aledario
21-04-2008, 13:20
Lavoro… un'altra conquista … un percorso difficile e pieno di insidie … ma ora è venuto finalmente il momento della gioia…
Già, perché Dario è stato assunto… un anno a tempo determinato per ora (come tutti del resto no?! ;-)). Ancora non si sa con quale inquadramento, ma certo non è nemmeno questo aspetto che preoccupa in questo momento ;-). Però credo sia anche giusto a questo punto raccontarvi come si è potuti arrivare fino a qui… per “capire” dove sono i maggiori problemi, gli ostacoli da superare… e quali sono le condizioni necessarie affinché questi traguardi (che in realtà spero siano solo ennesimi “punti di partenza”) possano essere raggiunti da sempre più persone con la sindrome di Down.
Dario ha iniziato ad avere rapporti con l’hotel che ora lo assumerà, a partire dal 2005, due periodi di stage istituzionale di quindici giorni ciascuno, come attività curricolare prevista nell’ambito del piano di studi dell’Istituto alberghiero che ha frequentato dal 2002 al 2006, su sua precisa scelta. I proprietari dell’hotel infatti sono persone estremamente squisite e rispettose, con una certa inclinazione anche all’impegno nel sociale, per cui di certo i presupposti si presentavano favorevolmente.
In questo hotel tuttavia non avevano mai avuto un tirocinante down… e lo scoprire che al contrario di quello che in modo probabilmente preconcetto pensavano, Dario metteva molto impegno in ciò che faceva, riuscendo anche a “produrre”, li ha convinti che forse aveva delle potenzialità e quindi a tentare alla fine del corso di studi (da settembre del 2006, vedi qui http://www.pianetadown.org/vbulletin/showthread.php?t=541 ) un’esperienza di tirocinio lavorativo nell’ambito dei servizi di inserimento lavorativo del Comune, dichiarando da subito apertamente la possibilità di assunzione al termine del periodo. A questo naturalmente si univano le doti umane di dario, che da subito si è integrato molto bene nel “gruppo”, che di conseguenza lo ha accolto con disponibilità in quella specie di “famiglia” (perché in fondo questa è l’impressione che si ha vedendo quell’ambiente di lavoro) che è l’insieme di chi lavora in quell’hotel. Ovviamente allora la felicità era talmente grande che ci ha un poco “accecati”, impedendoci di mettere in atto tutte quelle “precauzioni” indispensabili in questi casi… quelli in cui “tutto va troppo bene” ;-) per essere vero! Ed è stato così che ad un mese circa dalla fine del periodo di tirocinio, dopo che tutti i feedback che ci arrivavano dalle varie “fonti” (Assistente Sociale responsabile del SIL, proprietari dell’hotel etc) erano comunque positivi (a parte qualche piccola considerazione sui tempi di concentrazione non costanti), ci è arrivata addosso… una terribile, tanto più perché inaspettata, “doccia fredda”, riassunta in poche, crudelissime parole pronunciate al telefono, e che hanno assunto il significato di una definitiva sentenza di condanna: “Inadatto all’attività lavorativa”. Come… ma se fino ad ora andava tutto bene… e adesso? Quali prospettive potevano esserci allora? “Nessuna” ci è stato detto tra le righe da chi per professione era abituata probabilmente a scornarsi con problemi di questo tipo … e che in tanti anni di lavoro non era riuscita a finalizzare nemmeno un contratto lavorativo per una persona disabile intellettiva, nonostante il costante e qualificato impegno. Tutt’al più, ci siamo sentiti dire… avrebbe potuto fare ancora un periodo di tirocinio in qualche altra realtà… ma corto, visto che l’obiettivo inserimento lavorativo sembrava irrimediabilmente compromesso, e poi magari prestare la sua opera a livello di volontariato in qualche mensa. Il sogno sembrava svanito… anzi… improvvisamente sembrava che il sogno ce lo fossimo proprio… “sognato” :? senza nemmeno avere il “diritto” di farlo… come era possibile? Sarebbe stato facile e naturale “mollare”… ma in quella circostanza non ci è sembrato giusto. E allora prima siamo riusciti a strappare un prolungamento di due mesi dello stage, per fare da “ponte” almeno fino all’inizio della scorsa estate… (con relativo “lavaggio del cervello” a Dario affinché desse il meglio di sé in questo periodo), e poi dopo aver approfondito alcuni aspetti relativi alla legislazione, alle agevolazioni, e al trattamento contrattuale, anche grazie alla disponibilità di persone amiche cui stava a cuore il futuro di Dario, abbiamo deciso di scrivere una lettera alla direzione dell’albergo in cui raccontare anche la “nostra” verità, senza paura di apparire ridicoli, ma con la fermezza di chi “chiede” (perché questo stavamo facendo, indubbiamente) … ma con dignità. Questa lettera, che vi riporto qua sotto, credo abbia segnato un “giro di boa” importante, una svolta … non tanto per quanto ci stava scritto, ma forse più perché ha permesso di “guardare” il problema anche da un altro punto di vista (anche a me ;-)).
Credo che leggerla (come del resto scriverla ;-)) abbia fatto riflettere le persone a cui era destinata, che va detto, erano già allora molto affezionate a Dario, in termini comunque non propriamente utilitaristici… per cui un giorno uno dei due fratelli ha sollevato la cornetta del telefono, ci ha chiamato… ci si è chiariti apertamente, con cortesia ma al tempo stesso senza ambiguità. Ed è stato così che insieme si è deciso di fare un ulteriore tentativo, meno “ambizioso” forse (nel mansionario e nell’orario di lavoro, che non avrebbe previsto la presenza di Dario nei momenti di massima intensità lavorativa, e al tempo stesso sarebbe stato ridotto da 6 a 4 ore giornaliere). Insomma si è cercato anche di fare quel lavoro di “incrocio” tra esigenze lavorative e capacità del lavoratore disabile che forse un po’ tutti abbastanza ingenuamente avevamo dato per scontato, rischiando di rovinare tutto. E la cosa ha funzionato. Dario, lavorando non sotto massimo stress rende ovviamente meglio, e lavorando meno … anche con maggiore continuità. I colleghi ora hanno maggiore coscienza delle sue possibilità, nel senso di ciò che “può” fare … e di ciò che invece in questo momento “non può” arrivare a fare… e si è ristabilito un equilibrio… profittevole per tutti. E quindi è partito un ulteriore periodo di tirocinio… cui ne è seguito un altro (quello che si concluderà al 30 aprile prossimo) in ottica di “convenzione” (quella prevista dalla legge 68/99) finalizzata all’inserimento lavorativo in azienda. (ma che a questo punto non ha ricevuto alcuna “pubblicità”… scottati come eravamo rimasti dall’esperienza iniziale). Quando dopo l’ennesimo incontro a “quattro” (Imprenditore, Dario, Assistente Sociale e genitori)… ci è stata manifestata ormai sei mesi fa l’intenzione di procedere ad assunzione con il mese di maggio (mese nel quale scadeva “l’obbligo” per la quota obbligatoria collocamento mirato) noi siamo stati scaramanticamente zitti fino all’annuncio ufficiale di settimana scorsa ;), mentre l’Assistente Sociale del Comune è corsa dal responsabile del Servizio a raccontare felice la novità … abbandonando in strada l’auto e facendosela così portare via con il carro attrezzi dai propri colleghi della polizia municipale :lol: (e quando ce l’ha raccontato… l’ha fatto ridendo! :D Immaginatevi che gioia deve essere stata per lei… venire a sapere di questa notizia, dopo tanti anni di impegno e di frustranti insuccessi, contrassegnati dall’impotenza…; già, perché a un imprenditore che ti dice “Sì, … ma non rende, perché dovrei prendere un down se posso assolvere l’obbligo assumendo, che so… un disabile fisico produttivo al 100% su una determinata mansione?”… mica puoi dire nulla! ). Ma questa volta è andata: Dario potrà iniziare a lavorare non appena la Provincia avrà rilasciato il nulla osta alla fine dello stage (sarà circa metà maggio ci dicono), grazie ad una serie di circostanze che hanno concorso a far sì che questo sogno si trasformasse in realtà: la disponibilità del datore di lavoro innanzitutto, a non ragionare esclusivamente in termini produttivi (senza di questa… non ci sarebbe stata alcuna speranza), la presenza di un ambiente di lavoro qualificato ma non esasperatamente competitivo, dove il clima che si respira è comunque quello di una piacevole armonia, …il competente anche se un po’ “disilluso” appoggio dei Servizi di inserimento lavorativo del Comune, il desiderio di noi genitori di vedere riconosciuta a Dario la possibilità di una vita almeno in questo aspetto “normale”e possibilmente felice, la tenacia con cui Dario ha saputo mostrare le sue doti ed i propri difetti, facendosi accettare e benvolere da tutti.
Una parola definitiva su quest’ultima cosa … che ora mi risulta molto chiara, e che (fatta salva l’originalità delle persone, di cui siamo noi genitori down i primi, accaniti “sostenitori”)mi conferma che le scelte fatte negli anni passati, ma soprattutto le priorità date nell’accompagnare Dario nella sua crescita… sono state magari non “giuste”… ma almeno sicuramente “opportune”. Se Dario il mese prossimo firmerà il suo (spero “primo” ;-)) contratto di lavoro… non lo deve principalmente alle proprie abilità (che sono comunque limitate se confrontate a quelle di chiunque altro che potrebbe rivestire quel ruolo di aiuto-cuoco in cucina), ma soprattutto alle sue doti umane, che hanno fatto sì che intorno a lui si creasse comunque una realtà capace di “apprezzarlo” per ciò che è, pur senza dimenticare ciò che un lavoratore “deve essere”. Ripeto… so che i nostri figli sono tutti diversi… ma se posso dare un consiglio sincero… non investite troppe energie nel raggiungimento di “competenze”, di abilità (che sono importanti certo… ma in un certo senso comunque “senza speranza” in un mondo competitivo come quello del lavoro), ma fate in modo se possibile che queste competenze siano accompagnate di pari passo (e se non è possibile, cercate tutt’al più di privilegiare piuttosto queste ultime!) da un’umanità ricca, piena anche se magari sofferta, e dal desiderio e la capacità di relazione … di dare e di ricevere da chi si incontra. Credo di non sbagliarmi dicendo che senza queste doti… la gioia di questi giorni … non sarebbe stata possibile.
Gent.mi fratelli xxxx
Siamo Paola e Alessandro Mosconi, i genitori di Dario.
Abbiamo pensato a lungo se era opportuno scrivere questa lettera, ma dopo aver riflettuto con onestà, ed anche dopo un colloquio che ci ha chiarito un po’ passato presente e futuro dell’esperienza di inserimento lavorativo di nostro figlio, abbiamo deciso che ne valeva sicuramente la pena, per una serie di motivi.
Il primo è sicuramente quello di volervi ringraziare per l’opportunità e la fiducia data a Dario in questi mesi di tirocinio lavorativo presso il vostro Hotel, che hanno seguito i precedenti periodi di stage effettuati durante il periodo scolastico. Una fiducia che ha sorpreso noi, prima di tutti, che ben conosciamo pregi e difetti del nostro ragazzo, ed anche gli “addetti ai lavori” degli uffici comunali preposti all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.
Ci ha sorpreso perché non poteva non colpire il fatto che a fronte di una forse non approfondita conoscenza del mondo dell’handicap e di chi ne fa parte, i Vs. giudizi iniziali hanno avuto bisogno di “inventare” valutazioni nemmeno previste sullo schema di valutazione (degli “ottimo” quando il massimo previsto era “buono”). E ci immaginiamo che a fronte di questa vostra “scoperta”, sia stato facile entusiasmarvi come noi facciamo quotidianamente per le potenzialità di quella persona umanamente così “bella” e ricca che è Dario, con il suo modo spontaneo e diretto di giocare la propria umanità relazionandosi con chi ha intorno a sé.
E ci immaginiamo anche che sia stato altrettanto deludente scoprire che i margini di miglioramento che credevate possibili, grazie all’entusiasmo ed all’impegno che Dario mette in tutto ciò che fa, non erano probabilmente così elevati come vi sareste aspettati, e come desideravate, al fine di un suo possibile inserimento in azienda. E la stessa delusione credo l’abbiano provata gli operatori del servizio comunale, che erano stati così favorevolmente colpiti da Dario e dalle sue potenzialità relazionali, da credere che le oggettive difficoltà sul piano professionale (anche se relative … nel suo “mondo”), si sarebbero potute superare con il tempo.
Anche noi ci scontriamo quotidianamente con questa realtà, ovviamente, e siamo ben consapevoli delle pesanti limitazioni di carattere manuale ma anche di costanza di rendimento che ostacolano e si oppongono alla “voglia di fare” di Dario, rendendo poco visibili i suoi miglioramenti, e minando l’ottimismo di chi ha fiducia in lui.
Ma crediamo fermamente che anche lui, come tutti, meriti un’opportunità nella vita, un’opportunità che sia certo collegata a ciò che in grado di dimostrare e di far valere rispetto alle proprie capacità, ma ovviamente, non solo … perché se no, sarebbe inevitabilmente perdente in partenza, in una società così sfrenatamente competitiva come quella in cui viviamo.
Ma il mercato ed il mondo del lavoro ovviamente a questa competizione in un certo senso non si possono sottrarre. E cosa potrebbe “dare” Dario quindi, da meritare di essere “assunto” da un qualsiasi datore di lavoro, visto che la sua produttività non potrà mai raggiungere quella di una persona normodotata, e nemmeno quella di un disabile con problemi tali da non comprometterne l’efficienza rispetto ad una determinata mansione?
Anche se esiste la legge 68/99 sull’inserimento lavorativo mirato infatti, un disabile intellettivo è chiaramente penalizzato di fronte all’esigenza di un datore di lavoro pur armato di buona volontà e determinato ad assolvere gli obblighi di legge, che comunque deve fare i conti con l’efficienza e la produttività.
Ma forse… è possibile guardare un po’ “oltre”, forse è possibile intravedere, tra le pieghe della apparente crudeltà di una situazione che non sembra far “incontrare” le giuste aspirazioni dei disabili intellettivi con quelle del mondo del lavoro, dei vantaggi “reali” ed in parte anche quantificabili che la presenza di una persona come Dario potrebbe portare nella realtà da voi gestita. Proviamo, umilmente, a suggerirvene alcuni, nel caso non vi foste soffermati su di essi.
Il più importante crediamo sia sicuramente un fatto culturale, quello di aiutare a trasformare il modo di lavorare, da solo ed unico mezzo di profitto, a strumento di realizzazione delle persone, nell’ottica di quella Responsabilità Sociale di Impresa di cui tutti al giorno d’oggi intuiscono l’importanza, spesso se ne riempiono magari la bocca, ma faticano a trasformare in azioni concrete e virtuose.
Beneficenza quindi? Siamo fermamente convinti di no! Prima di tutto perché siamo certi che la presenza di Dario nell’ambiente di lavoro sia stata vissuta da tutti coloro che in qualche modo hanno avuto a che fare con lui in modo positivo e credo arricchente anche per loro, quantomeno sotto il profilo umano; e questo, anche se non è una caratteristica professionale… di certo “aiuta” a creare un clima sereno, collaborativo, dove lavorare è comunque piacevole, per tutti … ripercuotendosi positivamente anche sulle prestazioni dei singoli e quindi sulla produttività generale.
Ma questo non credo sia sufficiente… c’è sicuramente di più! C’è il fatto che un Hotel a quattro stelle (speriamo cinque nel prossimo futuro, come da vostro desiderio) che decidesse di assumere un ragazzo Down fra il suo personale, darebbe una dimostrazione di volontà di innovazione così elevata, da averne un ritorno pubblicitario dirompente sotto il profilo dell’immagine, che andrebbe ben al di là in termini meramente economici dello sforzo fatto per compensare una prestazione solo in parte corrispondente al salario a lui dedicato (sicuramente avrete anche fatto i vostri conti, e sapete che Dario vi “costerebbe” circa xxxx Euro all’anno, tutto compreso … con un contratto a 21 ore settimanali, a cui potreste anche detrarre la quota corrispondente alla fiscalizzazione degli oneri per i primi anni di lavoro).
Di questo siamo sicuri, perché abbiamo la sensibilità per capire che un gesto di questo tipo in questo preciso momento storico… avrebbe una risonanza notevole su tutti i media, nazionali ed anche internazionali… dalla stampa (quotidiani, settimanali e periodici in genere…) al mezzo televisivo (reti locali e nazionali) al mondo associativo, che ha potenzialità comunicative enormi (sia a carattere nazionale che internazionale), al mondo virtuale della Rete, il mezzo che sicuramente in futuro sarà irrinunciabile e garantirà probabilmente la maggior visibilità ed il maggior flusso di nuovi clienti per realtà come la vostra.
Dario in questo senso parte da una buona base… è “conosciuto” già attraverso internet per il suo sito, e noto alla stampa e alla televisione per le sue imprese sportive, e per aver vinto un concorso organizzato da una nota multinazionale di abbigliamento sportivo, portandolo alla ribalta un po’ in tutto il mondo…
Ma questa sua “fama” rappresenta forse più un’opportunità per voi, che non per lui, e noi vi chiediamo sinceramente di verificare se non valga la pena di “sfruttarla” …
Da parte sua, Dario non ci “guadagnerebbe” nulla sotto il profilo economico… perché lavorando perderebbe il diritto alla pensione di invalidità, ma ne riceverebbe in cambio una iniezione di autostima che davvero potrebbe cambiare il corso della sua vita, e di quella delle persone che vivono in fianco a lui, percorrendo e condividendo magari anche solo una piccola parte del suo cammino.
Dario la sua vera opportunità nella vita, l’avrebbe proprio se potesse realizzare il suo vero e più profondo desiderio, quello di avere un lavoro suo… una propria famiglia, una vita “normale” cioè, con le stesse opportunità di essere felice o infelice che vengono offerte a chiunque altro decida di giocare nel mondo la propria umanità.
Ringraziandovi ancora, oltre che per la comunque bellissima esperienza (che comunque resterà per sempre come un ricordo prezioso per Dario), anche per l’ulteriore sforzo che vi abbiamo chiesto nel leggere questa lettera e confrontarsi con i suoi contenuti, Vi salutiamo cordialmente
Già, perché Dario è stato assunto… un anno a tempo determinato per ora (come tutti del resto no?! ;-)). Ancora non si sa con quale inquadramento, ma certo non è nemmeno questo aspetto che preoccupa in questo momento ;-). Però credo sia anche giusto a questo punto raccontarvi come si è potuti arrivare fino a qui… per “capire” dove sono i maggiori problemi, gli ostacoli da superare… e quali sono le condizioni necessarie affinché questi traguardi (che in realtà spero siano solo ennesimi “punti di partenza”) possano essere raggiunti da sempre più persone con la sindrome di Down.
Dario ha iniziato ad avere rapporti con l’hotel che ora lo assumerà, a partire dal 2005, due periodi di stage istituzionale di quindici giorni ciascuno, come attività curricolare prevista nell’ambito del piano di studi dell’Istituto alberghiero che ha frequentato dal 2002 al 2006, su sua precisa scelta. I proprietari dell’hotel infatti sono persone estremamente squisite e rispettose, con una certa inclinazione anche all’impegno nel sociale, per cui di certo i presupposti si presentavano favorevolmente.
In questo hotel tuttavia non avevano mai avuto un tirocinante down… e lo scoprire che al contrario di quello che in modo probabilmente preconcetto pensavano, Dario metteva molto impegno in ciò che faceva, riuscendo anche a “produrre”, li ha convinti che forse aveva delle potenzialità e quindi a tentare alla fine del corso di studi (da settembre del 2006, vedi qui http://www.pianetadown.org/vbulletin/showthread.php?t=541 ) un’esperienza di tirocinio lavorativo nell’ambito dei servizi di inserimento lavorativo del Comune, dichiarando da subito apertamente la possibilità di assunzione al termine del periodo. A questo naturalmente si univano le doti umane di dario, che da subito si è integrato molto bene nel “gruppo”, che di conseguenza lo ha accolto con disponibilità in quella specie di “famiglia” (perché in fondo questa è l’impressione che si ha vedendo quell’ambiente di lavoro) che è l’insieme di chi lavora in quell’hotel. Ovviamente allora la felicità era talmente grande che ci ha un poco “accecati”, impedendoci di mettere in atto tutte quelle “precauzioni” indispensabili in questi casi… quelli in cui “tutto va troppo bene” ;-) per essere vero! Ed è stato così che ad un mese circa dalla fine del periodo di tirocinio, dopo che tutti i feedback che ci arrivavano dalle varie “fonti” (Assistente Sociale responsabile del SIL, proprietari dell’hotel etc) erano comunque positivi (a parte qualche piccola considerazione sui tempi di concentrazione non costanti), ci è arrivata addosso… una terribile, tanto più perché inaspettata, “doccia fredda”, riassunta in poche, crudelissime parole pronunciate al telefono, e che hanno assunto il significato di una definitiva sentenza di condanna: “Inadatto all’attività lavorativa”. Come… ma se fino ad ora andava tutto bene… e adesso? Quali prospettive potevano esserci allora? “Nessuna” ci è stato detto tra le righe da chi per professione era abituata probabilmente a scornarsi con problemi di questo tipo … e che in tanti anni di lavoro non era riuscita a finalizzare nemmeno un contratto lavorativo per una persona disabile intellettiva, nonostante il costante e qualificato impegno. Tutt’al più, ci siamo sentiti dire… avrebbe potuto fare ancora un periodo di tirocinio in qualche altra realtà… ma corto, visto che l’obiettivo inserimento lavorativo sembrava irrimediabilmente compromesso, e poi magari prestare la sua opera a livello di volontariato in qualche mensa. Il sogno sembrava svanito… anzi… improvvisamente sembrava che il sogno ce lo fossimo proprio… “sognato” :? senza nemmeno avere il “diritto” di farlo… come era possibile? Sarebbe stato facile e naturale “mollare”… ma in quella circostanza non ci è sembrato giusto. E allora prima siamo riusciti a strappare un prolungamento di due mesi dello stage, per fare da “ponte” almeno fino all’inizio della scorsa estate… (con relativo “lavaggio del cervello” a Dario affinché desse il meglio di sé in questo periodo), e poi dopo aver approfondito alcuni aspetti relativi alla legislazione, alle agevolazioni, e al trattamento contrattuale, anche grazie alla disponibilità di persone amiche cui stava a cuore il futuro di Dario, abbiamo deciso di scrivere una lettera alla direzione dell’albergo in cui raccontare anche la “nostra” verità, senza paura di apparire ridicoli, ma con la fermezza di chi “chiede” (perché questo stavamo facendo, indubbiamente) … ma con dignità. Questa lettera, che vi riporto qua sotto, credo abbia segnato un “giro di boa” importante, una svolta … non tanto per quanto ci stava scritto, ma forse più perché ha permesso di “guardare” il problema anche da un altro punto di vista (anche a me ;-)).
Credo che leggerla (come del resto scriverla ;-)) abbia fatto riflettere le persone a cui era destinata, che va detto, erano già allora molto affezionate a Dario, in termini comunque non propriamente utilitaristici… per cui un giorno uno dei due fratelli ha sollevato la cornetta del telefono, ci ha chiamato… ci si è chiariti apertamente, con cortesia ma al tempo stesso senza ambiguità. Ed è stato così che insieme si è deciso di fare un ulteriore tentativo, meno “ambizioso” forse (nel mansionario e nell’orario di lavoro, che non avrebbe previsto la presenza di Dario nei momenti di massima intensità lavorativa, e al tempo stesso sarebbe stato ridotto da 6 a 4 ore giornaliere). Insomma si è cercato anche di fare quel lavoro di “incrocio” tra esigenze lavorative e capacità del lavoratore disabile che forse un po’ tutti abbastanza ingenuamente avevamo dato per scontato, rischiando di rovinare tutto. E la cosa ha funzionato. Dario, lavorando non sotto massimo stress rende ovviamente meglio, e lavorando meno … anche con maggiore continuità. I colleghi ora hanno maggiore coscienza delle sue possibilità, nel senso di ciò che “può” fare … e di ciò che invece in questo momento “non può” arrivare a fare… e si è ristabilito un equilibrio… profittevole per tutti. E quindi è partito un ulteriore periodo di tirocinio… cui ne è seguito un altro (quello che si concluderà al 30 aprile prossimo) in ottica di “convenzione” (quella prevista dalla legge 68/99) finalizzata all’inserimento lavorativo in azienda. (ma che a questo punto non ha ricevuto alcuna “pubblicità”… scottati come eravamo rimasti dall’esperienza iniziale). Quando dopo l’ennesimo incontro a “quattro” (Imprenditore, Dario, Assistente Sociale e genitori)… ci è stata manifestata ormai sei mesi fa l’intenzione di procedere ad assunzione con il mese di maggio (mese nel quale scadeva “l’obbligo” per la quota obbligatoria collocamento mirato) noi siamo stati scaramanticamente zitti fino all’annuncio ufficiale di settimana scorsa ;), mentre l’Assistente Sociale del Comune è corsa dal responsabile del Servizio a raccontare felice la novità … abbandonando in strada l’auto e facendosela così portare via con il carro attrezzi dai propri colleghi della polizia municipale :lol: (e quando ce l’ha raccontato… l’ha fatto ridendo! :D Immaginatevi che gioia deve essere stata per lei… venire a sapere di questa notizia, dopo tanti anni di impegno e di frustranti insuccessi, contrassegnati dall’impotenza…; già, perché a un imprenditore che ti dice “Sì, … ma non rende, perché dovrei prendere un down se posso assolvere l’obbligo assumendo, che so… un disabile fisico produttivo al 100% su una determinata mansione?”… mica puoi dire nulla! ). Ma questa volta è andata: Dario potrà iniziare a lavorare non appena la Provincia avrà rilasciato il nulla osta alla fine dello stage (sarà circa metà maggio ci dicono), grazie ad una serie di circostanze che hanno concorso a far sì che questo sogno si trasformasse in realtà: la disponibilità del datore di lavoro innanzitutto, a non ragionare esclusivamente in termini produttivi (senza di questa… non ci sarebbe stata alcuna speranza), la presenza di un ambiente di lavoro qualificato ma non esasperatamente competitivo, dove il clima che si respira è comunque quello di una piacevole armonia, …il competente anche se un po’ “disilluso” appoggio dei Servizi di inserimento lavorativo del Comune, il desiderio di noi genitori di vedere riconosciuta a Dario la possibilità di una vita almeno in questo aspetto “normale”e possibilmente felice, la tenacia con cui Dario ha saputo mostrare le sue doti ed i propri difetti, facendosi accettare e benvolere da tutti.
Una parola definitiva su quest’ultima cosa … che ora mi risulta molto chiara, e che (fatta salva l’originalità delle persone, di cui siamo noi genitori down i primi, accaniti “sostenitori”)mi conferma che le scelte fatte negli anni passati, ma soprattutto le priorità date nell’accompagnare Dario nella sua crescita… sono state magari non “giuste”… ma almeno sicuramente “opportune”. Se Dario il mese prossimo firmerà il suo (spero “primo” ;-)) contratto di lavoro… non lo deve principalmente alle proprie abilità (che sono comunque limitate se confrontate a quelle di chiunque altro che potrebbe rivestire quel ruolo di aiuto-cuoco in cucina), ma soprattutto alle sue doti umane, che hanno fatto sì che intorno a lui si creasse comunque una realtà capace di “apprezzarlo” per ciò che è, pur senza dimenticare ciò che un lavoratore “deve essere”. Ripeto… so che i nostri figli sono tutti diversi… ma se posso dare un consiglio sincero… non investite troppe energie nel raggiungimento di “competenze”, di abilità (che sono importanti certo… ma in un certo senso comunque “senza speranza” in un mondo competitivo come quello del lavoro), ma fate in modo se possibile che queste competenze siano accompagnate di pari passo (e se non è possibile, cercate tutt’al più di privilegiare piuttosto queste ultime!) da un’umanità ricca, piena anche se magari sofferta, e dal desiderio e la capacità di relazione … di dare e di ricevere da chi si incontra. Credo di non sbagliarmi dicendo che senza queste doti… la gioia di questi giorni … non sarebbe stata possibile.
Gent.mi fratelli xxxx
Siamo Paola e Alessandro Mosconi, i genitori di Dario.
Abbiamo pensato a lungo se era opportuno scrivere questa lettera, ma dopo aver riflettuto con onestà, ed anche dopo un colloquio che ci ha chiarito un po’ passato presente e futuro dell’esperienza di inserimento lavorativo di nostro figlio, abbiamo deciso che ne valeva sicuramente la pena, per una serie di motivi.
Il primo è sicuramente quello di volervi ringraziare per l’opportunità e la fiducia data a Dario in questi mesi di tirocinio lavorativo presso il vostro Hotel, che hanno seguito i precedenti periodi di stage effettuati durante il periodo scolastico. Una fiducia che ha sorpreso noi, prima di tutti, che ben conosciamo pregi e difetti del nostro ragazzo, ed anche gli “addetti ai lavori” degli uffici comunali preposti all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.
Ci ha sorpreso perché non poteva non colpire il fatto che a fronte di una forse non approfondita conoscenza del mondo dell’handicap e di chi ne fa parte, i Vs. giudizi iniziali hanno avuto bisogno di “inventare” valutazioni nemmeno previste sullo schema di valutazione (degli “ottimo” quando il massimo previsto era “buono”). E ci immaginiamo che a fronte di questa vostra “scoperta”, sia stato facile entusiasmarvi come noi facciamo quotidianamente per le potenzialità di quella persona umanamente così “bella” e ricca che è Dario, con il suo modo spontaneo e diretto di giocare la propria umanità relazionandosi con chi ha intorno a sé.
E ci immaginiamo anche che sia stato altrettanto deludente scoprire che i margini di miglioramento che credevate possibili, grazie all’entusiasmo ed all’impegno che Dario mette in tutto ciò che fa, non erano probabilmente così elevati come vi sareste aspettati, e come desideravate, al fine di un suo possibile inserimento in azienda. E la stessa delusione credo l’abbiano provata gli operatori del servizio comunale, che erano stati così favorevolmente colpiti da Dario e dalle sue potenzialità relazionali, da credere che le oggettive difficoltà sul piano professionale (anche se relative … nel suo “mondo”), si sarebbero potute superare con il tempo.
Anche noi ci scontriamo quotidianamente con questa realtà, ovviamente, e siamo ben consapevoli delle pesanti limitazioni di carattere manuale ma anche di costanza di rendimento che ostacolano e si oppongono alla “voglia di fare” di Dario, rendendo poco visibili i suoi miglioramenti, e minando l’ottimismo di chi ha fiducia in lui.
Ma crediamo fermamente che anche lui, come tutti, meriti un’opportunità nella vita, un’opportunità che sia certo collegata a ciò che in grado di dimostrare e di far valere rispetto alle proprie capacità, ma ovviamente, non solo … perché se no, sarebbe inevitabilmente perdente in partenza, in una società così sfrenatamente competitiva come quella in cui viviamo.
Ma il mercato ed il mondo del lavoro ovviamente a questa competizione in un certo senso non si possono sottrarre. E cosa potrebbe “dare” Dario quindi, da meritare di essere “assunto” da un qualsiasi datore di lavoro, visto che la sua produttività non potrà mai raggiungere quella di una persona normodotata, e nemmeno quella di un disabile con problemi tali da non comprometterne l’efficienza rispetto ad una determinata mansione?
Anche se esiste la legge 68/99 sull’inserimento lavorativo mirato infatti, un disabile intellettivo è chiaramente penalizzato di fronte all’esigenza di un datore di lavoro pur armato di buona volontà e determinato ad assolvere gli obblighi di legge, che comunque deve fare i conti con l’efficienza e la produttività.
Ma forse… è possibile guardare un po’ “oltre”, forse è possibile intravedere, tra le pieghe della apparente crudeltà di una situazione che non sembra far “incontrare” le giuste aspirazioni dei disabili intellettivi con quelle del mondo del lavoro, dei vantaggi “reali” ed in parte anche quantificabili che la presenza di una persona come Dario potrebbe portare nella realtà da voi gestita. Proviamo, umilmente, a suggerirvene alcuni, nel caso non vi foste soffermati su di essi.
Il più importante crediamo sia sicuramente un fatto culturale, quello di aiutare a trasformare il modo di lavorare, da solo ed unico mezzo di profitto, a strumento di realizzazione delle persone, nell’ottica di quella Responsabilità Sociale di Impresa di cui tutti al giorno d’oggi intuiscono l’importanza, spesso se ne riempiono magari la bocca, ma faticano a trasformare in azioni concrete e virtuose.
Beneficenza quindi? Siamo fermamente convinti di no! Prima di tutto perché siamo certi che la presenza di Dario nell’ambiente di lavoro sia stata vissuta da tutti coloro che in qualche modo hanno avuto a che fare con lui in modo positivo e credo arricchente anche per loro, quantomeno sotto il profilo umano; e questo, anche se non è una caratteristica professionale… di certo “aiuta” a creare un clima sereno, collaborativo, dove lavorare è comunque piacevole, per tutti … ripercuotendosi positivamente anche sulle prestazioni dei singoli e quindi sulla produttività generale.
Ma questo non credo sia sufficiente… c’è sicuramente di più! C’è il fatto che un Hotel a quattro stelle (speriamo cinque nel prossimo futuro, come da vostro desiderio) che decidesse di assumere un ragazzo Down fra il suo personale, darebbe una dimostrazione di volontà di innovazione così elevata, da averne un ritorno pubblicitario dirompente sotto il profilo dell’immagine, che andrebbe ben al di là in termini meramente economici dello sforzo fatto per compensare una prestazione solo in parte corrispondente al salario a lui dedicato (sicuramente avrete anche fatto i vostri conti, e sapete che Dario vi “costerebbe” circa xxxx Euro all’anno, tutto compreso … con un contratto a 21 ore settimanali, a cui potreste anche detrarre la quota corrispondente alla fiscalizzazione degli oneri per i primi anni di lavoro).
Di questo siamo sicuri, perché abbiamo la sensibilità per capire che un gesto di questo tipo in questo preciso momento storico… avrebbe una risonanza notevole su tutti i media, nazionali ed anche internazionali… dalla stampa (quotidiani, settimanali e periodici in genere…) al mezzo televisivo (reti locali e nazionali) al mondo associativo, che ha potenzialità comunicative enormi (sia a carattere nazionale che internazionale), al mondo virtuale della Rete, il mezzo che sicuramente in futuro sarà irrinunciabile e garantirà probabilmente la maggior visibilità ed il maggior flusso di nuovi clienti per realtà come la vostra.
Dario in questo senso parte da una buona base… è “conosciuto” già attraverso internet per il suo sito, e noto alla stampa e alla televisione per le sue imprese sportive, e per aver vinto un concorso organizzato da una nota multinazionale di abbigliamento sportivo, portandolo alla ribalta un po’ in tutto il mondo…
Ma questa sua “fama” rappresenta forse più un’opportunità per voi, che non per lui, e noi vi chiediamo sinceramente di verificare se non valga la pena di “sfruttarla” …
Da parte sua, Dario non ci “guadagnerebbe” nulla sotto il profilo economico… perché lavorando perderebbe il diritto alla pensione di invalidità, ma ne riceverebbe in cambio una iniezione di autostima che davvero potrebbe cambiare il corso della sua vita, e di quella delle persone che vivono in fianco a lui, percorrendo e condividendo magari anche solo una piccola parte del suo cammino.
Dario la sua vera opportunità nella vita, l’avrebbe proprio se potesse realizzare il suo vero e più profondo desiderio, quello di avere un lavoro suo… una propria famiglia, una vita “normale” cioè, con le stesse opportunità di essere felice o infelice che vengono offerte a chiunque altro decida di giocare nel mondo la propria umanità.
Ringraziandovi ancora, oltre che per la comunque bellissima esperienza (che comunque resterà per sempre come un ricordo prezioso per Dario), anche per l’ulteriore sforzo che vi abbiamo chiesto nel leggere questa lettera e confrontarsi con i suoi contenuti, Vi salutiamo cordialmente