e conoscesse. Gli obiettivi non devono essere troppo modesti. Abbiamo imparato a scomporre l’obiettivo in tanti sottobiettivi, a graduare la difficoltà gratificando ogni piccolo successo con la lode e i premi, che non sono quasi mai cose materiali, ma attività piacevoli; ad esempio: adesso facciamo i compiti e poi andiamo in piscina, ora riordiniamo i giochi e poi andiamo da nonna.
Si è sempre rivelato vincente fare leva sugli interessi spontanei per il raggiungimento degli obiettivi. Questa strategia può essere utilizzata anche a scuola, sempre. Nei momenti di stanchezza e di calo dell’attenzione è più produttivo interrompere per un pò, cambiare attività, distrarlo, dargli l’opportunità di riprendersi. Poi si potrà tornare al compito in modo da fargli sperimentare il successo. In questo modo si recuperano sufficienti livelli di attenzione e motivazione. Occorre mediare sempre tra Enrico e il compito, con l’obiettivo finale di farlo andare avanti da solo. E’ fondamentale gratificarlo, rafforzando il senso di competenza e, di conseguenza, la motivazione.
Per garantire l’integrazione è importante che Enrico lavori con la classe. Nella scuola elementare si è inserito nel gruppo classe, ha partecipato alle attività scolastiche, ai giochi, maturando un forte senso di appartenenza. I suoi compagni gli hanno voluto un gran bene e alcuni sono molto legati a lui: un piccolo gruppo di bambini, più di altri, ha interagito molto bene con Enrico. Il suo migliore amico è Alessio Busonera. Per lui Enrico nutre un affetto speciale, ricambiato sinceramente. Si incontrano anche fuori dalla scuola, sono stati vicini di casa per tre anni, hanno frequentato insieme il catechismo e fatto la Prima Comunione. Per Enrico è fondamentale avere un punto di riferimento, un alleato e ciò favorirà la sua integrazione con gli altri compagni e il suo rapporto con gli insegnanti. La presenza di Alessio sarà molto utile agli insegnanti e ai nuovi compagni.
L’esperienza dell’ultimo anno scolastico ha dimostrato che l’integrazione può realizzarsi solo stando in classe e partecipando alle attività comuni. I contenuti vanno semplificati ma è fondamentale per Enrico fare le stesse cose, partecipare. Riferisco una situazione vissuta a scuola due anni fa, nel corso della IV elementare. L’insegnante di sostegno, a fronte della nostra richiesta di farlo partecipare a tutte le attività scolastiche, sosteneva che non fosse utile per Enrico fare la storia in quanto, secondo lei, ancora non aveva acquisito il senso del tempo. Nello stesso periodo Enrico ha iniziato, e con noi si esprimeva molto spesso in tal senso, a ipotizzare la sua vita da persona adulta, con una casa propria (individuata in un appartamento in uno stabile in costruzione di fronte al quello dove abitiamo), un mezzo di locomozione (un motorino), una moglie (Chiara, la sua amica), una propria famiglia. Enrico si immaginava adulto. E’ proprio vero che non aveva il senso del tempo?
Come già detto è fondamentale avere la volontà di guardare alle sue altre capacità e avere sempre fiducia nelle sue potenzialità. Solo con questo approccio potrà essere programmato un percorso di integrazione e di crescita personale.