francy
21-12-2007, 20:39
Il grido della speranza- Adina Veri' Armando editore
Vi cito di questo libro non solo perche' mi e' piaciuto, ma anche perche' vorrei introdurre un argomento che di sicuro e' gia stato trattato, anzi ne ho parlato anch'io in un altro topic, ma vorrei riprenderlo in riferimento al libro.
L'autrice racconta la storia di sua figlia Miriam, affetta da paralisi cerebrale per un danno da parto, dei suoi miglioramenti e del suo recupero (ovviam non totale, ma notevole) attraverso l'applicazione da parte della madre del metodo Delacato.
In un altro topic dicevo che questo metodo mi sembra interessante e soprattutto basato su studi accurati e verificati, e quindi potenzialmente utile per la stimolazione cerebrale e sensoriale ( dico potenzialmente perche' non lo conosco per esperienza, ma ne parlo solo in base a quello che ho letto).
Ma leggendo questo libro mi sono venuti alcuni dubbi...o perlomeno interrogativi.
Di sicuro i risultati ottenuti dall'autrice sono ottimi, ed e' bellissimo leggere della sua tenacia e della sua forza nel lavoro con la figlia, pero'....
vale davvero la pena di passare da TRE a CINQUE ORE al giorno TUTTI i giorni per NOVE anni a fare esercizi?? La bambina fino ai 10-11 anni non e' mai andata a scuola, perche' passava l'intera mattinata a svolgere il programma di riabilitazione....i miglioramenti ci sono stati , certo, e di sicuro la qualita' della sua vita e' aumentata, pero'....sara' stata davvero felice? Non sarebbe stato meglio forse "ridurre" il programma e mandarla ad esempio a scuola, facendole avere piu' contatti con i coetanei e piu' stimoli anche di altro tipo e non solo "fisici"?
Non sto mettendo in discussione ne' le scelte di sua mamma ne' il metodo Delacato (che, come ho detto, mi sembra molto utile e che apprezzo ), ma sono solo dubbi che mi vengono , e vorrei sapere la vostra opinione.
In un caso di handicap grave, ma anche di ritardo in generale, conta di piu' riuscire a sviluppare al massimo le potenzialita' del bambino oppure magari "perdere" qualcosa dal punto di vista cognitivo o motorio ed invece farlo divertire di piu' e crescere anche emotivamente?
oppure l'ideale sarebbe trovare un equilibrio tra tutti questi obiettivi??
Io non lo so, non ho una mia risposta al riguardo.
Quando seguivo una bambina con un grave ritardo, il mio obiettivo per lei sarebbe stato di stimolarla il piu' possibile, facendole raggiungere il massimo delle sue potenzialita', e se avessi potuto applicare il metodo Delacato l'avrei fatto subito (e' solo un esempio, visto che non ero ne' sua mamma ne' la sua terapista, ma solo una maestra), ma adesso mi chiedo... ne sarebbe veramente valsa la pena?
Non ne sono piu' cosi' sicura... :?: :roll:
Vi cito di questo libro non solo perche' mi e' piaciuto, ma anche perche' vorrei introdurre un argomento che di sicuro e' gia stato trattato, anzi ne ho parlato anch'io in un altro topic, ma vorrei riprenderlo in riferimento al libro.
L'autrice racconta la storia di sua figlia Miriam, affetta da paralisi cerebrale per un danno da parto, dei suoi miglioramenti e del suo recupero (ovviam non totale, ma notevole) attraverso l'applicazione da parte della madre del metodo Delacato.
In un altro topic dicevo che questo metodo mi sembra interessante e soprattutto basato su studi accurati e verificati, e quindi potenzialmente utile per la stimolazione cerebrale e sensoriale ( dico potenzialmente perche' non lo conosco per esperienza, ma ne parlo solo in base a quello che ho letto).
Ma leggendo questo libro mi sono venuti alcuni dubbi...o perlomeno interrogativi.
Di sicuro i risultati ottenuti dall'autrice sono ottimi, ed e' bellissimo leggere della sua tenacia e della sua forza nel lavoro con la figlia, pero'....
vale davvero la pena di passare da TRE a CINQUE ORE al giorno TUTTI i giorni per NOVE anni a fare esercizi?? La bambina fino ai 10-11 anni non e' mai andata a scuola, perche' passava l'intera mattinata a svolgere il programma di riabilitazione....i miglioramenti ci sono stati , certo, e di sicuro la qualita' della sua vita e' aumentata, pero'....sara' stata davvero felice? Non sarebbe stato meglio forse "ridurre" il programma e mandarla ad esempio a scuola, facendole avere piu' contatti con i coetanei e piu' stimoli anche di altro tipo e non solo "fisici"?
Non sto mettendo in discussione ne' le scelte di sua mamma ne' il metodo Delacato (che, come ho detto, mi sembra molto utile e che apprezzo ), ma sono solo dubbi che mi vengono , e vorrei sapere la vostra opinione.
In un caso di handicap grave, ma anche di ritardo in generale, conta di piu' riuscire a sviluppare al massimo le potenzialita' del bambino oppure magari "perdere" qualcosa dal punto di vista cognitivo o motorio ed invece farlo divertire di piu' e crescere anche emotivamente?
oppure l'ideale sarebbe trovare un equilibrio tra tutti questi obiettivi??
Io non lo so, non ho una mia risposta al riguardo.
Quando seguivo una bambina con un grave ritardo, il mio obiettivo per lei sarebbe stato di stimolarla il piu' possibile, facendole raggiungere il massimo delle sue potenzialita', e se avessi potuto applicare il metodo Delacato l'avrei fatto subito (e' solo un esempio, visto che non ero ne' sua mamma ne' la sua terapista, ma solo una maestra), ma adesso mi chiedo... ne sarebbe veramente valsa la pena?
Non ne sono piu' cosi' sicura... :?: :roll: